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COPPOLA: IO VADO A CINEMA GAY


Michele Coppola parteciperà al Tglff
Nel tardo pomeriggio di questa Pasqua di Resurrezione ricevo una mail da Michele Coppola, assessore regionale alla Cultura ormai in scadenza. Eccola: leggetela e poi ne parliamo:

"Nell'aprile del 2011 il Consiglio Regionale votò a maggioranza di non concedere il patrocinio della Regione Piemonte all'allora Festival GLBT (l'attuale TGLFF, Ndr). Fu un atto cogente di indirizzo dell'Assemblea regionale, che alcuni strumentalmente provarono ad imputarmi. Il mio punto di vista è chiaramente diverso. Una sola cosa mi interessa evidenziare oggi. Se il Festival continua a sopravvivere è anche grazie al forte sostegno dell'Assessorato alla Cultura al Museo Nazionale del Cinema.
 Sciolto il Consiglio regionale che approvò quell'atto di indirizzo, ho accettato quindi l'invito a partecipare a una delle serate del Festival.  Non vi prenderò parte per ragioni elettorali e per chiedere voti. Credo invece sia giusto contribuire a sanare quella ferita aperta, proprio in una società che doverosamente deve interrogarsi su alcuni temi.
Dico questo nel momento in cui contesto duramente - chiedendo un dibattito pubblico in consiglio comunale di Torino - quanto avviene in alcune scuole materne comunali che dopo aver negato la festa del papà, stanno decidendo di non dedicare tempo e impegno per la ricorrenza del prossimo 11 maggio dedicata alla mamma.
Ho ben chiaro il ruolo irrinunciabile della famiglia e il suo profondo significato e credo si debbano trovare sempre di più sgravi e sostegni economici capaci di rinnovarne la centralità anche nelle politiche di governo regionale.

Sono certo che il prossimo Parlamento regionale saprà andare oltre questa 'rottura', tornando a considerare il TGLFF un festival cinematografico e non un'occasione di scontro politico tra tifoserie".

E' una mail che aspettavo da qualche giorno.

Gianpiero Leo (Ndc)
Beh, per la verità la aspettavo da tre anni, da quell'aprile del 2011, aprile nerissimo per la dignità dell'istituzione Regione, quando la maggioranza di Cota, allora trionfante, tolse al Festival un patrocinio di cui godeva da quasi un quarto di secolo, da parte di giunte sia di centrosinistra, sia di centrodestra. Gianpiero Leo non lo aveva mai messo in  discussione. E va detto che anche dopo quella vergognosa decisione Leo ha continuato - solitario tra i politici della destra - a frequentare e sostenere il Festival.
La quella miserabile vicenda è ben riassunta in un articolo dell'epoca, che vi linko. Fu un diktat di un ossessionato Cota e della Lega, diktat al quale la maggioranza degli alleati non volle opporsi, o si adeguò per convenienza politica, viltà o miseria umana.
Oggi la decisione di Coppola di andare al TGLFF mi riempie di gioia. E' la risposta che speravo, dopo ciò che avevo scritto nel blog il 17 aprile, presentando la ventinovesima edizione del TGLFF,  Torino Gay & Lesbian Film Festival: "Avere ostinatamente negato a Cinema Gay il patrocinio della Regione (riconoscimento simbolico che non implica alcun finanziamento), resta il peggior marchio d'infamia di una giunta che, tra scandali, ruberie e mutande verdi, in quattro anni non si è fatta mancare proprio nulla. E dispiace che l'assessore Coppola, di per sé giovinotto civile e aperto, si sia piegato per convenienza politica o debolezza caratteriale ai diktat dei suoi sciagurati sodali". 
Luca Cassiani (Pd) e il direttore del Tglff Giovanni Minerba
Faccio notare che alla conferenza stampa, quel dì, il consigliere Cassiani (pd) espresse un auspicio ("Spero che dal 25 maggio cambi questo atteggiamento") identico a quello con cui ora Coppola chiude la sua mail.
Il giorno dopo aver scritto quel post ho incontrato Coppola per strada. Mi ha spiegato che lui in pratica in questi anni ha continuato a sostenere il Festival Gay, perché il suo assessorato non ha mai smesso di versare al Museo del Cinema i contributi con i quali il Museo, istituzionalmente, finanzia anche il TGLFF. Gli ho risposto che ci sarebbe mancato altro: ma che, al di là dei soldi, ci sono vergogne che una persona per bene - come sostanzialmente lo considero - non può avallare. Nefandezze su cui anche il silenzio è colpa.
Così ho chiesto a Coppola un segnale di rottura rispetto alle scelte maramalde dei suoi sciagurati ex coboldi. Lui mi ha risposto che temeva, visto il periodo elettorale, che una sua mossa in quel senso venisse letta come una ricerca di facile consenso. Gli ho fatto notare che per un candidato del Ncd mostrarsi tollerante nei confronti della diversità sessuale non è esattamente ciò che si intende per "solleticare gli istinti del proprio elettorato". Gli ho anzi fatto presente che una dichiarazione in tal senso rischia di costargli molti voti, altro che procurargliene.
Per questo motivo trovo che il gesto di Coppola, seppur tardivo,  sia degno di rispetto.
Mentre i moralisti da bar sport che sancirono con il voto la propria omofobia affondano negli scandali da rubagalline, il candidato Coppola ha il coraggio di rischiare il cadreghino per un sussulto di dignità che potrebbe costargli il posto nel prossimo Consiglio regionale; ma gliene assegna uno tra le persone per bene.

Come bonus track, vi riporto qui sotto l'articolo di "TorinoSette" che scrissi all'epoca della malefatta cotiana

Ci sarà pure un motivo

di
Gabriele Ferraris
Il presidente Cota e l’assessore (e candidato sindaco) Coppola dovrebbero cortesemente spiegarci con chiarezza perché hanno ritirato il patrocinio della Regione al Festival Cinema Gay. In quanto dipendenti pubblici Cota&Coppola sono tenuti a rendere pubblica ragione del loro agire. Senza stizzite rispostacce del tipo «è una polemica strumentale ». Nessuno fa polemica, se chiede conto delle loro azioni ai propri dipendenti: provino un po’ a rispondere così a un datore di lavoro privato, i due dipendenti pubblici in questione, e vedi come li fa correre.
Ma finora l’unica spiegazione della coppia Cota&Coppola è stata che Cinema Gay è una manifestazione in cui «la Regione non ha voce in capitolo ». Balle: la Regione non ha «voce in capitolo» in quasi nessuna delle infinite manifestazioni cui concede il patrocinio. Né possono appellarsi ai problemi di bilancio, perché il patrocinio non implica finanziamenti, come ha tenuto a precisare lo stesso Coppola: è un riconoscimento di stima, a costo zero.
Ma allora, cosa significa ritirarlo, dopo che per oltre vent’anni è stato confermato non solo dalle giunte di centrosinistra, ma anche dal centrodestra di Ghigo e Leo, con la benedizione del ministro forzista Urbani? Cota e Coppola intendevano forse infliggere un’umiliazione a chi s’è prodigato per dare a Torino e al Piemonte un festival cinematografico frequentato in media da 40mila spettatori e apprezzato dalla critica nazionale e internazionale? Oppure volevano proclamare al mondo che il Piemonte intero, tramite la maggioranza che governa la Regione (con uno scarto di novemila voti su due milioni e 204 mila votanti, si presume non tutti omofobi), non vuole avere nulla a che spartire con gli omosessuali? O magari era solo una bravata per far ridere gli amici del bar sport?
Suvvia, siamo seri. In nome dei 13 mila euro lordi che ogni mese paghiamo di tasca nostra a Cota, e degli 11mila che versiamo a Coppola, attendiamo spiegazioni chiare, pacate, convincenti. E possibilmente in settimana. Grazie.
La Stampa, Torino Sette, 8 aprile 2011

Commenti

  1. LUCA CASSIANI MI HA INVIATO QUESTO COMMENTO CHE NON RIESCE A POSTARE. LO POSTO IO IN SUA VECE
    Ho letto, e come sempre apprezzato, il pezzo sul tuo blog riguardo al TGLFF - 29 edizione 2014 . Comprendo la posizione e l'imbarazzo dell'amico Michele, al quale va la mia più profonda solidarietà per aver dovuto sopportare questa ed altre vergognose e più gravi scelte della Giunta Cota per oltre 4 anni. In tale giunta lui ha avuto un ruolo non marginale. So che mal digeriva quella linea politica, quella Giunta e la sua maggioranza. Ma, caro gabo, siamo fuori tempo massimo. Non si possono chiudere le stalle ora che i buoi sono scappati. Troppo facile. Noi facciamo politica, non giochiamo con queste cose. Bisognava avere coraggio prima. La Giunta omofoba di Cota ha sempre polemizzato pubblicamente contro il TGLFF sia in regione che in Comune. Ricordo le polemiche di Marrone, Ghiglia, Carossa e del capogruppo in consiglio Comunale Ricca e soci. Mai si è levata una parola di Michele in dissenso. Ne' in consiglio regionale, ne' in Consiglio comunale, neppure in Giunta o sui giornali. Michele comunica benissimo: blog, Twitter, Facebook, ha un capacissimo portavoce e un importante struttura di supporto media. Non una parola in 4 anni. Mai una presa di distanze dalle vergognose ed omofobe dichiarazioni, frutto di pregiudizi medievali e di visioni della sessualità superate anche dal magistero della Chiesa Cattolica.Il cattolicissimo Leo e la giunta Ghigo erano avanguardia rispetto a Cota, Ghiglia& soci. Dov'era Michele quando difendevamo la qualità culturale del festival? Dov'era rispetto al suo gruppo regionale di Forza Italia che voto' contro il patrocinio? Perché non si presentava mai alle conferenze stampa, alle proiezioni, all'inaugurazione del più importante festival cinematografico con tematiche LGBT d'Europa? Troppo tardi, siamo fuori tempo massimo. I valori, i diritti si difendono sempre, non si mercanteggia il pentimento a seconda del momento storico. Stimo e conosco Michele da anni, ma stavolta il rimedio e' peggiore del male. Ed ha il sapore di una presa in giro. Meglio che di questo Festival, lui che non l'ha mai difeso, non se ne occupi. E' vero, i soldi li davano, ma in modo farisaico, vergognandosene e negando il doveroso sostegno e patrocinio istituzionale. E Michele con loro. E' una questione di stile, di rispetto di opportunità. La sua presenza, dopo 4 anni di colpevole e complice silenzio, e' assolutamente fuori luogo, sa di finto, di posticcio. Poi che venga pure, lo accoglieremo. Noi non discriminiamo mai, loro si. I mea culpa in limine elezioni sono sempre mal visti... Lui ha una visione laica e aperta sul tema dei diritti della comunità LGBT. Lo so e lo riconosco. Ma aver omesso colpevolmente( piaggeria? Poco coraggio? timore per la poltrona?) di alzare la voce in tutti questi anni, da cittadino ed assessore alla Cultura del Piemonte, non può essere dimenticato o passare sotto silenzio. La comunità LGBT piemontese e nazionale merita rispetto sempre, non a legislature alterne.
    Con la solita cordialità.
    Luca Cassiani

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