Oggi sul Corriere faccio il punto sulle fosche prospettive della Cultura al tempo del coronavirus. E' chiaro che la situazione non migliorerà a breve, e lo dimostra la decisione di rinviare a momenti più propizi - qualcuno parla con molto ottimismo di giugno, altri con maggiore realismo del prossimo autunno - il Torino Jazz Festival e il Lovers Festival. Il Salone del Libro non ha ancora annunciato ufficialmente lo stop, ma la decisione è ineluttabile. Ma chi rischia di più, già adesso, sono i più piccoli, le imprese private e le associazioni che non hanno le spalle larghe e non potranno sopravvivere a settimane, se non mesi, di chiusura senza un sostegno convinto e incisivo da parte dello Stato, delle banche e degli enti pubblici. La buona volontà, almeno a parole, non manca. L'impegno di Cirio a saldare gli arretrati dei contributi autorizza la speranza. La sospensione della Tari, promessa da Chiarabella è senz'altro un provvedimento utile e gradito, sebbene sia una goccia nel mare. Ma serve di più, e soprattutto serve subito. Per molti fra un mese sarà tardi.
William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h
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