Premessa (e scusate se è noiosa, ma devo contestualizzare. Continuate a leggere, poi un po' migliora),
Ieri sera, da Camera in via delle Rosine, Piero Fassino è l'ospite di un incontro a favore di Area, un'onlus che sostiene le famiglie con figli disabili. Pubblico assai benefico - ciascun presente ha pagato almeno 20 euro per esserci - e sindaco assai rilassato, dopo una giornata piuttosto dura. Così, dopo aver a lungo analizzato gli orrendi fatti di Bruxelles, Filura indulge al sorriso quando passa a temi meno angosciosi. Tipo le politiche culturali, le vocazioni della città, l'innovazione.
Dal Texas a Cit Turin: una storia nella rete
A proposito di innovazione, Fassi ha in
serbo per il benefico pubblico una storia che ha scoperto da poco e non vede l'ora di raccontare. Si capisce che la considera stupefacente e significativa per Torino.
Bene, penso, sentiamola.
“In Texas - racconta Fassi - c'è una
città che si chiama Austin e somiglia un po' a Torino, anch'essa ha
conosciuto il declino dell'industria manifatturiera e si è reinventata come capitale di Internet. Ogni anno, a Austin,
c'è un congresso mondiale con tutti i grandi esperti della rete. E
tra questi esperti – prosegue Fassi - il più rispettato è un guru, uno che si chiama Brus qualcosa, e figuratevi
un po, questo guru abita per quattro mesi all'anno a Torino, in
piazza Vittorio”.
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Il "capo di internet": Bruce Sterling al SXSW Interactive di Austin |
Io drizzo le orecchie. La storia non mi
è nuova.
“E questo signore – prosegue Fassi
– dice che Torino è una città che lo ispira, e perciò ha scelto
di abitarci”.
Comincio a vedere la luce.
“E se quello lì che è il capo di
Internet decide di stare a Torino quattro mesi all'anno, ci sarà
pure un perché” conclude trionfante Fassi.
Faccio la ola. Fantastico. Il mio amico
Bruce Sterling riderà un sacco, quando gli dirò che the Mayor lo ha
definito “il capo di Internet”. Chissa come dicono, a Austin, “il
capo di Internet”: “the commander in chief of Internet”? "The big boss of the net"? O “the
world web wizard”?
Le rivelazioni di Gabo
Da buon torinese, io amo il mio
sindaco, quindi al termine dell'incontro lo acchiappo e gli rivelo, nell'ordine:
- Che lo scrittore texano Bruce Sterling non è precisamente “il capo di Internet”, bensì uno dei più importanti autori della science fiction contemporanea, e in particolare un maestro del genere cyberpunk; nonché, in effetti, un appassionato esploratore dei nuovi mondi digitali. E quindi è uno stimato ospite e relatore di SXSW Interactive, il più importante festival al mondo di nuove idee e tecnologie creative.
"Utopia pirata": sci-fi sotto la Mole Che proprio in questa sua veste di indagatore del mondo nuovo, una decina di anni fa Bruce fu invitato a Torino da un piccolo-grande festival, Share, che si occupava – e si occupa tuttora, benché strangolato e agonizzante per le troppe difficoltà e le ancor più numerose incomprensioni – di arti in epoca digitale. Simona Lodi, direttrice di Share Festival, propose a Bruce una residenza di un anno in città. Bruce e sua moglie Jasmina, una tostissima scrittrice e attivista serba, si innamorarono di quella Torino che stava diventando la bella Torino, e decisero di farne una delle loro residenze; loro, globalisti nomadi, misero radici a San Salvario, per poi trasferirsi Cit Turin. Raccontano la loro esperienza torinese in una rubrica su TorinoSette e in un libro, "Mai più senza Torino".E anche la recente antologia sci-fi di Bruce, "Utopia pirata", è ambientato qui tra noi. Insomma, Bruce e Jasmina non sono esattamente dei clandestini in città."Mai più senza Torino" di Bruce e Jasmina
Fassino vuole rimediare: trovatemi Share!
Dico queste cose a Filura, e lui sgrana
gli occhi. “Ma com'è che io non ne ho mai sentito parlare, di questo Share?”,
esclama. Ah, non chiedere a me, gli rispondo: non è un festival segreto. “E perché non
sono venuti a parlarmi?”, si stupisce. Ipotizzo che non siano
riusciti ad accedere al soglio, ma di certo le anticamere assessorili
le hanno battute tutte. Senti i tuoi, se magari ne sanno qualcosa, azzardo.
In quella si
materializza Enzo Frammartino, staffista dell'assessore
Braccialarghe, e a detta di molti uno di quelli che in concreto fa le
politiche culturali del Comune. “Tu cosa sai di questo
festival?”, gli domanda Fassi. Frammartino, beccato sulla rama, risponde un po' vago. Ma the Mayor è assertivo: “Cerchiamo questo Share,
parliamogli”. E s'eclissa. Io resto a cianciare
con Frammartino, ma questa è un'altra storia che vi racconterò in un prossimo post.
Da buon cittadino, aiuto il mio sindaco
Intanto, per aiutare il mio sindaco e alleviare la
fatica ai suoi uffici, oggi chiamo Chiara Garibaldi, direttore generale di Share Festival, e le passo il numero di cellulare di
Fassino. Così lo chiamerà (“Pronto, sindaco? Sono madamin Share, mi
hanno detto che mi vuol parlare”) e si metteranno d'accordo.
Poi inviterò tutti – Fassi, madamin
Share, il capo di Internet e sua moglie, e pure Frammartino – a
cena a casa mia, e festeggeremo il radioso avvenire di Share, il
festival che portava il futuro a Torino mentre noi celebravamo le
culture del Novecento.
P.S. Occhio che quest'ultima parte è uno scherzo. Tocca spiegarlo perché i soliti genii lo stanno prendendo sul serio. Tristezza portami via...
Molto bene per il lieto fine auspicabile e speriamo probabile per un'iniziativa che se lo merita alla grande.
RispondiEliminaMa chi non ha la fortuna di conoscere un Ferraris che conosce il sindaco che s'interessa alla causa (perché gliela racconta Ferraris, ché le millemila proposte e progetti inviati non se li sono mai filati di striscio) e poi se ne può parlare tutti a cena da Ferraris? Chi deve, vuole o ritiene logico percorrere i canali istituzionali cosa fa? Arriva, dopo mille e mille invii e telefonate, alle anticamere degli assessori, che lo ricevono o no e in ogni caso lo rimandano al frammartino della situazione, che se si degna lo riceve oppure lo demanda al vicetirapiedi o al vice-vicetirapiedi. Nessuno di loro si è preso la pena di leggere il materiale che gli hai mandato almeno 8 volte, anche perché non gliene frega una beneamata. E tu sei lì a fare il postulante e a sorbirti per la miliardesima volta una storia di indigenza che non sai se andargli a comprare un panino o mettergli la scrivania per cravatta.
Salvo poi che quando fai gli eventi, soprattutto in anni elettorali, tutti vogliono venire a onorarti con la loro presenza, perché tanto noi organizzatori siamo tutti garula e non lo capiremmo mai che è una passerella gratis. Con la beffa finale di tanti che si complimentano "per le belle iniziative del Comune/Regione" e magari ti scambiano per un funzionario dell'istituzione e da questa retribuito?
Insomma: la storia di Share forse finisce bene, se non si rivela una promessa elettorale.
Ma la morale è tristissima, perché è sempre la dimostrazione che senza l'intercessione di qualche santo e l'interessamento benevolo del Sovrano, essere bravi serve soprattutto all'autostima.
P.S. Il sindaco è Mayor, non Major
Questo articolo, seppur bello e con lieto fine, anche a me ha messo addosso amarezza (non conosco un Ferraris) e angoscia (in che mani siamo?). E mi ha anche fatto balenare forte e prepotente una domanda: Ma il nostro sindaco non legge niente? Non usa che so...wikipedia per informarsi su cose e persone? Non legge TorinoSette prima di addormentarsi? Qualcuno gli prepara la rassegna stampa? Quindi siamo nelle mani e negli inviti a cena di pochi eletti, che bello.
EliminaCapisco il problema. Senso dell'ironia saltami addosso. Sembra di stare a Servire il Popolo nel '68. Cambiano le ideologie ma la cupezza resta.
RispondiEliminaComunque, a scopo didattico, preciso: non è mia abitudine invitare a cena sindaci. Dovesse capitare, non mancherò di renderlo noto al tribunale del popolo. Ma che orrore, dover spiegare le barzellette.
RispondiEliminaNon si orripili né si offenda, la prego. Lei la cosa l'ha descritta ottimamente, da par suo, ma chi si è sentito toccato in qualche modo dalla vicenda ha di certo dei motivi validi.
RispondiEliminaLa sua consueta e bella ironia riguarda la forma, ma la sostanza fa pensare.
Con profonda stima.