L'incontro Regione-Comune sulla vicenda del Salone c'è stato, come previsto. Chiampa e Appendino si sono parlati. Alla riunione c'erano anche gli assessori alla Cultura, Parigi e Leon. E pure Paolo Giordana. Non ne dubitavo: il fido Richielieu è stato sempre al fianco dell'Appendino, di cui formalmente è capo di gabinetto.
La cosa - secondo il protocollo - è tutt'altro che scontata. Si vede che in Comune adesso funziona così: tipo la barzelletta dei tre carabinieri.
Non risulta invece - dalle comunicazioni ufficiali - che Chiampa e Parigi si siano portati il suggeritore.
Vabbé, in attesa di lumi su questa nuova usanza istituzionale, torniamo al Salone. Chiamparino e Appendino chiedono un incontro urgente con l'Aie, l'Associazione Italiana Editori, per "definire le modalità più adeguate per condividere la gestione delle prossime edizioni del Salone del Libro di Torino". Insomma: se - come sembra - gli editori pretendono di contare di più nelle decisioni sul Salone, la Regione e il Comune sono pronti a venirgli incontro. Ma non avrebbe senso, dicono, avere due manifestazioni concorrenti.
Insomma, niente di che. Vale quello che ho scritto nel post di prima.
Sulla vicenda ci sarà presto un altro summit fra assessori: in teoria Parigi e Leon. E Giordana? Dipende se è sindaco o assessore. Lo scopriremo solo vivendo.
Intanto, per il futuro del Salone, la cosa importante è capire chi tra gli editori seguirà Federico Motta nello scisma, e chi invece preferirebbe restare a Torino. Il fronte è già diviso. Ai "grandi" il Salone a Milano sta benissimo, se gli conviene. Sentite cos'ha detto oggi Enrico Selva Coddè, ad di Mondadori Libri: "Il criterio di individuazione della soluzione migliore sarà esclusivamente legato alla qualità e alla portata del progetto che meglio prospetti uno sviluppo ulteriore dell'evento: il tutto nell'interesse di un maggiore contributo alla crescita della lettura in Italia; non c'è preclusione per alcuna città in particolare". Ovvero: andiamo dove ci troviamo meglio.
La cosa - secondo il protocollo - è tutt'altro che scontata. Si vede che in Comune adesso funziona così: tipo la barzelletta dei tre carabinieri.
Non risulta invece - dalle comunicazioni ufficiali - che Chiampa e Parigi si siano portati il suggeritore.
Vabbé, in attesa di lumi su questa nuova usanza istituzionale, torniamo al Salone. Chiamparino e Appendino chiedono un incontro urgente con l'Aie, l'Associazione Italiana Editori, per "definire le modalità più adeguate per condividere la gestione delle prossime edizioni del Salone del Libro di Torino". Insomma: se - come sembra - gli editori pretendono di contare di più nelle decisioni sul Salone, la Regione e il Comune sono pronti a venirgli incontro. Ma non avrebbe senso, dicono, avere due manifestazioni concorrenti.
Insomma, niente di che. Vale quello che ho scritto nel post di prima.
Sulla vicenda ci sarà presto un altro summit fra assessori: in teoria Parigi e Leon. E Giordana? Dipende se è sindaco o assessore. Lo scopriremo solo vivendo.
Intanto, per il futuro del Salone, la cosa importante è capire chi tra gli editori seguirà Federico Motta nello scisma, e chi invece preferirebbe restare a Torino. Il fronte è già diviso. Ai "grandi" il Salone a Milano sta benissimo, se gli conviene. Sentite cos'ha detto oggi Enrico Selva Coddè, ad di Mondadori Libri: "Il criterio di individuazione della soluzione migliore sarà esclusivamente legato alla qualità e alla portata del progetto che meglio prospetti uno sviluppo ulteriore dell'evento: il tutto nell'interesse di un maggiore contributo alla crescita della lettura in Italia; non c'è preclusione per alcuna città in particolare". Ovvero: andiamo dove ci troviamo meglio.
I "piccoli" sono meno favorevoli. "Assolutamente contrario" è Sandro Ferri di e/o: "Sono soddisfatto di come è stato fatto il Salone a Torino in questi anni, è una cosa che funziona bene, non vedo perché spostarlo. Se poi è vero che l'Aie ha spinto per farlo a Milano, come ho letto su alcuni giornali, io protesterò anche perché su questa questione nessuno di noi è mai stato interpellato". Ha detto la sua pure Giovanni Bazoli, ex presidente di Intesa Sanpaolo - la banca ora socia del Salone: "Non avrebbe senso una duplicazione. Nonostante i recenti problemi finanziari il Salone non ha mai registrato difficoltà nel numero dei visitatori e nella soddisfazione della grande maggioranza degli editori. Occorre concentrare ogni sforzo sulla manifestazione torinese".
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