Giancarlo Cara, per il popolo dei Murazzi "Giancarlo" e basta: come il suo locale |
Ci siamo: il bando per l'assegnazione delle arcate commerciali dei Murazzi a nuovi gestori pare sia andato a buon fine. I media esultano, i lotti sono stati quasi tutti assegnati.
Tra le arcate a bando c'erano pure quelle che ospitavano il mitico Giancarlo.
E allora, adesso che hanno fatto ciò che volevano fare, io dico qualcosa che devo dire.
Quel posto, Giancarlo, non era soltanto uno dei tanti bar dei Muri. In quel posto è passata la storia - magari minima, ma storia - di almeno vent'anni torinesi: vent'anni di creatività, di arte, di incontri, di vicende umane, di fatti belli e brutti. Lì si ritrovavano i gruppi musicali, dai Mau Mau agli Africa Unite, dai Persiana Jones, ai Linea 77, ai Subsonica, e avanti e avanti; lì finiva di sbronzarsi Vinicio Capossela e a tarda notte arrivavano i jazzisti, gli attori, i registi, le popstar e gli sconosciuti, le anime perse, i pittori, gli scrittori. Lì incontravi Gipo Farassino e lo squatter, Peppo Parolini e il politico di grido. Lì più di una generazione è cresciuta, ha fatto i suoi errori e il suo apprendistato alla vita, ha trovato la sua strada o l'ha smarrita.
La memoria all'asta
Beh, posso dire? Che tutte quelle storie vadano perdute come lacrime nella pioggia, e che in quel posto da domani ci sia magari una gelateria (con il massimo rispetto per le gelaterie) o qualunque altra pur nobile bottega, mi pare abbastanza orribile.Anzi: mi pare grottesco.
Grottesco che una città ignori ciò che è stata, ciò che è diventata, e dove e come tutto questo è successo.
Grottesco che una città si inventi stravaganze come "il profumo dei quartieri" (ma in virtù di quali sostanze se la sono sognata questa?) e non tuteli quella che è una memoria condivisa da tanti.
Capisco che il business è business, ma potevano lorsignori rifletterci un attimo? Quanto costava salvare la testimonianza di un momento importante di Torino?
Toute proportion gardée, e senza volersi prendere troppo sul serio, Giancarlo era la nostra piccola Bodeguita del Medio; era il Caffé Giubbe Rosse di una cultura torinese magari molto underground, ma protagonista del cambiamento della città, e della quale la storia della città dovrà comunque tenere conto; era il nostro Cavern Club in sedicesimo; era un simbolo, e poteva diventare persino una piccola attrazione turistica, un punto di riferimento anche per i Murazzi del futuro.
Nessuno ci ha neppure pensato, e ciò è doloroso. E assurdo.
Un museo per i Murazzi
Che cosa si poteva fare? Semplicemente, non mettere a bando l'arcata di Giancarlo come se fosse un qualsiasi anonimo spazio commerciale. Rinunciare a quattro soldi d'affitto, conservarla libera e trasformarla nel "Museo dei Murazzi". Un museo che nascesse dalla volontà e dal contributo di chiunque senta di avere un debito nei confronti di quel luogo.Un museo da riempire con le immagini che hanno scattato, nel tempo, fotografi che oggi sono magari affermati professionisti.
Un museo da riempire con i "memorabilia" (strumenti musicali, manifesti, oggetti) donati dai musicisti, dai rapper, dai djs, dagli scrittori, dagli artisti che nel ventre complice di quelle arcate hanno trascorso le notti e forse immaginato le canzoni e le opere che oggi sono nostro patrimonio comune.
Un museo da riempire con testimonianze filmate: i registi torinesi che hanno condiviso anch'essi quelle storie potranno cercare i protagonisti dei Murazzi e farli raccontare davanti alla loro cinepresa.
Un museo da riempire con i racconti, i fogli volanti, i diari e i ricordi di chiunque abbia vissuto in quel luogo una notte che non potrà scordare, vi abbia trovato o perso un amore, ci si sia scassato o si sia salvato.
Un museo da riempire con le nostre vite.
Non se ne farà nulla.
Una domanda a chi è più intelligente di me
Resta solo una domanda da rivolgere ai nostri politici, in primis a quelli che da Giancarlo ci bazzicavano e avevano pure l'aria di divertirsi. Ilda, Marco, Luca e tutti gli altri, consiglieri, assessori, parlamentari, lo chiedo a voi: ci voleva tanto?E - poiché conosco i miei polli - anticipo la loro risposta un po' piccata. Già, perché non l'ho proposto io?
Per quattro ottimi motivi.
1) Nessuno mi paga per fare la maestrina dalla penna rossa con il ditino alzato, e francamente sono un po' stufo.
2) Voi siete molto più intelligenti di me, tanto che vi siete candidati e siete stati votati per amministrare città, regioni e stati, mentre io non so neppure amministrare la mia vita.
3) Se una cosa la propongo io, è per definizione sbagliata.
4) Volevo vedere se qualcuno ci arrivava da solo.
Non ci è arrivato nessuno.
Post à suivre: MUSEO NON E' UNA BRUTTA PAROLA
L'articolo su La Stampa
Io non ero "uno da Giancarlo",
RispondiEliminama ne ho recuperati tanti e tanti sono stati e sono ancora miei Amici.
Leggere quello che scrive Gabriele di TorinoSette (per me rimani il Direttore...)
dal mio "buen retiro" della verde Umbria fa male.
Oh! mia Torino, come sei caduta in basso...
Parole sante
RispondiEliminaCit.
Già
EliminaTutto ciò mi rattrista.
RispondiEliminaUn artista "Giancarlista".
Grandi parole!
RispondiEliminaMi hai commossa Gianca.. Paola
RispondiEliminaScusate il cinismo ma per come la vedo sarebbe il presuntuoso museo della giovinezza di una generazione. Non siamo padroni delle nostre vite, figuriamoci delle coscienze future. Il tempo passa e altri Giancarli si sostituiranno a quelli precedenti (così come Giancarlo avrà a suo tempo inconsapevolemente preso il posto di chissà quanti altri luoghi a loro tempo emblematici). Una città viva(ce) sa seppellire i propri Giancarli e crearne degli altri senza smarrirsi. Mi spaventa di più una città imbalsamata che cerchi di museizzare i ricordi di alcuni a presunto beneficio di altri. E questo non significa che i Muri debbano morire di noia ed inedia o diventare quella specie di Eataly a cielo aperto che farebbe gola ad alcuni.
RispondiEliminaParole sagge!
EliminaIo da Giancarlo ho trovato l'amore ( con cui ho fatto un figlio) e sapere che un giorno sarò di nuovo a Torino senza poterci andare è una profonda tristezza. Un conto è il ciclo naturale delle situazioni, un'altro è uccidere spazi e movimenti per "quattro soldi". Grazie per l'articolo e per ricordare a un pò di gente il bello/brutto di esserci stati.
RispondiEliminaE´vero Giancarlo é un pezzo della storia di questa città, come lo sono stati prima altri, molti, moltissimi altri (anche ai Murazzi).
RispondiEliminaTuute le iniziative avranno sempre propositori entusiasti e detrattori accaniti. Resta il ricordo intimo e collettivo il senso misurato delle cose.
Se questa città non é stata in grado di preservare luoghi storici come il Filadelfia non credo possa trovare abbastanza convinzione per erigere un museo ai murazzi, culla della propia giovinezza per alcuni, luogo del degrado per altri. Tutto é sempre assolutamente soggettivo.
I ricordi di cui parli, ne ho una sequenza essendo ormai vecchio, non possono essere museificati, nulla di quello che è stato riguarda altri che quelli che l'hanno vissuto, e dirò di più, quello che ha reso "grandi" quei luoghi è la sconfitta trasfigurata, ma davvero credi che se Peppo fosse vivo ti direbbe di farne un museo, ti direbbe vaffanculo, troviamo un altro posto e ricominciamo, non abbiamo chiesto all'amministrazione cittadina di essere quello che siamo stati.
RispondiEliminaCapisco la nostalgia, ma se non diventa virale quell'energia, quindi se non si rigenera per spinta propria, è perchè quell'umanità si è rintanata, non è più in grado di esprimere bellezza per timore degli errori, che come sappiamo sono frequenti e costano molto. Underground è underground, non c'è museo.
Beh in effetti mi sarebbe piaciuto, nel mio piccolo, far parte di quel museo dove avrei rivisto una parte di me, della mia giovinezza. In quel luogo unico in italia e non solo, dove mi sono divertita tanto, ho anche dato spazio ai miei malesseri, perché li'nella penombra di quei locali, potevi farlo senza dover dare tante spiegazioni e con sottofondi musicali memorabili.. Vabbe' Giancarlo grazie!
RispondiEliminaGrazie, Giancarlo per avermi "accompagnato" nelle mie fantastiche e spericolate notti dei miei indimenticabili(ormai lontani...sigh !) vent'anni !!! �� �� ��
RispondiEliminaMa cosa ce ne facciamo di un museo, di cui non importa niente a nessuno? E' triste che la vita venga sostituita dal commercio, dalle gelaterie, ma é ancora più triste essiccarla nei fogli di diario affissi in un museo, che non trasmetterebbero un bel niente di ciò che quella vita é stata. Spero che la linfa di quella vita riesca a ricrearsi nuova, magari in altri quartieri con energie più fresche, come barriera di Milano per esempio.
RispondiEliminaCi saranno nuovi covi della cultura underground, nuovi posti dove entrare alle 4 di mattina sversi per un'ultima disgregazione dell'anima. Non facciamo piagnistei i muri sono andati, ora se li prende farinetti
RispondiEliminaHo amato i murazzi come una donna i miei amici Elio il Messicano Gianni Sandokan Betti Carbone tutti giusti leali pronti a tutto tutto questo rimarrà nel mio cuore come Peppo e Giancarlo grande tra i grandi
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