Il 6 dicembre il Collegio dei Fondatori ha approvato il bilancio di previsione 2019 del Museo del Cinema, che pareggia a circa 13 milioni di euro, un milione meno dello scorso anno.
Per la precisione, dal consuntivo 2017 risultano 1.535.000 euro di contributo dal Comune e 2.650.000 dalla Regione: ma dopotutto di che stiamo a parlare? Quei soldi del 2017 in realtà nessuno li ha mai visti. Non sono ancora stati versati. Erano, e restano tuttora, numerini scritti su un bilancio.
La novità è che adesso, in virtù di una nuova legge, le fondazioni partecipate come il Museo devono rendere pubblico anche il dato dei contributi incassati per davvero: insomma, le svanziche sonanti. E quindi chiunque può constatare di persona l'enormità del ritardo con cui la pubblica amministrazione onora i propri impegni.
Dalla lettura del documento in questione apprendo infatti - senza sorpresa, la questione è risaputa, ma con scoramento - che, dei contributi promessi per il 2017, il Museo del Cinema al momento ha materialmente incassato soltanto i soldi di Gtt (212.500 euro) e quelli del MiBACT (1.395.828 euro): quelli di Comune e Regione non sono arrivati. Arriveranno, ma quando non si sa: come la nave di Endrigo.
Ad ogni modo. Le banche i soldi li anticipano, ma ovviamente si fanno pagare gli interessi: per cui l'ente culturale si indebita accumulando interessi su interessi finché non arriva qualche barbapapà di Comune e/o Regione a piantare casino perché c'è un buco nel bilancio e chissà come s'è creato il buco e di certo è colpa di quel disgraziato del presidente/direttore/sovrintendente che ha fatto il buco e vassapere che i soldi non se li è giocati alle slot e allora con gran strepitìo di trombe e trombette e giornali osannanti e socialmichiate assortite i barbapapà fanno la faccia feroce e strillano che quel disgraziato bisogna cacciarlo e piazzare al posto suo un altro disgraziato però è il nostro disgraziato di fiducia e vedrete che lui i buchi non li fa ma poi i contributi continuano a pagarli a babbo morto e gli interessi continuano a salire e dopo un po' si scopre che c'è un altro buco e si deve cacciare il disgraziato di turno per sostituirlo con un altro disgraziato che però è il nostro disgraziato di fiducia e vedrete che lui eccetera eccetera.
Al Museo del Cinema va ancora di lusso: con i suoi settecentomila visitatori paganti all'anno (più gli spettatori del Massimo e dei festival) non gli manca quello che gli economisti chiamano il cash flow, ovvero la pila, il valsente, i liquidi. Il bilancio preventivo prevede, pur in lieve flessione rispetto all'anno passato, che nel 2109 le biglietterie incasseranno oltre 3,9 milioni di euro.
Ma intanto, senza avventurarci nel viscido argomento-Regio e restando al lume sberluccicante della Mole, vi ricordo che Barbera lo hanno fatto fuori con una storia del buco e così ci prepariamo a festeggiare in letizia il terzo Capodanno senza un direttore al Museo del Cinema. No, solo per dire la potenza del buco.
Per il momento, comunque, anche i Revisori sembrano soddisfatti, prendono atto che il pre-consuntivo 2018 aggiornato a fine novembre indica un risultato economico positivo per il Museo; e ne approfittano per caldeggiare "approfondimenti" circa l'istituzione di un fondo rischi per future manutenzioni e di un fondo svalutazione dei crediti. Ecco, meglio pensarci ora: prima o poi vedrete che tornerà utile - con certi debitori barbapapà... - un buon paracadute contro la svalutazione dei crediti.
Infine, nella loro relazione i Revisori sollecitano la la nomina di un direttore. Ecco, almeno quello...
Economie fino all'osso
Il bilancio è rassicurante, ma credo che a scanso di cattive sorprese al Museo si progettino altri risparmi. Già quest'anno la gestione Toffetti ha sforbiciato abbondantemente la spesa per consulenze e collaborazioni, riducendo del dieci per cento persino la retribuzione della direttrice del Tff Emanuela Martini: quindi non servono le doti di divinazione della professoressa Cooman per prevedere che analogo destino toccherà i direttori degli altri due festival (Lovers e CinemAmbiente), a prescindere dalla conferma o meno degli attuali titolari; e che anche il compenso per la consulenza dell'attuale presidente (ed ex direttore) del Cinema Gay, Giovanni Minerba, si dovrebbe conseguentemente ridurre.I conti tornano ma gli enti pubblici non pagano. As usual
Vabé, ogni giorno ha la sua pena. Adesso pensiamo al preventivo 2019. Sono andato a darci un'occhiata on line (ecco il link) e mi sembra che i conti tornino: rispetto al preventivo 2018 il contributo della Regione scende di 50 mila euro (da 2.450.000 a 2.400.000) e sulla carta altrettanto perde quello del Comune, calando da 1,8 a 1,75 milioni: però in concreto anche nel 2018 il Comune l'aveva ridotto già di 50 mila euro, quindi... Pare che abbiano giustificato i "taglietti" dicendo che quei 50 mila erano erano il contributo straordinario una tantum per Lovers.Per la precisione, dal consuntivo 2017 risultano 1.535.000 euro di contributo dal Comune e 2.650.000 dalla Regione: ma dopotutto di che stiamo a parlare? Quei soldi del 2017 in realtà nessuno li ha mai visti. Non sono ancora stati versati. Erano, e restano tuttora, numerini scritti su un bilancio.
La novità è che adesso, in virtù di una nuova legge, le fondazioni partecipate come il Museo devono rendere pubblico anche il dato dei contributi incassati per davvero: insomma, le svanziche sonanti. E quindi chiunque può constatare di persona l'enormità del ritardo con cui la pubblica amministrazione onora i propri impegni.
Dalla lettura del documento in questione apprendo infatti - senza sorpresa, la questione è risaputa, ma con scoramento - che, dei contributi promessi per il 2017, il Museo del Cinema al momento ha materialmente incassato soltanto i soldi di Gtt (212.500 euro) e quelli del MiBACT (1.395.828 euro): quelli di Comune e Regione non sono arrivati. Arriveranno, ma quando non si sa: come la nave di Endrigo.
Storia generale del buco
Trattasi di situazione ben nota e tristemente condivisa da tutti gli enti culturali torinesi. Come ho detto circa mezzo milairdo di volte, ritardi dei pagamenti di Comune e Regione significano il ricorso alle banche che anticipano il contante necessario per la normale amministrazione. Cioé, tu non è che puoi pagare gli stipendi solo se e quando arrivano i soldi di Comune e Regione: i dipendenti hanno la brutta abitudine di mangiare tutti i giorni... Vabbé, sono anni che ve ne parlo, qui c'è un post del 2014 che spiega la faccenda, e da allora non è cambiato nulla...Ad ogni modo. Le banche i soldi li anticipano, ma ovviamente si fanno pagare gli interessi: per cui l'ente culturale si indebita accumulando interessi su interessi finché non arriva qualche barbapapà di Comune e/o Regione a piantare casino perché c'è un buco nel bilancio e chissà come s'è creato il buco e di certo è colpa di quel disgraziato del presidente/direttore/sovrintendente che ha fatto il buco e vassapere che i soldi non se li è giocati alle slot e allora con gran strepitìo di trombe e trombette e giornali osannanti e socialmichiate assortite i barbapapà fanno la faccia feroce e strillano che quel disgraziato bisogna cacciarlo e piazzare al posto suo un altro disgraziato però è il nostro disgraziato di fiducia e vedrete che lui i buchi non li fa ma poi i contributi continuano a pagarli a babbo morto e gli interessi continuano a salire e dopo un po' si scopre che c'è un altro buco e si deve cacciare il disgraziato di turno per sostituirlo con un altro disgraziato che però è il nostro disgraziato di fiducia e vedrete che lui eccetera eccetera.
Al Museo del Cinema va ancora di lusso: con i suoi settecentomila visitatori paganti all'anno (più gli spettatori del Massimo e dei festival) non gli manca quello che gli economisti chiamano il cash flow, ovvero la pila, il valsente, i liquidi. Il bilancio preventivo prevede, pur in lieve flessione rispetto all'anno passato, che nel 2109 le biglietterie incasseranno oltre 3,9 milioni di euro.
Ma intanto, senza avventurarci nel viscido argomento-Regio e restando al lume sberluccicante della Mole, vi ricordo che Barbera lo hanno fatto fuori con una storia del buco e così ci prepariamo a festeggiare in letizia il terzo Capodanno senza un direttore al Museo del Cinema. No, solo per dire la potenza del buco.
Sostengono i Revisori
Ad ogni buon conto, i Revisori dei conti nella loro relazione che accompagna il bilancio previsionale 2019 evidenziano il "perdurare dell'elevata esposizione creditoria nei confronti dei soci" da cui deriva l'esposizione debitoria verso e banche: che sia messo a verbale, casomai un domani qualcosa andasse storto e i barbapapà fingessero di cascare dalle nuvole e improvvisassero il solito teatrino dello sdegno.Per il momento, comunque, anche i Revisori sembrano soddisfatti, prendono atto che il pre-consuntivo 2018 aggiornato a fine novembre indica un risultato economico positivo per il Museo; e ne approfittano per caldeggiare "approfondimenti" circa l'istituzione di un fondo rischi per future manutenzioni e di un fondo svalutazione dei crediti. Ecco, meglio pensarci ora: prima o poi vedrete che tornerà utile - con certi debitori barbapapà... - un buon paracadute contro la svalutazione dei crediti.
Infine, nella loro relazione i Revisori sollecitano la la nomina di un direttore. Ecco, almeno quello...
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