La speranza è che la situazione si normalizzi quando finalmente uscirà di decreto del Governo che introduce la cassa integrazione in deroga estesa ai lavoratori di tutte le categorie, compreso - ci si augura - quelli della cultura.
Intanto, in questi primi giorni di chiusura obbligata, per affrontare il non trascurabile dubbio su come regolarsi con i propri dipendenti si è andati in ordine sparso. E' accaduto anche nei nostri musei più importanti. Direttori e presidenti - in mancanza di linee guida - hanno deciso in base a valutazioni personali, pur nel quadro di un ricorso quanto più allargato possibile allo smart working.
Ha suscitato qualche malumore la decisione, piuttosto creativa, dei vertici della Fondazione Torino Musei: i lavoratori sono stati invitati a mettersi in ferie, compresi quelli che svolgono funzioni adattabili allo smart working. Con l'eccezione però di alcuni addetti agli uffici ritenuti essenziali (risorse umane, amministrazione, comunicazione, oltre a tecnici e sorveglianti, presenti in sede). Gli esentati dalle ferie forzate - perlopiù dirigenti - sono stati indicati a uno a uno dai vertici della Fondazione. E questo non è piaciuto ai non eletti.
Ho sentito altre quattro istituzioni museali, tra le più importanti: alcune pubbliche, altre private. Ecco la situazione a ieri.
Reggia di Venaria. In attesa delle indicazioni del Governo si ricorre quanto più possibile allo smart working, tentando di non svantaggiare nessuno e stabilendo ogni due-tre giorni chi deve ricorrervi, a seconda delle necessità del momento. Si punta a sviluppare nuovi servizi in remoto per il pubblico, con particolare attenzione alla splendida mostra "Sfida al Barocco", allestita e pronta, che nessuno ha ancora potuto visitare a causa della chiusura di tutti i musei italiani.
Museo del Cinema. Smart working generalizzato, con rare eccezioni per chi svolge mansioni che non possono assolutamente essere espletate in remoto. In quei casi si sta ricorrendo al recupero ferie, sempre in attesa del decreto.
Fondazione Sandretto. Tutti in smart working. Niente di deciso per chi lo smart working non lo può fare: in attesa di indicazioni sulla cassa integrazione sta a casa, a quale titolo non è stato specificato ma si prevede che Patrizietta non farà la braccina per qualche giorno di lavoro in meno.
Museo Egizio. Alternanza - due-tre giorni di smart working e due-tre di ferie .- per tutti, senza distinzioni.
Intanto, in questi primi giorni di chiusura obbligata, per affrontare il non trascurabile dubbio su come regolarsi con i propri dipendenti si è andati in ordine sparso. E' accaduto anche nei nostri musei più importanti. Direttori e presidenti - in mancanza di linee guida - hanno deciso in base a valutazioni personali, pur nel quadro di un ricorso quanto più allargato possibile allo smart working.
Ha suscitato qualche malumore la decisione, piuttosto creativa, dei vertici della Fondazione Torino Musei: i lavoratori sono stati invitati a mettersi in ferie, compresi quelli che svolgono funzioni adattabili allo smart working. Con l'eccezione però di alcuni addetti agli uffici ritenuti essenziali (risorse umane, amministrazione, comunicazione, oltre a tecnici e sorveglianti, presenti in sede). Gli esentati dalle ferie forzate - perlopiù dirigenti - sono stati indicati a uno a uno dai vertici della Fondazione. E questo non è piaciuto ai non eletti.
Ho sentito altre quattro istituzioni museali, tra le più importanti: alcune pubbliche, altre private. Ecco la situazione a ieri.
Reggia di Venaria. In attesa delle indicazioni del Governo si ricorre quanto più possibile allo smart working, tentando di non svantaggiare nessuno e stabilendo ogni due-tre giorni chi deve ricorrervi, a seconda delle necessità del momento. Si punta a sviluppare nuovi servizi in remoto per il pubblico, con particolare attenzione alla splendida mostra "Sfida al Barocco", allestita e pronta, che nessuno ha ancora potuto visitare a causa della chiusura di tutti i musei italiani.
Museo del Cinema. Smart working generalizzato, con rare eccezioni per chi svolge mansioni che non possono assolutamente essere espletate in remoto. In quei casi si sta ricorrendo al recupero ferie, sempre in attesa del decreto.
Fondazione Sandretto. Tutti in smart working. Niente di deciso per chi lo smart working non lo può fare: in attesa di indicazioni sulla cassa integrazione sta a casa, a quale titolo non è stato specificato ma si prevede che Patrizietta non farà la braccina per qualche giorno di lavoro in meno.
Museo Egizio. Alternanza - due-tre giorni di smart working e due-tre di ferie .- per tutti, senza distinzioni.
Ovunque le più colpite sono, là dove presenti, le partite Iva dei servizi in outsourcing: guide, pulizie, guardiania. Ora vi si ricorre solo per le mansioni non sospendibili, ad esempio la sorveglianza.
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