Il panorama culturale piemontese:proiezione 2015-2020. Intanto ieri hanno presentato il rapporto sul 2014 |
Soldi: la caduta è finita? Non contateci
La prima sottolineatura riguarda le risorse: nel 2014 finalmente la tendenza negativa si è invertita, ma di pochissimo: 246,05 milioni di euro destinati alla cultura, contro i 244,5 del 2013. Ma dal 2000, quando i milioni (ai valori attuali) furono 394,1, il crollo è stato spaventoso. E le prospettive future sono pessime: come vi ripeto da tempo, il peggio deve ancora venire.Questo a fronte di un settore economico importante: nel 2014 le imprese creative in Piemonte erano 31.657, con 120 mila occupati (-0,2% sul 2013) e un valore aggiunto di 6,5 miliardi di euro (+1,9% sul 2013). Ma attenti: questo dato è ingannevole perché include molteplici attività, comprese editoria, audiovisivi, emittenza radiotelevisiva, studi di architettura, design, produzione di videogiochi e software. Limitandosi ai settori del cinema, della musica, del teatro e della radiotelevisione si scopre che negli ultimi quattro anni si sono perse circa 100 imprese, con un calo pesante dei lavoratori: nel 2010 in quell'ambito c'erano oltre 8 mila contribuenti, scesi a meno di 7 mila nel 2013. A incidere maggiormente sono gli oltre mille contribuenti persi dalla musica, che vanno a sommarsi ai 200 del teatro e ai 300 della radiotelevisione. Più di millecinquecento addetti (su 8 mila) persi in quattro anni sarebbero un vulnus insopportabile e non sopportato supinamente da qualunque settore produttivo con un minimo di identità sindacale e di classe. Nel mondo degli individualisti furbetti la mattanza passa quasi sotto silenzio perché ciascuno spera che tocchi soltanto agli "altri".
Beh, bamboli, ho una notizia: gli altri siete voi.
Ma lo scandalo vero - e la radice di tutti i mali - è il solito: in Piemonte la spesa destinata dall’insieme delle pubbliche amministrazioni a favore della cultura rappresentava nel 2014 lo 0,6% del Pil regionale, poco al di sopra della media delle altre regioni (0,58% del Pil). Un "non investimento" degno di un paese che - con crescente sprezzo del ridicolo - si ostina a pretendersi "civile".
I musei vanno bene (a Torino)
Seconda sottolineatura: il boom dei musei, che nel 2014 hanno avuto 5,2 milioni di visitatori. Vanno bene quelli di Torino, con 4 milioni di visitatori (+6% rispetto al 2013) e una tendenza alla crescita (+6% nel primo semestre 2015), mentre sono in affanno quelli nel resto del Piemonte (-12% rispetto al 2013). È la controprova di quanto conti l'impegno dell'amministrazione pubblica: a Torino il Comune ha puntato e punta con decisione sui musei e sulle grandi mostre, e i risultati concreti si vedono. Altrove l'attenzione delle amministrazioni civiche è spesso minima: basta farsi un giretto per il Piemonte per imbattersi in musei e altri beni artistici con potenzialità immense, ma abbandonati a se stessi, trascurati o scarsamente valorizzati (a mo' d'esempio vedete un po' a questo link quale meraviglia segreta ho scoperto l'estate scorsa a Novi). Purtroppo in quest'ambito le prospettive sono scarsissime finché non si troverà un vaccino contro la sindrome da tafazzi di sindaci e assessori alla cultura sprovvisti della medesima.
Noto invece il ruolo sempre positivo dell'Abbonamento Musei, con 100 mila tessere che hanno generato 750 mila ingressi.
Au contraire, va da schifo lo spettacolo dal vivo: nel 2014 si sono venduti 2,2 milioni di biglietti (la musica fa ancora la parte del leone, circa la metà del totale) con un calo dell'8% rispetto al 2013, e con un incasso di 41,4 milioni di euro (-16,2%).
Infine, per vostra comodità, vi ricopio qui la sintesi del Rapporto sulla "partecipazione culturale": tanto per mettere le cose in chiaro.
La partecipazione culturale
"L'analisi dei dati sulla partecipazione culturale dei residenti in Piemonte mostra i segnali di una leggera ripresa: nel 2014, infatti, il numero di persone che ha dichiarato di aver preso parte ad attività culturali è in aumento in tutti gli ambiti pur non riuscendo tutt’oggi a coinvolgere la maggioranza della popolazione.L’attività più diffusa si conferma essere il cinema, scelto dal 48% dei piemontesi, mentre le visite ai musei coinvolgono poco più del 35% dei residenti in regione. Crescono ma restano sotto la soglia del 20%, i consumi di teatro, musica classica e altri generi musicali. Pur recuperando 2 punti percentuali rispetto all’anno precedente, ancora nel 2014 meno di 1 piemontese su 2 ha dichiarato di aver letto almeno un libro nel corso dell’anno. Diminuisce la lettura di quotidiani cartacei (53% nel 2014, a fronte del 57% del 2013) e rimane stabile la lettura di quotidiani e riviste sul web, scelta dal 32% della popolazione.
Radio e tv continuano a essere canali d’intrattenimento privilegiati e diffusi: la prima usata da 6 piemontesi su 10, la seconda da quasi 9 piemontesi su 10. Ciononostante, uno sguardo su un periodo più ampio, ovvero gli ultimi 10 anni, mette in evidenza un trend negativo che ha visto assottigliarsi anno per anno il numero di persone coinvolte. Di riflesso cresce, ma di poco rispetto al 2013, il numero di residenti in Piemonte che usa no Internet e il pc (poco meno di 6 piemontesi su 10). In questo caso lo sguardo sul lungo periodo accende l’evidenza del cambiamento vissuto negli ultimi dieci anni: nel 2005, infatti, solo 3 piemontesi su 10 usavano Internet e 4 su 10 il pc.
Il dato sulla partecipazione non si traduce, tuttavia, in aumento proporzionale della domanda, ovvero dei biglietti venduti per le varie attività culturali. A eccezione dei musei, in cui l’andamento è positivo a entrambi i livelli, nell’ambito del cinema, del teatro e della musica un numero maggiore di persone che ha dichiarato di aver preso parte a spettacoli non ha segnato un’inversione di tendenza negli incassi ai botteghini".
Insomma: guardano tanta tv, non leggono, massimo dello sforzo qualche volta vanno al cine, e per il resto si vantano, ma non sganciano. Chapeau. Dei veri intellettuali.
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