Spiace aver sempre ragione, ma la Legge di Murphy ("Se qualcosa può andar male, lo farà") è inflessibile. Quando poi s'incrocia con la Legge del Minchione ("Se c'è una minchiata da commettere, il minchione la commetterà") il risultato è devastante.
Scrivevo l'11 giugno, nel post "I fatti di Torino, la responsabilità oggettiva e la Legge di Murphy": "Mi auguro, in quanto contribuente, che il Comune abbia stipulato un'adeguata assicurazione sull'evento di piazza San Carlo. In caso contrario l'ammontare dei risarcimenti sarebbe tale da chiudere definitivamente ogni residua speranza del Comune di evitare la bancarotta".
Avevo pure provato a chiedere lumi ad alcuni protagonisti di quel raffinato consesso di energie creative che s'annida a Palazzo Civico: e avevo ricevuto esaustive risposte tipo "boh", "mah" e "non so". Per cui il 12 giugno, nel post "La signora Tramonti ci regala un assessore alla Cultura e una Madame Malaussène", ribadivo il concetto: "Speriamo soltanto che per la seratona di piazza San Carlo sia stata stipulata una robusta assicurazione e i massimali coprano le milionarie richieste di risarcimento".
Silenzio di tomba. Ma fa troppo caldo per giocare al giornalista investigativo in una vicenda che richiederebbe piuttosto l'intervento di un buon giudice istruttore e magari di un'insegnante di sostegno. Quindi ho aspettato che qualche giornalista volonteroso si prendesse la briga di verificare nei fatti ciò che dal mio punto di vista - in base alla logica e alle succitate leggi di Murphy e del Minchione - era già assodato. E oggi, finalmente, leggo su Repubblica la conferma dell'ineluttabilità delle due leggi: " Il Comune non ha fatto una copertura ad hoc per l’evento del 3 giugno".
Ora tutto sta a vedere a chi toccherà la colpa.
A questo punto azzarderei un altro vaticinio.
Giusto due giorni fa l'assessore Leon ha ribadito in Commissione che "come promesso, le risorse per la cultura - tagliate nel bilancio di previsione 2017 - saranno integrate. Molto presto ci saranno notizie positive in tal senso".
Ecco: se sarà confermato che non c'è copertura assicurativa per risarcire i feriti (per non dir della povera Erika), prevedo che le tanto attese "risorse aggiuntive" prenderebbero una strada molto ma molto diversa da quella auspicata dai responsabili delle istituzioni culturali.
Scrivevo l'11 giugno, nel post "I fatti di Torino, la responsabilità oggettiva e la Legge di Murphy": "Mi auguro, in quanto contribuente, che il Comune abbia stipulato un'adeguata assicurazione sull'evento di piazza San Carlo. In caso contrario l'ammontare dei risarcimenti sarebbe tale da chiudere definitivamente ogni residua speranza del Comune di evitare la bancarotta".
Avevo pure provato a chiedere lumi ad alcuni protagonisti di quel raffinato consesso di energie creative che s'annida a Palazzo Civico: e avevo ricevuto esaustive risposte tipo "boh", "mah" e "non so". Per cui il 12 giugno, nel post "La signora Tramonti ci regala un assessore alla Cultura e una Madame Malaussène", ribadivo il concetto: "Speriamo soltanto che per la seratona di piazza San Carlo sia stata stipulata una robusta assicurazione e i massimali coprano le milionarie richieste di risarcimento".
Silenzio di tomba. Ma fa troppo caldo per giocare al giornalista investigativo in una vicenda che richiederebbe piuttosto l'intervento di un buon giudice istruttore e magari di un'insegnante di sostegno. Quindi ho aspettato che qualche giornalista volonteroso si prendesse la briga di verificare nei fatti ciò che dal mio punto di vista - in base alla logica e alle succitate leggi di Murphy e del Minchione - era già assodato. E oggi, finalmente, leggo su Repubblica la conferma dell'ineluttabilità delle due leggi: " Il Comune non ha fatto una copertura ad hoc per l’evento del 3 giugno".
Ora tutto sta a vedere a chi toccherà la colpa.
A questo punto azzarderei un altro vaticinio.
Giusto due giorni fa l'assessore Leon ha ribadito in Commissione che "come promesso, le risorse per la cultura - tagliate nel bilancio di previsione 2017 - saranno integrate. Molto presto ci saranno notizie positive in tal senso".
Ecco: se sarà confermato che non c'è copertura assicurativa per risarcire i feriti (per non dir della povera Erika), prevedo che le tanto attese "risorse aggiuntive" prenderebbero una strada molto ma molto diversa da quella auspicata dai responsabili delle istituzioni culturali.
Commenti
Posta un commento