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ASPRONI, DIMETTITI! IL TRIUMVIRATO CI RIPROVA

L'Assessore Mascherato, Wonder Chiara e SuperAs affrontano
lo scontro finale con Patriziona: "Massicci, raga, nessuna pietà!"
La notizia era stamattina su Repubblica Torino: la mostra di Manet alla Gam, promessa per il 2017, sembra sparita dalla programmazione.

Il mistero della mostra scomparsa

L'articolo ricordava che la mostra si doveva fare in collaborazione con Skira e con il Musée d'Orsay, dal quale ci erano già arrivati altri due blockbusters come Degas e Renoir. Il Musée d'Orsay è diretto da Guy Cogeval, grande amico di Torino (e di Fassino), che si era personalmente impegnato a portarci Manet: ma la sua posizione è in bilico, forse non sarà riconfermato, e quindi addio Torino. Quanto a Skira, è in corso un riassetto societario che pare modifichi le strategie del gruppo. E quindi è probabile l'addio a Torino. Conferma della nota sfiga sabauda: abbiamo perso nella stessa maniera anche la partnership di 24 Ore Cultura, che in seguito alle note disavventure societarie ha mollato l'impegno sulla nostra città. Aggiungete che il boss di Skira, Massimo Vitta Zelman, è amicissimo – pure lui – di Fassino. Insomma: una mostra come Monet alla Gam (oltre 300 mila visitatori) in collaborazione con il Musée d'Orsay, firmata da Skira e sostenuta dai soliti sponsor garantiti dalla Fondazione Cultura, nasceva in un contesto che oggi non esiste più. Forse non c'è più Skira, di sicuro non c'è più Fassino, un domani magari non ci sarà più Cogeval al Musée d'Orsay, e comunque la Fondazione Cultura non sta tanto bene.
La presidente di Torino Musei Patrizia Asproni, interpellata sulla questione, è rimasta assai abbottonata, in pratica dicendo che non c'è ancora nulla di sicuro. Bon.
Su queste basi l'articolo di Repubblica ipotizzava che quanto accade sia responsabilità della nuova amministrazione, poco interessata alle grandi mostre. Addirittura, il titolo attribuiva a Skira l'intenzione di non collaborare con la giunta Appendino. Cosa peraltro smentita in serata da Vitta Zelman, che lamenta semmai di non essere mai stato contattato dai nuovi vertici torinesi, e auspica un incontro. Si metta in coda. 

Anche le sindache nel loro piccolo s'incazzano

Ma ormai il canaio è scatenato: tramite comunicato all'Ansa arrivano le furibonde reazioni di Appendino e Leon. Con qualche incongruità. Anziché prendersela con Skira (ammesso ma assolutamente non concesso che quella prudentissima società si sia davvero tanto sbilanciata come lasciava intendere Repubblica), Appendino chiede le dimissioni della presidente di Torino Musei, Patrizia Asproni: "La Città non può tollerare che una fondazione non sia in grado di mantenere i rapporti con un importante soggetto culturale. È la seconda volta che apprendiamo informazioni importanti riguardanti la Fondazione Torino Musei leggendo le dichiarazioni della presidente a mezzo stampa. Questo non è tollerabile, perché se fossimo stati interpellati come amministrazione, avremmo potuto dare il nostro sostegno ad una mostra che avrebbe completato la trilogia sulla pittura impressionista dopo le mostre di Renoir e Monet. Mi aspetto che, per responsabilità, nei prossimi giorni la presidente rassegni le proprie dimissioni". 
E alza la voce persino la Leon: "La giunta comunale di Torino per il bene della città non ha messo in discussione programmazioni culturali già avviate e, tanto meno, è intervenuta su una mostra così importante, i cui tempi di progettazione e realizzazione sono lunghi. La notizia giunge del tutto inaspettata. Le motivazioni sono quanto meno pretestuose. Patrizia Asproni non ha mai manifestato dubbi o problemi a me o alla sindaca Appendino riguardo la sua realizzazione. Questa vicenda mette in discussione il legame di fiducia tra l'amministrazione e la presidenza della Fondazione Torino Musei".
Nessuna dichiarazione pubblica del terzo triumviro.
Ma insomma, il sentiment è quello: Patriziona fuori dai coglioni. 

Patriziona ribatte: ma chi ha mai detto niente?

Per scrupolo cronistico in mattinata avevo chiamato Patriziona Asproni che mi aveva confermato, come a Repubblica, i segnali di disimpegno di Skira e la possibile uscita di scena di Cogeval. Aveva aggiunto che adesso la programmazione della Gam dipende dalla doppia direttrice Carolyn Christov Barkargiev, e quindi – come ha dichiarato la stessa Carolyn a Repubblica – eventualmente una mostra di Manet potremmo farcela in proprio.
E difatti, in serata, dopo il megascazzo di Appendino & Leon, l'Asproni replica con un comunicato cazzutissimo: "Leggo con sorpresa la dichiarazione resa dalla Sindaca sulla mostra di Manet. Non comprendo infatti a quale presunta mancata informazione da parte mia faccia riferimento. Apprendo dal quotidiano La Repubblica che Skira avrebbe rilasciato dichiarazioni critiche sull'attuale amministrazione comunale, delle quali non sono mai stata messa a conoscenza e non sono testimone diretto. Allo stato non sono state ancora assunte decisioni sul progetto di mostra di Manet da tenere in collaborazione con il museo d'Orsay e Skira o con altri. Ribadisco infatti sulle stesse pagine che 'la partita è ancora aperta' e ricordo che la scelta della programmazione, sia sotto il profilo qualitativo sia sotto quello temporale, è rimessa al direttore di ciascuno dei musei facenti parte della Fondazione Torino Musei. Dopodiché la programmazione, come da statuto, viene sottoposta al Consiglio Direttivo della Fondazione, ente del tutto autonomo. Tengo a precisare che ho personalmente richiesto di incontrare la Sindaca immediatamente dopo la sua elezione e mi è stato concesso il primo appuntamento il prossimo 24 ottobre. Sarà mio piacere poter finalmente affrontare insieme le importanti questioni relative alla politica culturale cittadina".
Stop. 

E parlarsi, no?

Ma la notizia curiosa è un'altra: emerge dal comunicato e già mi aveva colpito stamattina, quando, al telefono, ho domandato a Patriziona che ne è dell'unificazione Gam-Rivoli. E Patriziona mi ha detto: "Non posso rispondere perché non ha ancora incontrato sindaca e assessora, quindi non so come la pensano. Dobbiamo vederci nei prossimi giorni, e di sicuro in quell'occasione approfondiremo quello come tanti altri temi”.
No, scusa? Ripeti un po'? Voglio dire: Appendino e Leon sbraitano che la Asproni non le informa, e Asproni dice che non l'hanno ancora ricevuta? Ma come funzionano le cose in questo cazzo di città? Devo pensare che, se davvero è sfumata la mostra di Manet, l'Asproni non alza il telefono per avvertire chi di dovere? Ma anche: queste due (più il SuperAs dell'AsCulProp) sono lì da cento giorni,  e ancora non hanno trovato tempo e modo per convocare la presidente di Torino Musei? Notate: stiamo parlando di un motore di cultura ma anche di economia, qualcosa di assolutamente non marginale per la città, e per le nostre tasche.
Ora, è ironia a buon mercato - e quindi ci vado giù con gusto - riesumare la gag della tipa con i cartelli che poneva l'alternativa fra le code davanti ai musei e le code davanti alle mense dei poveri, e dire che metà del programma è realizzato, con l'eliminazione delle code davanti ai musei; e per l'altra metà aspettiamo con fiducia.
Però non sta qui il punto. Ciò che è inammissibile è che questi non si parlino. 
Dopodiché, c'è un'amministrazione pagata per decidere, quindi decida. Se non gli garba l'Asproni, la caccino. Operazione peraltro complessa, visto che l'incarico scade nel 2018, il Comune non ha il potere di revocarglielo, e oltretutto lei può sciorinare dei numeri positivi. Il trio Giordano detesta l'Asproni più che un porcospino nelle mutande. Ma liberarsene non è facile, a meno che non sia Patriziona stessa a togliere cortesemente il disturbo. Potrebbero chiederglielo, certo, ma toccherebbe pure spiegargliene i motivi. E il discorso si farebbe lungo e sdrucciolevole, perché quella è tignosetta.
La complicata giornata odierna si spiega quindi con il fondamentale postulato di Murphy per cui, quando hai un porcospino nelle mutande, pur di levartelo vale tutto e ogni occasione è buona.

P.S. Ora che ci penso: ma a questi gliel'hanno detto che esiste il telefono? Per chiedere le dimissioni di qualcuno, devono scassare la minchia all'Ansa? Non fanno prima a chiamare l'interessato e dirglielo? Magari seguendo le procedure legali? E più in generale, è tanto difficile scambiare due parole prima di sfancularsi a mezzo stampa?
A me paiono una banda di sciroccati.

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