Riporto anche qui l'intervista al direttore del Teatro Stabile Filippo Fonsatti, uscita domenica scorsa sul Corriere e non reperibile on line. Con ampio anticipo sulla
scadenza, il CdA del Tst ha deciso di confermare Fonsatti alla direzione per altri quattro anni.Filippo Fonsatti
Conferma scontata, visti i risultati... Ancora una volta lo Stabile ha fatto l'en plein, premi a pioggia e il riconoscimento del Fus per il 2022/24 con il punteggio artistico più alto fra i Teatri Nazionali.
Ho imparato nella vita a non dare nulla per scontato, e a mettermi in discussione sempre. Non bisogna vivere di rendita ma guadagnarsi tutti i giorni la posizione e il rispetto. Tutto ciò che facciamo è finalizzato a offrire ai nostri artisti le migliori condizioni di lavoro. Allo Stabile stiamo crescendo una generazione. Il nostro regista associato Leonardo Lidi ha 32 anni e quest'anno mette in scena un testo di un autore che ne ha 21. È una scommessa, ma ne vale la pena.
Intanto siete riusciti a recuperare delle fratture gravi, riportando allo Stabile due fuoriclasse come Gabriele Vacis e Jurij Ferrini. E avete riunito un manipolo di giovani talenti: Dini regista residente, Kriszta Székely e Leonardo Lidi artisti associati...
Chi vuole screditarmi dice che sono divisivo; a me piace dimostrare sul campo il contrario. Oggi allo Stabile
c'è una squadra, Valerio Binasco è un direttore artistico che non ha smanie di protagonismo o narcisismo: pochi, al posto suo, avrebbero accettato la presenza di un regista residente e due associati. Lui non solo ha accettato, ma ne è entusiasta.
La stagione però si preannuncia difficile: forse l'emergenza covid non si ripeterà, ma ne incombono altre, inflazione e bollette...
Vero. Noi spendevamo in media dai quattrocento ai cinquecentomila euro all'anno, metà per la luce e metà per il gas. Prevediamo un aumento fra il 250 e il 300 per cento. I costi al teatro Carignano saliranno da 300 a 900 euro al giorno, e alle Fonderie Limone da 400 a 1.200. Ma abbiamo gli strumenti per gestire la situazione. Già l'anno scorso avevamo accantonato una somma per fronteggiare la spesa energetica che prevedevamo in crescita. Abbiamo tagliato un po' sulle produzioni, ad esempio con scenografie più semplici, senza impattare sul personale e senza ridurre le alzate di sipario. E ci aiuta il risultato della biglietteria: l'anno scorso abbiamo chiuso con un milione e undicimila euro di ricavi dai biglietti, mentre ad oggi, 30 settembre, siamo quasi a un milione e seicentomila: il 57% in più. Nel 2021 abbiamo avuto in totale 69 mila spettatori, mentre a oggi già superiamo i centomila. Puntiamo a un più 70 per cento entro la fine dell'anno.
Lei, Fonsatti, mi sembra fin troppo sereno.
Non mi nascondo i problemi. L'aumento delle bollette peserà; ma resta sopportabile da un bilancio come il nostro, di circa 14 milioni, grazie ad altri fattori positivi. Ho detto della biglietteria, e aggiungo la forte ripresa delle vendite dei nostri spettacoli: con “Il crogiuolo”, e con “Dulan la sposa” di Binasco che inaugura il Gobetti l'11 ottobre, saremo in tournée in tutti i teatri italiani, con un fatturato che solo in autunno supererà il milione di euro. Poi ci aiuta la tecnologia: grazie al Pnrr entro settembre 2023 doteremo il Carignano, il Gobetti e le Fonderie Limone di pannelli fotovoltaici e pompe di calore. Intanto, però, quest'inverno ridurremo il riscaldamento, come tutti. Metteremo una maglia di lana in più. È un piccolo sacrificio che chiederemo anche ai nostri spettatori. Non si può fare altrimenti.
Vabbè, i disagi si sopportano, se necessari. Ma non temete che la crisi economica induca molti a rinunciare alla spesa di una serata a teatro? Come vanno gli abbonamenti?
Una flessione c'è. Il 30 settembre del 2019, anno record prima del covid, avevamo 11.800 abbonati; oggi, a pari data, sono 10 mila. L'incertezza del momento si fa sentire, la gente è restìa a impegnare del capitale a medio-lungo termine. Molti preferiranno acquistare di volta in volta il biglietto per il singolo spettacolo...
Se e quando riterranno di poterselo permettere... Anche se magari alla fine spenderanno di più. In tal caso i vostri incassi aumenterebbero più degli spettatori.
Paradossalmente, è così. Un altro dato sintomatico ci arriva dai mille abbonamenti gratuiti “Un posto per tutti” che offriamo a chi ha un Isee basso: rispetto all'anno scorso le richieste sono più che raddoppiate. È una cattiva notizia in assoluto – cresce la povertà – ma buona per l'iniziativa in sé, che proprio a questo mira: aprire il teatro anche a chi è in difficoltà.
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