Andrea Bajani con Antonella Parigi (nella foto che c'era prima, e che ancora si vede su Fb, quello con Bajani era Alessandro Perissinotto, non Fabio Geda. Mi scuso con Geda e Perissinotto) |
Intanto, facciamo il punto della situazione.
I due presidenti
Abbiamo un "presidente in pectore", Massimo Bray, che dovrebbe entrare in carica non appena approvato il nuovo Statuto. Ma poiché l'approvazione dello Statuto andrà per le lunghe (altro che il 15 ottobre, come tavanavano i nostri zuavi!) oggi Bray viene definito correntemente "consulente gratuito della sindaca", e chissà come andrà a finire.Anche perché, nell'attesa, hanno nominato un presidente pro-tempore, Mario Montalcini, che invece piace a tutti, e lo dimostrano i commenti più che positivi che sento dallo staff della Fondazione (ben più credibili e motivati di quelli dei politici). In teoria Montalcini dovrebbe farsi da parte quando - approvato il nuovo Statuto - Bray deciderà di ascendere al soglio. Ma secondo me ne vedremo ancora delle belle.
Perché Lagioia
Bray intanto ha scelto il direttore. Voleva un "nome autorevole e internazionale" ed è arrivato Nicola Lagioia, che internazionale non lo è per niente. Non è esattamente ciò che si dice "un celebre scrittore" neppure in Italia. E' un rispettabile scrittore autore di quattro romanzi (più uno in collaborazione con altri). Ha vinto uno Strega, ma questo capita a uno scrittore all'anno. Inoltre non ha nessuna esperienza organizzativa. Dicono che ha presentato un "progetto innovativo", che peraltro ci verrà rivelato soltanto a fine mese. Ma credo che il suo principale merito sia di aver accettato la direzione, dopo che Bray l'ha offerta a una variegata gamma di intellettuali più o meno famosi (sedicenti o reputati o effettivamente tali), a partire da Gramellini che era la sua prima scelta, collezionando una raffica di due di picche.Giuseppe Culicchia, prima scelta degli editori fedeli a Torino |
"Responsabili d'area" a loro insaputa
Secondo le previsioni giornalistiche, Bajani e Culicchia saranno coinvolti nel Salone come "responsabili d'area": dovrebbero cioé essere due dei "direttorini" che si occuperanno di una sezione del Salone. Gli altri due, sempre secondo la diceria delle gazzette, saranno Fabio Geda e (piuttosto improbabile) Gianluigi Ricuperati.Ecco a voi l'autentico e solo Fabio Geda |
Ora, io presumo che degli scrittori di nome non stiano lì pronti a comando, come due fattorini. Prima di accettare qualsiasi incarico, una persona sensata cerca di capire che cosa dovrà fare, e con chi, perché, e con quali obiettivi. Tutti aspetti al momento alquanto vaghi e misteriosi.
Quali sono gli editori fedeli?
Misteriosa è anche la consistenza degli editori che verranno al Salone a Torino: Einaudi s'è sganciato, Laterza con ogni probabilità non andrà né a Torino né a Milano, Feltrinelli è molto in bilico. Quelli davvero sicuri, al momento, sono alcuni medi, tipo Sellerio, Marcos y Marcos e minimum fax, e tanti piccoli: bravi, ma con un peso specifico limitato. Ah, ci sono anche i trentotto editori sardi.Questione di autorevolezza
Aggiungo una considerazione mia. Se i "responsabili d'area" devono dipendere dal direttore, si presume che il direttore abbia una maggiore autorevolezza. Stento a capire per quale motivo il bravo scrittore Nicola Lagioia avrebbe più autorevolezza dei bravi scrittori Culicchia, Geda e Bajani, che hanno scritto più libri di lui, ne hanno venduti di più, sono più tradotti all'estero, hanno vinto premi, e - ciò che più conta - avendo lavorato a lungo e bene per il Salone, sono apprezzati e riconosciuti dallo staff.In queste condizioni, mi permetto di dubitare che oggi, come asseriscono le gazzette, vengano annunciati anche i nomi dei quattro "responsabili d'area". Salvo new entries vieppiù suggestive.
Prevedo nuove avvincenti puntate della pantomima. Stay tuned.
Nella prima foto e didascalia a destra non è Fabio Geda, ma è Alessandro Perissinotto.
RispondiEliminaLa ringrazio per l'attenzione e la collaborazione. Ho provveduto a rimediare al malfatto. Mi scuso ancora con gli amici Geda e Perissinotto. E con i lettori, va da sé.
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