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IL CONGRESSO DEGLI EGITTOLOGI D'EGITTO

Folla al primo Congresso dell'Accademia degli Egittologi d'Egitto, che si è tenuto stamane nella Sala Orologio di Palazzo Civico
Io stamattina ci sono andato, all'audizione del direttore dell'Egizio Christian Greco in Commissione cultura. Una delle più stravaganti pantomime mai imbastite da questa città decerebrata. Uno studioso di valore mondiale, un direttore che ha messo le ali all'Egizio (dato odierno: 71 mila visitatori a gennaio, lo stesso mese del 2015 erano 60 mila), un professionista che sa il fatto suo e lo dimostra ogni giorno, s'è dovuto sottoporre al "giudizio" di un tribunale del popolo di variegata coloritura politica, ma accomunato dalla più crassa e curiale incompetenza; una sorta di gogna pubblica alimentata da fantasiose notizie e voci da portineria, e fomentata da politici opportunisti e da pittoreschi comitati di orecchianti laureati all'università di Facebook. 
Da destra: il direttore Greco, il presidente Versaci, il capogruppo M5S Unia,
e la presidente Daniela Albano. Di spalle, la soprintendente Luisa Papotti
Greco ci mette cinque minuti a informarli, cinque a domarli, e una mezz'oretta a conquistarli con una lectio magistralis di egittologia e museologia insieme "alta" e "pop", impeccabile nei contenuti ed empatica quanto basta per affascinare un uditorio che ha "Sentieri" come koiné emozionale.
Alla fine, i rusticani giacobini del "Giù le mani dall'Egizio" sono spiazzati. I meno carenti sul versante neurologico si son resi conto d'aver pisciato fuori dal vaso e s'ingegnano (per quanto il verbo appaia ottimistico) di ritrovare un senso nell'insensata polemica, ciancicando con trasparente imbarazzo i foglietti sui cui s'erano appuntati le loro elucubrazioni feisbucchiane. 
Una tizia snocciola un elenco di obiezioni-minchiate premettendo che, per carità, sono obiezioni-minchiate dettate dalle errate informazioni lette sui giornali (e brava merla, leggi i giornali solo per trovare conferma alla tua ignoranza, e ti lamenti pure?). Un'altra s'aggrappa alle "notizie imprecise" (e ribrava rimerla, giravano notizie del cazzo e notizie reali, e tu ovviamente hai creduto solo alle notizie del cazzo).
Greco arringa il congresso. Il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci,
in una posa disinvolta, s'informa on line sui nuovi traguardi dell'egittologia
Poi ci sono quelli che s'erano preparati il discorsetto (o glielo avevano preparato) e lo recitano faticosamente ignorando che l'intervento di Greco ha già certificato la natura cazzara del discorsetto medesimo.
Attratto dai temi altamente culturali della seduta, è arrivato pure il presidente del Consiglio comunale, l'imprescindibile Fabio Versaci. Ma non proferisce verbo. Perlopiù smanetta sull'iPhone (vedi foto).
Infine, ci toccano pure le scene da mercato ortofrutticolo con gli irredimibili. Tipo quello che affronta Greco a muso duro ripetendo come un mantra "aria fritta aria fritta" e specificando di essere "un torinese doc". Per cui prendete nota che da oggi #jesuisparisien.
A onor del vero, alcuni consiglieri apprezzano, e alcuni fors'anche capiscono, il discorso di Greco, e alla fine ringraziano. Menzione speciale per l'assessore alle Fontane che chiude la penosa seduta - s'è fatta una certa e gli egittologi d'Egitto possono proseguire la disputa all'accademia del bar sport - ringhiando, rivolta anche ai "comitati" e ai comitanti vicini ai cinquestelle: "L'amministrazione sta con il Museo Egizio". Brava Leon, così mi piaci. In serata la Leon ha anche diramato una dichiarazione che vi riporto come bonus track in fondo al post.
Onore al merito anche per la presidente della Commissione Daniela Albano, che quando s'accende il canaio rintuzza bravamente i più petulanti. Di questo passo può aspirare a un meritato 6, non  appena imparerà a riconoscere persone e ruoli: stavolta ha chiamato Greco "presidente": Christillin  non c'era, quindi non l'ha potuta chiamare "direttore".
Basta così. Ho già sprecato troppo tempo per questa poverata. Se vi interessa, qui trovate una cronaca della pantomima più dettagliata e meno scazzata. 
Io aggiungo soltanto una considerazione e un affettuoso rimprovero, nonché alcuni fatti nuovi o poco noti emersi dal discorso di Greco.

La considerazione

Continuate pure così. Prima o poi Greco si rompe i coglioni e vi manda tutti affanculo. Dice "fatevelo voi l'Egizio" e accetta una delle proposte che gli arriveranno dai migliori musei del mondo, dove lo pagheranno di più e non gli stresseranno i santissimi dando voce al primo idraulico che s'improvvisa professore.

L'affettuoso rimprovero

È per lei, gentile commissaria che invita a intervenire in Commissione una signora presentandola come "una cittadina": apprendo poi da alcuni esponenti dell'opposizione che la signora, oltre che una cittadina come me, è casualmente anche una consigliera cinquestelle della Circoscrizione 7. Niente di male, ci mancherebbe: ma io, come datore di lavoro di lorsignori, esigo di essere informato con la massima accuratezza e trasparenza su ciò che accade sotto il mio naso di contribuente. Le bugie non si dicono; e - come ben sappiamo tutti noi che non possiamo non dirci cristiani - si mente anche per omissione. Quindi, per favore, non lo faccia più.

I fatti

1) L'eventuale "prestito", o "trasferimento", o come volete chiamarlo, non sarebbe per trent'anni, ma al massimo per cinque. Una legge dello Stato vieta infatti non soltanto l'alienazione e lo smembramento, ma anche lo spostamento di parte delle collezioni di un museo per un periodo di tempo superiore a cinque anni. Questo è un dato che mi mancava. Grazie.
2) Greco ha ribadito ancora una volta che i reperti trasferiti saranno 300 e non 17 mila. Gli egittologi d'Egitto manco si rendono conto di quanti sono e di quanto spazio servirebbe per esporre 17 mila reperti. Il museo catanese che nel caso ospiterà i 300 pezzi provenienti dall'Egizio ha una superficie utile di mille metri quadrati. Per esporre 17 mila pezzi servirebbero di conseguenza circa 60 mila metri quadrati. La basilica di San Pietro, la chiesa più grande della cristianità, ha una superficie di 22 mila metri quadrati. Non risulta che a Catania dispongano o progettino di costruire tre basiliche di San Pietro. Quindi di che minchia hanno blaterato gli egittologi d'Egitto per settimane e settimane?
3) I reperti che potrebbero andare a Catania provengono da un unico scavo nella città ellenistica di Teptunys (altro dato che mi mancava: rigrazie). Sono arrivati avventurosamente a Torino negli anni Venti del secolo scorso e non sono mai stati studiati a causa di problemi d'ordine tecnico che non sto a spiegarvi. Il trasferimento consentirebbe in primis di studiarli, assumendo a tale scopo personale specializzato.
4) Ormai l'Egizio si autofinanzia con la biglietteria. Gli incassi sono in crescita esponenziale e adesso hanno raggiunto il 118 per cento dei costi. Questo permette di creare una riserva da destinare alla ricerca. Ed è la ricerca che rende davvero grande un museo.
5) I torinesi sono il 3 per cento del totale dei visitatori del Museo Egizio. Ciò significa che i torinesi si scaldano il piscio per l'Egizio, ma non ci mettono piede. In genere sostengono che ci sono già andati in gita scolastica. Prova provata che non solo non  capiscono una ceppa di egittologia - e fin qui, passi - ma neppure sanno che cos'è un museo moderno. In compenso sdottoreggiano di musei e esposizioni temporanee, giusto per dare aria ai denti. Greco ha spiegato con passione e competenza che cos'è un museo moderno, tentando di far capire allo svantaggiato uditorio la differenza fra un museo che custodisce una collezione e un museo che fa ricerca. Non aspettatevi che ve lo spieghi io, perché - al contrario di Greco - non ho la vocazione dell'insegnante di sostegno. Ritengo comunque che Greco abbia predicato ai sordi, a giudicare dalle successive obiezioni degli eletti del popolo e di alcuni "cittadini" presenti in Commissione.
6) Una "cittadina" ha obiettato che nel vecchio Egizio erano esposti 6 mila pezzi, e in quello nuovo 3 mila, con l'aria sdegnata di quella che al supermercato scopre che nelle confezioni dei pomodorini ce n'è meno di una volta. In realtà, le notifica Greco, nelle gallerie dell'Egizio sono esposti 3500 pezzi; altri 13 mila sono visibili nella cosiddetta "Galleria della cultura materiale"; e prossimamente apriranno due sale dedicate alle ceramiche, con circa 4 mila pezzi.
7) L'accordo di massima con Catania c'è, ma l'operazione è tuttora in fase di studio, sarà valutata da diversi organi di vigilanza e calibrata nei minimi particolari, e non si chiuderà certo domattina. Greco ha rassicurato tutti gli esperti di marketing museale che avanzavano astuti interrogativi sull'uso del marchio, la denominazione dell'eventuale nuovo museo, la responsabilità per la custodia e il restauro dei reperti, la remuneratività e lo status legale dell'operazione. Ha risposto pazientemente ad ogni domanda con dovizia di dati e informazioni, e con estrema diplomazia e disponibilità. L'ho ammirato. Davvero, l'ho ammirato moltissimo. Ha la pazienza di un santo

Bonus track: la dichiarazione dell'assessore alle Fontane

L'assessore Francesca Leon dirama or ora una dichiarazione che ricalca le argomentazioni del direttore Greco e la fa finita - spero in saecula saeculorum - con le minchiate egittologiche d'Egitto che hanno ridicolizzato Torino in questo sfortunato inizio d'anno.
Ben volentieri ricopio qui la leonina dichiarazione:

“Un museo non è solo gli oggetti che espone, ma è attività di ricerca e di studio che permette di costruire significati e racconti, per consentire ai visitatori di approfondire la conoscenza della storia e della cultura egizia, in un contesto ampio e relativo all’intera area del Mediterraneo”.
“E’ in questo ambito che si inserisce la collaborazione con Catania, i cui elementi sono in corso di definizione. Siamo partiti da uno specifico progetto di ricerca relativo a una parte della collezione mai studiata prima, che restituirà valore al museo in tanti modi: riconoscendone il ruolo di leadership a livello nazionale nel campo delle antichità egizie, offrendo possibilità di lavoro a giovani ricercatori, favorendone la conoscenza al di fuori dei confini della città in una regione a forte presenza turistica e costruendo un percorso che contribuirà a valorizzare ancora di più il nostro museo”.
“Questa mattina, nel corso della riunione della V Commissione consiliare, sono state fornite risposte esaustive e approfondite a tutte le domande rivolte dai cittadini, smentendo anche le notizie non corrette riportate da alcuni organi di stampa”.
“La collaborazione con Catania non è un trasferimento del Museo Egizio, né la sua spoliazione. Il progetto è seguito in stretto collegamento con il MiBACT e la Soprintendenza, a garanzia della tutela e del valore scientifico e culturale dell’iniziativa. I reperti che saranno oggetto della ricerca sono circa 300 e, grazie alla collaborazione con la città etnea, il Museo di via Accademia delle Scienze avrà la possibilità di studiarli e restituirli alla collettività attraverso un progetto innovativo e di visione”.

Bonus track 2 - Ultima ora: la minchiata passa in Regione

Pochi minuti fa l'assessore regionale alla Cultura Antonella Parigi ha pubblicato sulla sua pagina Fb lo status che riporto qui sotto. Anche alla Parigi va tutta la mia solidarietà.

Quando è troppo, è troppo. Martedì prossimo dovrò rispondere in Consiglio regionale allo stesso argomento su cui oggi è stato chiamato a riferire Christian Grieco, direttore del Museo Egizio di Torino. Mi chiedono se intendo "difendere la piemontesità" del Museo e impedire l'apertura di una succursale a Catania. Risponderò tecnicamente martedì, ma oggi mi chiedo perché non rispettare un'istituzione che funziona bene, perché fare battaglia politica su questioni superflue e non invece confrontarci su idee, su valori, su visioni, quelle di cui il nostro Paese ha tanto bisogno. Aprire una succursale non solo non è una perdita, ma anzi una valorizzazione del Museo stesso. Per questo in tutto il mondo i grandi musei aprono altre sedi: il Louvre, il Guggenheim, per citarne alcuni. Basterebbero questi esempi di successo a chiudere ogni polemica. Rimane intanto il rammarico per un clima politico che mortifica le iniziative migliori, le nostre eccellenze, la voglia di fare.

Bonus track 3 - Aggiornamento del 4 marzo: la smerdata nazionale

E alla fine, pur di racimolare quattro voti di merda, sono riusciti a renderci ridicoli anche agli occhi dei romani. Proprio dei bei genii, non c'è che dire. La minchiata sabauda s'è risaputa in tutta Italia, e leggete un po' quello che dichiara oggi Franceschini: 
"Davvero strana una polemica così provinciale in una città internazionale come Torino. Come ho già avuto modo di dichiarare, l'apertura di una sede a Catania è un'idea intelligente che contribuirà a valorizzare ancora di più, attraverso una esposizione temporanea, una parte della collezione attualmente non esposta. Il direttore Greco sta facendo un grande lavoro: i numeri parlano chiaro e il suo impegno, anche in campo scientifico, sta portando lustro all'Italia in ambito internazionale. Anche questa idea allinea l'Egizio a molti grandi musei del mondo, a cominciare dal Louvre, che hanno aperto sedi in altre città o addirittura in altri Paesi".
Ecco, bravi, facciamoci sempre conoscere. "Città internazionale", già. Smerdata a livello nazionale.

Commenti

  1. Dopo "sentieri come koinè emozionale" sono caduto dalla sedia. Impagabile

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  2. città internazionale?!???!! ma dove??? :-D innanzitutto Roma, ed in particolare Franceschini, è meglio che badi alle sue tragedie interne (v. reportage SkyTg24 sullo stato di incuria di molti musei della 'Capitale') e in secondo luogo gli altri musei internazionali aprono sedi internazionali in città internazionali, non a Catania! Condivido comunque tutta la spiegazione di Greco.

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