Sta sulla Stampa di oggi la notizia che la procura della Repubblica ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati, sui conti del Museo del Cinema. Per pura coincidenza, giusto l'altro giorno in Commissione l'assessore Leon ha ribadito che la situazione contabile del Museo è pessima ed è indispensabile che alla Mole le leve di comando siano nelle mani di "una forte struttura amministrativa".
Il bilancio definitivo del 2016 segna un passivo, mentre nell'assestamento del novembre scorso risultava in pareggio. L'allora presidente del Museo del Cinema, Paolo Damilano, ne aveva chiesto conto all'ex direttore Alberto Barbera.
La faccenda è assai ingarbugliata. Soprattutto non si capisce a quanto ammonti il "buco": quando se ne parlò per la prima volta erano girate le cifre più varie; e anche oggi i giornali continuano a parlare di "oltre 300 mila euro", mentre dal bilancio consultivo 2016 (finalmente disponibile sul sito del Museo) ne risultano 181 mila.
Nella sua relazione di gestione (datata 31 dicembre 2016, e anch'essa adesso disponibile sul sito) l'allora presidente Damilano indicava come cause del disavanzo il "significativo incremento dei costi gestionali", passati da 8,7 milioni a 9,6 (+ 10,3%), e così li elencava: "le spese per prestazioni di servizi (che passano da € 4.762,0 mila ad € 5.266,8 mila con un + € 504,8 mila pari a + 10,6%) , gli oneri diversi di gestione (che passano da € 874,5 mila ad € 979,3 mila con un + 104,8 mila pari a + 12,0%), le spese per i festival (che passano da € 995,4 mila ad € 1.125,3 mila con un + 129,9 mila pari a + 13,0%), il Torino Film Lab (che passa da € 1.293,6 mila ad € 1.400,2 mila con un + 106,6 mila pari a + 8,2%), le spese generali (che passano da € 774,9 mila ad € 810,9 mila con un + 36,0 mila pari a + 4,6%) ed ha completamente annullato gli effetti positivi di maggiori ricavi gestionali per € 455 mila (€ 5.075 mila del 2015 contro € 5.530 mila del 2016 con + 9,0%) e di contributi per complessivi € 267 mila a vario titolo di competenza del 2016 (€ 8.236 mila del 2015 contro € 8.503 mila del 2016, con + 3,2%)".
La relazione di Damilano prosegue così: "Il negativo effetto dell’incremento dei costi gestionali 2016 si è così trasferito – inevitabilmente – nell’analisi scalare del relativo conto economico dove il saldo del valore aggiunto (differenza tra ricavi e proventi e costi gestionali al lordo del costo del personale) passa da € 3.932 mila del 2015 ad € 3.749 mila del 2016 (- € 183 mila pari ad un - 4,6%);
al saldo di minor valore aggiunto, si aggiunge l’aggravante del maggior costo del personale, che passa da € 3.172 mila del 2015 ad € 3.330 mila del 2016 (+ € 158 mila, pari ad un + 5,0%);
che penalizza l’ebitda, riducendolo da € 759,6 mila del 2015 ad € 418,4 mila del 2016 (- € 341,2 mila, pari ad un – 44,9%);
dopo gli ammortamenti (€ 349,7 mila del 2015 contro € 331,8 mila del 2016, + € 17,9 mila pari a + 5,4%), il risultato operativo è pari a + € 68,6 mila contro + € 188,8 (mila del 2015 (- € 120,2 mila paria – 63,6%;
e con il conteggio delle sopravvenienze passive nette (€ 56,5 mila), degli interessi passivi netti (€ 132,6 mila) e dell’imposta IRAP (€ 60,6 mila), si perviene alla perdita di esercizio di € 181 mila".
Non so voi, io ci capisco poco. L'unica cosa che riesco a comprendere persino io è che il disavanzo scritto in fondo al bilancio consuntivo 2016 è 181 mila euro, non trecentomila.
Quindi spero tanto che la magistratura ne venga a capo in fretta. Così finalmente anche noi non ragionieri sapremo come stanno le cose, e perché.
Il bilancio definitivo del 2016 segna un passivo, mentre nell'assestamento del novembre scorso risultava in pareggio. L'allora presidente del Museo del Cinema, Paolo Damilano, ne aveva chiesto conto all'ex direttore Alberto Barbera.
La faccenda è assai ingarbugliata. Soprattutto non si capisce a quanto ammonti il "buco": quando se ne parlò per la prima volta erano girate le cifre più varie; e anche oggi i giornali continuano a parlare di "oltre 300 mila euro", mentre dal bilancio consultivo 2016 (finalmente disponibile sul sito del Museo) ne risultano 181 mila.
Nella sua relazione di gestione (datata 31 dicembre 2016, e anch'essa adesso disponibile sul sito) l'allora presidente Damilano indicava come cause del disavanzo il "significativo incremento dei costi gestionali", passati da 8,7 milioni a 9,6 (+ 10,3%), e così li elencava: "le spese per prestazioni di servizi (che passano da € 4.762,0 mila ad € 5.266,8 mila con un + € 504,8 mila pari a + 10,6%) , gli oneri diversi di gestione (che passano da € 874,5 mila ad € 979,3 mila con un + 104,8 mila pari a + 12,0%), le spese per i festival (che passano da € 995,4 mila ad € 1.125,3 mila con un + 129,9 mila pari a + 13,0%), il Torino Film Lab (che passa da € 1.293,6 mila ad € 1.400,2 mila con un + 106,6 mila pari a + 8,2%), le spese generali (che passano da € 774,9 mila ad € 810,9 mila con un + 36,0 mila pari a + 4,6%) ed ha completamente annullato gli effetti positivi di maggiori ricavi gestionali per € 455 mila (€ 5.075 mila del 2015 contro € 5.530 mila del 2016 con + 9,0%) e di contributi per complessivi € 267 mila a vario titolo di competenza del 2016 (€ 8.236 mila del 2015 contro € 8.503 mila del 2016, con + 3,2%)".
La relazione di Damilano prosegue così: "Il negativo effetto dell’incremento dei costi gestionali 2016 si è così trasferito – inevitabilmente – nell’analisi scalare del relativo conto economico dove il saldo del valore aggiunto (differenza tra ricavi e proventi e costi gestionali al lordo del costo del personale) passa da € 3.932 mila del 2015 ad € 3.749 mila del 2016 (- € 183 mila pari ad un - 4,6%);
al saldo di minor valore aggiunto, si aggiunge l’aggravante del maggior costo del personale, che passa da € 3.172 mila del 2015 ad € 3.330 mila del 2016 (+ € 158 mila, pari ad un + 5,0%);
che penalizza l’ebitda, riducendolo da € 759,6 mila del 2015 ad € 418,4 mila del 2016 (- € 341,2 mila, pari ad un – 44,9%);
dopo gli ammortamenti (€ 349,7 mila del 2015 contro € 331,8 mila del 2016, + € 17,9 mila pari a + 5,4%), il risultato operativo è pari a + € 68,6 mila contro + € 188,8 (mila del 2015 (- € 120,2 mila paria – 63,6%;
e con il conteggio delle sopravvenienze passive nette (€ 56,5 mila), degli interessi passivi netti (€ 132,6 mila) e dell’imposta IRAP (€ 60,6 mila), si perviene alla perdita di esercizio di € 181 mila".
Non so voi, io ci capisco poco. L'unica cosa che riesco a comprendere persino io è che il disavanzo scritto in fondo al bilancio consuntivo 2016 è 181 mila euro, non trecentomila.
Quindi spero tanto che la magistratura ne venga a capo in fretta. Così finalmente anche noi non ragionieri sapremo come stanno le cose, e perché.
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