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Alberto Vanelli lascia il trono di Venaria |
Nel post
"Castello di Rivoli: trent'anni di solitudine e un futuro incerto" ho accennato al piano B, che prevede di unire le traballanti sorti di Rivoli a quelle, vincenti, della Reggia di Venaria. Un piano non insensato, ma che oggi presenta un'incognita fondamentale. Il
"modello Venaria" sta infatti per affrontare la prova del fuoco: ovvero il
cambio del direttore. Alberto Vanelli scade a gennaio, e non può essere
confermato in base al decreto Madia.
Da tempo si sa che il successore in pectore è Mario Turetta. L'attuale
direttore regionale per i Beni culturali ha dato ottima prova di sé realizzando
l'ambizioso progetto del
Polo Reale (quasi mezzo milione di visitatori tra agosto 2013 e agosto 2014). E dunque, sulla carta, è destinato a
far benissimo anche a Venaria. Ma
l'exploit della Reggia, roba da un milione di presenze all'anno, è il frutto del
lavoro di una personalità complessa, quella di Alberto Vanelli, che
negli anni della sua direzione è stato
il motore unico dell'intero progetto.
Si è occupato della gestione, dell'amministrazione, della promozione;
ha scelto le mostre, ha organizzato i cartelloni degli spettacoli, ha
ideato le attività di anumazione per adulti e bambini. Insomma, ha fatto
tutto lui. Rischiando pure grane giudiziarie per eccesso di
decisionismo.
La sua è stata una sfida irripetibile.
Non si può prevedere che cosa accadrà a Venaria con un direttore
"normale". Magari andrà ancora meglio; o magari no. Voglio dire: non è
che tutte le residenze sabaude trabocchino di visitatori. E in genere i
musei e i luoghi d'arte italiani non sono celebri per appeal e
attrattività. Né per dinamismo. Se si pensa all'esistenza tristanzuola
di monumenti analoghi (guardate cosa capita alla Reggia di Caserta...),
appare chiaro che Venaria è l'eccezione, non la regola: senza diventare
un luna
park, ha svecchiato il concetto di "fruizione" del bene architettonico
da parte del grande pubblico. L'alto numero di biglietti d'ingresso
venduti è garanzia di salute economica, e copre almeno un terzo
dell'intero
bilancio di 15 milioni. Ma proprio per questo motivo un calo delle presenze avrebbe ripercussioni gravi, anche sul piano occupazionale. L'incubo di chi vede la faccenda sotto
questa luce è che anziché arrivare alla "venarizzazione" del Castello di Rivoli,
si finisca con "rivolizzare" Venaria.
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