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Carramba che sorpresa! Vendittone abbraccia Alessandra, la figlia del suo primo batterista, che stanotte l'ha sfamato |
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Tiberio Ferracane, da oggi "Vincent" |
Carrambata nella notte a San Salvario, dopo il concerto di
Antonello Venditti al Lingotto. Siamo a cena in un posto che non conosco, il
"Barbagusto" di via Belfiore 36 (per inciso, si mangia bene e si paga poco), che ha tenuto aperto apposta per accoglierci. Sono passate le due, oltre alla Venditti's band al tavolo c'è anche
Tiberio Ferracane, cantautore torinese amico del manager di Antonello e - giudico da come si muove - frequentatore abituale del posto. Mi spiega che lui ci suona sovente, talora con il sodale
Federico Sirianni.
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Eravamo tre amici in cantina. Venditti è quello seminascosto a destra |
Insomma, siamo lì che ceniamo e intanto perculiamo il povero Tiberio chiamandolo "Vincent" nel senso di Vincent Cassel (al quale oggettivamente rassomiglia moltissimo) e chiedendogli come sta adesso che la Bellucci lo ha mollato; quando arriva la titolare del "Barbagusto", e si presenta: si chiama Alessandra Kiddshaw. "Strano cognome", dice qualcuno. Vendittone opina: "Beh, anche il mio primo batterista si chiamava così, veniva dal Sudafrica". E la ragazza bruna, con sorriso da "Carramba che sorpresa": "E' mio papà".
Seguono baci, abbracci e scambi di fotografie di famiglia: in una, scattata al "Puff", cave romana gestita all'inizio degli anni 70 da Lando Fiorini, compaiono, accanto a papà Alanrobert Kiddshaw alla batteria e a un chitarrista di nome - mi pare - Damiano Gianandrea, un giovanissimo Venditti assolutamente improbabile, senza barba e soprattutto senza Ray Ban. Apprendiamo con soddisfazione che papà Alanrobert gode di buona salute, e vive vicino a Roma dove gestisce un laghetto di pesca sportiva e suona ancora la batteria per diletto. Prima ha lavorato in banca per anni. Finché non ha deciso di licenziarsi. Immagino che facendolo gli sia tornata in mente la fatidica domanda dell'antico sodale: "Ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?".
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