Il sovrintendente Mathieu Jouvin |
Eh sì. Adesso ci siamo fatti conosce pure da Mathieu Jouvin: ieri il sovrintendente del Regio ha sperimentato per la prima volta le delizie dell'audizione davanti alla mitica Commissione cultura del Comune, e pagherei una cifra per essere nella sua testa e scoprire le impressioni che ne ha riportato.
Intanto, un fatto è acclarato: il francese Jouvin padroneggia l'italiano meglio dei suoi interlocutori. È vero, ha un problema con la pronuncia, gli accenti continuano a sdrucciolare, ma l'eloquio è scorrevole, ben organizzato, sintatticamente e concettualmente impeccabile. I consiglieri-commissari faticano, anacoluteggiano a tutto spiano, tentennano e balbettano, pasticciano con la consecutio, inciampano su un vocabolario di trecento parole.
La relazione di Jouvin è esaustiva, dalla situazione occupazionale (si va verso il reintegro della pianta organica che prevede 309 dipendenti) ai bilanci: 35,8 milioni di budget per il 2023, ammontare dei contributi per l'anno che sta finendo 14,5 milioni dallo Stato, 4,5 dal Comune, 2,28 dalla Regione, 3,5 dai soci privati. Sono in risalita gli abbonamenti: già toccata quota 4 mila per il 2023, mentre nel 2022 si erano fermati a 3.500. Nuove offerte per il pubblico giovane: alle numerose recite per le scuole si aggiungono le anteprime per gli under 30 a 10 euro, una stagione di piccoli concerti jazz e pop - curati da Off Topic, C2C, Hiroshima mon Amour - sintonici con le opere in cartellone, carte fedeltà per acquistare biglietti scontati last minute. Per le famiglie, una mini-stagione di opere "abbreviate" per i bambini, e un "Bimbi club" che consentirà ai giovani genitori di assistere alla rappresentazione della domenica pomeriggio lasciando i pupi a giocare. E una compagnia "stabile" di sette giovani cantanti con un contratto annuale che proseguiranno la loro formazione esibendosi al Piccolo Regio. Tutto questo, e altro ancora, dice Jouvin, con l'obiettivo di scongiurare il rischio della "rottura della trasmissione culturale", ovvero il mancato ricambio del pubblico, la grande incognita che pesa sul futuro dell'opera lirica. Scusate se lo spiego, non vorrei insultare l'intelligenza dei lettori: ma il seguito dell'audizione, con le domande dei consiglieri-commissari, mi ha convinto che talora le spiegazioni sono necessarie.
Eh già: dopo la relazione del sovrintendente, si apre il festival degli interventi sorprendenti. The winner is quello della recidiva consigliera Greco (Pd) che dichiara di apprezzare in modo particolare, nella relazione di Jouvin, "lo sguardo rivolto ai giovani perché ho colto che lo sguardo rivolto al futuro è una delle prerogative (sic. Forse voleva dire "priorità"?), diciamo, che si è dato e che effettivamente danno il senso di questa rottura, come l'ha chiamata, della trasmissione culturale che intende in qualche modo avviare". Quando si dice capire roma per toma.
Ma il catalogo non si esaurisce qui. Il consigliere - e vicepresidente del Consiglio comunale - Garcea (FI), già noto a questi uffici, dichiara che "non apprezza la riduzione del personale" (N.B. Jouvin ha appena detto che stanno assumendo), e che a suo avviso il Regio non merita una riduzione degli spettacoli (N.B. Jouvin ha appena detto che, compatibilmente con le disponibilità economiche, si punta ad aumentarli) "ma spettacoli importanti, non parlo di recite", precisa Garcea, gettandomi nello sconcerto: che cos'altro si fa, se non recite, in un teatro? Ma soprattutto Garcea ci tiene a far sapere al mondo quanto segue (testuale): "Io quando penso al teatro Regio mi viene da pensare a un teatro stupendo, a qualcosa di grandioso, di veramente importante, e onestamente pensare alla recita delle scuole, non vedo tanto una cosa che si possa fare all'interno del teatro Regio, le recite delle scuole le vedo in altri teatri e non al teatro Regio". Fateci caso: Garcea dice "le recite delle scuole", non "le recite per le scuole". Presumo pertanto che il vicepresidente del Consiglio comunale di Torino abbia capito pure lui roma per toma, ovvero che il Regio viene affittato per ospitare le recite scolastiche e i drammatici saggi di fine anno. In realtà da tempo immemorabile - come sa chiunque conosca e frequenti il Regio - il Regio organizza spettacoli d'opera per gli allievi delle scuole. Per far conoscere l'opera ai ragazzi, insomma.
Minchia, ma bisogna proprio spiegargli tutto.
L'alto dibattito prosegue con i fondamentali interventi della consigliera Santiangeli (Pd), la quale ci tiene a informare il colto e l'inclita che lei "da piccola la portavano all'opera", e della consigliera Diena (Se) che si dice "felice degli incentivi ai giovani perché ne faccio parte" e non mi è chiaro sintatticamente se la Diena faccia parte dei giovani o degli incentivi ma comunque chissenefrega di cosa rende felice la consigliera Diena.
Prima di chiudere, una menzione speciale merita il consigliere Crema (Pd), il quale nel suo intervento non fa che ribadire quanto detto dal sovrintendente, ma almeno dimostra di aver capito ciò che ha ascoltato.
E a questo punto, stremato, ho chiuso il collegamento (seguivo da remoto, figurarsi se uscivo sotto la nevicata) e sono andato a spargere il sale sul marciapiede di casa mia.
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