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MAURIZIO BRACCIALARGHE: UN RIMPIANTO SINCERO

Maurizio Braccialarghe, assessore alla Cultura
Maurizio Braccialarghe è mancato stamattina nella sua casa torinese. Aveva sessant'anni. Era malato da tempo. Ha lottato con coraggio.


Mi sono scontrato con Maurizio Braccialarghe per tutti i cinque lunghi anni di Fassino sindaco. Sono stato spesso molto duro con lui: ero - e resto - onestamente convinto che fosse quello il mio dovere. Non ho condiviso quasi nessuna delle sue scelte, a partire dal Jazz Festival - sul quale mi sono poi parzialmente ricreduto, considerato quanto 
sono riusciti a peggiorarlo nell'ultimo anno - e da Natale coi fiocchi, sul quale non mi ricrederò mai, benché anche qui la nuova versione sia riuscita a toccare insondabili abissi rispetto al già intollerabile originale.
Ma ciò non mi impedisce di considerare Maurizio Braccialarghe una splendida persona, e un enorme privilegio averlo conosciuto.
Scrivo queste poche righe per rendere omaggio a un gran signore, a un uomo colto e intelligente, a un democratico. E, mi piace pensare, a un amico. Perché due avversari possono essere amici, quando li accomunano il rispetto, la dignità, la cultura. Maurizio Braccialarghe è stato per me una controparte coriacea ma corretta, sempre; un interlocutore stimolante; un pubblico amministratore serio e pronto a metterci la faccia. Non si è mai nascosto dietro qualche ufficio stampa, non ha mai rifiutato il confronto e il dialogo, non si è mai sottratto alle sue responsabilità. Non è mai scappato. Capace di ascoltare e persino di ammettere la propria fallibilità; non soltanto di pontificare o di ripetere a vuoto vuote formule. Protervo o malmostoso mai, educato sempre, cordiale per natura, elegante per scelta.
Attaccarlo è stato un onore. Riconoscere il suo valore intellettuale e le sue doti umane è un dovere.
Mi manca. E non da oggi.

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