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HANNO ROTTO IL CAZZO (UN PACATO COMMENTO SULLO STALLO AL SALONE DEL LIBRO)

Trattative al Salone del Libro per il nuovo il direttore: le posizioni sono ancora distanti
Scusate il francesismo del titolo, ma adesso 'sta storia del direttore del Salone ha veramente sfranto le palle. Ieri altra fumata nera, dopo una giornata di consultazioni che manco per fare un governo. Oggi c'è l'incontro ufficiale del Comitato direttivo del Salone, dal quale dovrebbe in teoria sortire la fatidica nomina, ma vi dico fin da subito che non sortirà una bella minchia di niente. Come previsto, siamo al muro contro muro: c'è il no inflessibile della Regione (per la precisione, dicono, di Lega e Forza Italia) per Paolo Giordano con il correlato sì per Elena Loewenthal; c'è l'altrettanto inflessibile sì dei privati di Torino Città del Libro per Paolo Giordano, con il correlato no a Elena Loewenthal; c'è la volontà - a questo punto inane - del Comune di cercare l'unanimità; il povero notaio Biino, in qualità di presidente del  Comitato, farà di tutto per arrivare a una civile soluzione ma ormai, per come s'è messa, un notaio non è sufficiente, semmai servirebbero i caschi blu. Morale: non ne vengono fuori e intanto noi, come città, portiamo a casa l'ennesima figura dimmerda. Manco capaci di nominare un direttore, porca zozza.

Aggiungo il mio incazzo personale, datosi che questi arruffoni sono riusciti a spiciarmi almeno due serate: ieri ho dovuto scrivere all'impronta il commento che trovate stamattina sul Corriere (oppure a questo link), e così mi è saltata la prima dell'Antigone di Vacis alle Limone, che ci tenevo un botto anche perché l'idea di quello spettacolo è nata nel giardino di casa mia, l'estate di due anni fa. E oggi mi toccherà attendere le news della riunione del Comitato (anche se non ce ne saranno...) e spero soltanto che si sbrighino in  mattinata a mandarsi definitivamente affanculo, perché ho gente a cena e devo preparare la finanziera.

La ridicola pantomima di questi giorni non era neppure immaginabile l'estate scorsa, quando si dava per scontato l'arrivo di Paolo Giordano alla direzione del Salone: lo volevano i privati, perché gggiovane e famoso scrittore e dunque, a loro avviso, di sicuro appeal mediatico; agli altri partner stava bene così, per quel che gliene fregava; tutti sembravano d'accordo; restava soltanto da assolvere alla solita finzione della manifestazione d'interesse, giusto per non farsi mancare quel pizzico d'ipocrisia. Com'è logico, alla manifestazione d'interesse il povero Giordano partecipa dopo aver ricevuto ampie garanzie. Mai fidarsi di certa gente: a un certo momento, nel tardo autunno, salta fuori che Giordano alla Regione non sta più bene. Per un curioso scherzo del destino cinico e baro, il veto regionale coincide temporalmente con certe prese di posizione di Giordano in dissenso con il nuovo governo. Che diamine, ciascuno è libero di dire come la pensa, ma 'sto libero pensatore poi non pretenda pure di dirigere il Salone del Libro. E da lì parte l'intera manfrina che non sto a ripetervi (già l'ho scritta per il Corriere, e una volta mi basta). 

Ad ogni modo, ieri sera la situazione era la seguente: Giordano fuori dai giochi; ipotesi Lowenthal alla direzione del Salone con Culicchia che va a dirigere il Circolo dei Lettori, ma ai privati la Loewnthal non sta bene; oppure ticket Loewenthal-Culicchia al Salone; oppure Culicchia da solo alla direzione del Salone; intanto Lagioia viene ripetutamente tirato per la giacchetta affinché accetti di restare almeno fino al 2024, perché questi falabracchi manco sono in grado di trovare un direttore nuovo; Lagioia, che ha detto e ripetuto di non voler più restare, manco considera le richieste dei falabracchi, dato che ormai li conosce e sa che sono dei falabracchi.

E vabbè, ogni giorno ha la sua pena. Vediamo cosa combinano oggi. E nel caso gli allegri litiganti volessero, per schiarirsi le idee, concedersi un viaggetto di piacere, allego a loro beneficio l'apposita guida turistica.


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