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ADDIO A DINO PELISSERO

Dino Pelissero
Triste inizio d'anno. Apprendo che ieri ci ha lasciati Dino Pelissero, musicista e animatore culturale, protagonista della scena torinese dagli anni Settanta. Ucciso da un aneurisma celebrale che lo ha colpito mentre saliva sul palco per un concerto, la notte del 31. Conoscevo bene Dino, fin dagli inizi, quando per La Stampa mi occupavo della musica dal vivo in città. Eclettico flautista e polistrumentista di matrice jazz, pioniere della world music a Torino (la sua passione per la kalimba era d'antica data), Dino ha sempre affiancato all'attività di concertista quella di direttore artistico di tanti locali (tra gli ultimi, l'Arteficio e la Maison Musique). Ha collaborato costantemente con i migliori musicisti torinesi, ha suonato con i grandi - ricordo con particolare ammirazione il sodalizio artistico con Dick Heckstall-Smith dei Colosseum - ma è stato anche uno scopritore di talenti, pronto a incoraggiare i giovani che in lui, in tante jam session, hanno trovato un maestro.
Mi capitava spesso di incontrarlo in giro, Dino, lui sempre un bicicletta, sempre pieno di progetti e di idee; le spine di un mestiere, quello del musicista, difficile e precario, non lo scoraggiavano, anzi. La passione e l'entusiasmo erano rimasti quelli dei primi anni, la vita non lo aveva sconfitto. Nella musica Dino ha creduto davvero, fino all'ultimo. E questo, penso, è quanto di meglio si può e si deve dire, di un musicista. 

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