Wonder Chiara, mentre legge un libro, scopre di avere Franceschini al suo fianco |
Si dice che la settimana prossima (in concomitanza con la prima assemblea dei soci con la nuova giunta comunale) gli editori dell'Aie vorrebbero quagliare quella loro vecchia idea di farsi il loro salone meneghino. A dire il vero la strategia potrebbe essere più raffinata, come potete leggere in questo post del 9 giugno.
Ad ogni buon conto, con abile contromossa, oggi Francis ha dichiarato all'Ansa: "Ho sentito parlare di questa idea, non nuova, di far nascere a Milano un Salone del libro che di fatto si sovrapporrebbe con quello di Torino. Vedrò giovedì il presidente dell'Aie Motta (quello che se l'è squagliata dal CdA del Salone torinese qualche mese fa, NdG) e certamente parleremo anche di questo. A scanso di dubbi ed equivoci tengo comunque a ribadire che l'entrata del governo, attraverso Mibact e Miur, nel Salone di Torino mantiene tutta la sua validità e conferma che la nostra intenzione, di cui ho parlato anche oggi con il ministro Giannini, è di investire sul Salone di Torino e di rafforzarlo. Rispetto ovviamente l'autonomia degli editori ma sarebbe davvero utile che anche l'Aie convergesse su questa scelta. Sono proprio i primi segnali positivi del 2015/2016 sul mercato del libro, che dovrebbero spingere pubblico e privato a fare sistema, come stiamo peraltro già facendo in molte iniziative legate al libro e alla lettura".".
Insomma: liberissimi gli editori (quelli dell'Aie) di farsi il loro salone alternativo a Milano, ma i dindi il governo li dà a Torino, quindi non si illudano.
Dichiarazioni fondamentali
Va da sé che la sortita franceschiniana ha dato il via alle irrinunciabili dichiarazioni dei politici locali. Il Chiampa e la Parigi hanno annunciato che "è urgente la convocazione di un incontro con cui aprire un dialogo costruttivo con l'Aie (e perché mai? NdG) in merito alle indiscrezioni sull'organizzazione di un evento alternativo al Salone del Libro, la cui storia ormai trentennale ha reso Torino l'indiscusso punto di riferimento nazionale della promozione della letteratura e della valorizzazione dell'attività editoriale". Giusto. E allora di che stiamo a parlare?E Filura? Vuoi che manchi Filura? Filura rincara la dose: "In trent'anni di attività il Salone del Libro di Torino è divenuto una eccellenza ampiamente riconosciuta in campo italiano e internazionale e non ci sono ragioni per un trasferimento che comprometterebbe il principale evento dedicato al libro nel nostro Paese". Ecco, ciap-te's prus. Purché non sia un'altra profezia.
Ma la dichiarazione più rivoluzionaria è ovviamente quella di Wonder Chiara, con un approccio assai originale al problema: "Il Salone del Libro rappresenta una ricchezza e una risorsa per Torino e per tutto il territorio. Siamo contenti che il ministero dei Beni culturali e il Miur siano al nostro fianco insieme alla Regione Piemonte, alla banca Intesa San Paolo e all'Aie affinché il Salone del Libro resti a Torino". Oh poffarbacco, mica pizzi e fichi. Siamo contenti. Che il ministero. Al nostro fianco. Insieme alla banca.
Dormi preoccupato, Motterello.
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