In marcia verso un destino manifesto: capitale dell'agnolotto del plin |
Sono ancora in attesa dei dati dei Musei Civici, del Museo del Cinema e dei Musei Reali. Al momento risultano in frenata tre delle più importanti istituzioni museali torinesi (Mauto, Egizio, Venaria) e in controtendenza il solo Castello di Rivoli.
Ma ieri sera un interessante spunto di riflessione mi è arrivato dalla presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin: commentando il dato del -0,2% di visitatori nel 2018, Eve concorda con me che si tratta tutto sommato di "un'inezia": e difatti non è il calo delle presenze ad allarmarmi, quanto la mancata crescita per due anni consecutivi, fatto insolito e non fausto per un museo che eravamo abituati a considerare non soltanto il fiore all'occhiello, ma anche la "locomotiva" del turismo a Torino, un marker della salute di quel settore.
Sono però convinto che la battuta d'arresto - ampiamente prevedibile e prevista - dipenda da fattori esterni ai musei: in particolare da una contrazione o da una variazione dei flussi turistici. Tipo che se puntiamo su una Torino capitale dell'abboffo, cambieranno - e forse già stanno cambiando - le motivazioni dei visitatori, interessati più al formaggio di fossa che alle mummie.
Me ne dà un'indiretta conferma la presidente Eve quando mi ricorda i 4 milioni e 100 mila visitatori delle mostre all’estero, organizzate, prodotte e vendute dall’Egizio, e mi fa notare che quelle mostre "rappresentano un autentico lavoro di studio, ricerca e produzione culturale" del Museo, di cui è giusto tenere conto.
Osservazione perfetta: in Cina l'offerta del Museo Egizio è apprezzata in quanto tale. E' ciò che si aspetta il pubblico. E dunque le mostre all'estero funzionano. Ma, tornando a Torino, mi sembra chiaro che se la città punta sempre più sul "turismo enogastronomico" (e i nostri zuavi non perdono occasione di ripeterlo) è naturale che aumentino i frequentatori delle trattorie e diminuiscano quelli del Museo Egizio: trattasi di posizionamento. E presuppone una strategia. Se non ci è riuscito il colpo della capitale della cultura, magari ci riesce quello della capitale dell'agnolotto del plin.
Intanto qualche maestro dello scaricabarile ne approfitterà per dare la colpa ai direttori dei musei, invocandone la sostituzione con gli amichetti della parrocchietta. Sempre questione di sedersi a tavola è.
Continua con "Fondazione Musei sull'altalena"
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