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CIOCCOLATO' AMARO: STORIA DI APPALTI, CADUTE DAL PERO E VISURE CAMERALI

La foto ci mostra un Alberto Sacco che s'aggira felice fra gli stand. Ma anche quest'anno il cioccolato è amaro
Stamattina la brava collega De Ciero racconta sul Corriere di Torino una serie di criticità che anche quest'anno accompagnano la travagliata gestazione della più sfigata delle manifestazioni torinesi sfigate: Cioccolatò.
Vi consiglio di leggervi l'articolo. Merita. La collega s'è sobbarcata un lavoraccio stressante, e lo dico con conoscenza di causa. Anch'io avevo cominciato a interessarmi alla vicenda, ma ben presto mi sono rotto le scatole. Comunque, giusto per non buttare via niente, voglio raccontarvi le mie simpatiche avventure di sabato 26 ottobre, quando per mia malaugurata sorte mi sono messo in testa di capire cosa bolle nel carlderone dei cioccolatai municipali. 

Primo step: chi organizza Cioccolatò?

Andiamo con ordine. Venerdì 25 ottobre in Comune presentano l'edizione 2019 di Cioccolatò. L'indomani, sabato, mi sveglio di buon mattino e, dopo una frugale colazione, mi sorge una curiosità. Così dedico il resto della giornata a tentare di venirne a capo.
Dal comunicato distribuito venerdì 25 ai giornalisti si evince che la manifestazione è organizzata dalla società "Etica srl", la cui responsabile si chiama Maria Gentile. Mentre il "programma culturale" è curato da Marco Fedele, consulente di "Etica srl". Ma nel comunicato non c'è traccia di informazioni su "Etica srl". Chi sono i soci? Quali le referenze della società, le competenze, le esperienze nel settore? Non riusulta nulla. Neppure un numero di telefono. Però durante la conferenza stampa viene più volte ripetuto che "Etica srl" è la società che s'è aggiudicata il bando per organizzare Cioccolatò fino al 2020, con opzione fino al 2023, e ne ha già curato la scorsa edizione.
Terminata la conferenza stampa, per sapere di più di questa "Etica srl" chiedo lumi all'assessore Sacco. Lui mi rimanda a una signorina lì presente (che è molto gentile ma non è la signora Maria Gentile). "E' lei la referente", mi dice Sacco. La "referente" mi dice di scriverle a un indirizzo mail (un "info@cioccolato-to-eu", non nominale): mi darà tutte le risposte che mi interessano. Io eseguo, e la sera stessa di venerdì ricevo una risposta. Piuttosto informale, direi. La mail non è né intestata, né firmata, né tantomeno c'è un recapito telefonico. Chi scrive mi dice che "i nomi dei soci di Etica sono pubblici ovviamente, e si tratta di Maria Gentile e Maindra srls. Etica ha sede in Torino in via Garibaldi 8. La società non ha un sito internet al momento perché neocostituita ma è gestrice del sito ufficiale di https://www.cioccola-to.eu/".
Non riesco a trovare notizie on  line neppure su "Maindra srl".

Secondo step: chi organizzava l'anno passato?

Così quel sabato mattina vado a rivedermi il post che avevo dedicato l'anno scorso a Cioccolatò, nel quale riportavo e commentavo il comunicato ufficiale, e leggo: "Il comunicato stampa & propaganda passa la parola a Gregorio Catricalà, responsabile di Craun & Crest, la società che già l'anno scorso (2017, NdG) avrebbe dovuto organizzare Cioccolatò in quanto vincitrice di un pur contestato bando; ma dopo i primi rassicuranti proclami, all'ultimo minuto la Craun & Crest fece sapere all'attapirato Sacco di "avere difficoltà operative e gestionali e in particolare l’impossibilità di realizzare l’edizione 2017 di CioccolaTò per la l’assenza di tempo utile al coordinamento delle professionalità e al reperimento delle stesse e all’organizzazione di tutte le altre attività legate all’evento". Sicché Cioccolatò non si fece. Il Comune, all'epoca, s'era alquanto seccato e aveva revocato l'aggiudicazione dell'incarico. Ma sapete com'è, il tempo è un gran medico, cura dolori e rancori, e alla fine tutto si sistema. A quanto pare, in dodici mesi quelli di Craun & Crest sono riusciti a reperire e coordinare le professionalità, per cui - scusate il ritardo - si presentano belli freschi all'appuntamento con la Storia". Segue dichiarazione autentica del succitato Catricalà di Craun & Crest. 
Dunque l'anno scorso Cioccolatò fu organizzato da Craun & Crest, e non già da Etica srl. Che peraltro non vedo come avrebbe potuto, essendo "neocostituita": per la precisione, è nata a marzo di quest'anno, per cui mi domando quando mai abbia svolto servizi analoghi (mostre, manifestazioni, eventi), nel triennio 2014- 15-16, come prescrive l'articolo 3 del capitolato d'appalto.

Terzo step: chi ha vinto il bando?

Venerdì 25 la stessa signorina indicatami da Sacco come la referente di Etica srl, a margine della conferenza stampa mi ha dichiarato che, per aggiudicarsi dal Comune la concessione e il marchio di Cioccolatò, Etica srl ha "investito 500 mila euro spalmati sui cinque anni" (di concessione), e che questo è il secondo anno. Secondo il bando del Comune pubblicato nel 2017 il valore dell'appalto, Iva esclusa, era di 269.000 euro (comprensivi dell’opzione di ulteriore affidamento), da ottobre 2017 fino alla fine del 2020 Ricordo che nel 2017 la Craun & Crest si aggiudicò l'organizzazione di Cioccolatò (che poi quell'anno non riuscì a realizzare) con un'offerta di 406 mila euro.

Quarto step: Sacco ne sa quanto me

Mosso da irrefrenabile curiosità, verso le dieci del sabato mattina molesto telefonicamente il mio Assessore Triste favorito, Alberto Sacco.
L'affabile Sacco casca dal pero. Gli faccio notare che lo scorso anno Cioccolatò venne organizzato da Craun & Crest, e lui si stupisce: "Ma sei sicuro?".  Beh, se non sei sicuro tu... Sacco mi pare un po' spaesato, sulla questione. Ipotizza che "Etica sia la società che cura il programma culturale": gli faccio notare che nel comunicato sta scritto che "Cioccolatò è un appuntamento della Città di Torino realizzato da Etica srl", e ciò è stato più volte confermato in conferenza stampa (presente Sacco medesimo, by the way), mentre il responsabile del "programma culturale" è (carta canta e comunicato pure) il signor Marco Fedele che mi si è presentato come semplice "consulente" di Etica srl; e per inciso Fedele afferma di essersi occupato anche della precedente edizione di Cioccolatò. Insomma, insisto con Sacco, vorrei solo capire come funziona.

Quinto step: Sacco indaga

Sacco a questo punto ammette di non sapermi dire nulla di preciso perché, "proprio per tenere la politica fuori dalle procedure amministrative", non ha seguito direttamente l'iter dell'assegnazione di Cioccolatò. Boh, beato lui che si fida.
E chi l'ha seguito?, insisto io. Sacco mi rivela che esiste un "responsabile del procedimento"  e mi passa il numero di cellulare del funzionario addetto. Però, aggiunge, "è sabato, è difficile che risponda". Magnifico. Però mi rassicura, Sacco: "Lunedì me ne occuperò personalmente, indagherò e ti potrò chiarire tutto". Non ne dubito. Semmai trovo bizzarro che un assessore debba "indagare" su fatti che riguardano il suo assessorato. Ma può capitare. Anche a me succede di indagare in casa mia, per scoprire dove la governante mi nasconde i calzini.
Per la cronaca, Sacco non l'ho più sentito. Però nel frattempo ha provveduto a far piazzare le baracchette in via Roma già nei giorni di Artissima e a sospendere (a beneficio di Cioccolatò) la Luce d'Artista "Miracola". Quando vuole sa essere rapido ed efficiente, l'assessore.

Sesto step: il "responsabile del procedimento"

Comunque, in quell'alacre sabato mattina, io provo a chiamare pure il "responsabile del procedimento". E sono premiato: risponde. Ma appena mi presento e accenno a Cioccolatò il "responsabile", piuttosto freddino, taglia corto, mi rivela che lui "è in giro per cimiteri e ha le mani piene di terra", e mi risponderà lunedì. Gli propongo di risentirci con suo comodo, ma non raccoglie: "Buongiorno", mi fa, e chiude il telefono. 

Settimo step: la rivelazione

Prima di godermi a mia volta il sabato italiano, faccio un ultimo tentativo, e chiamo una collega giornalista che, nel comunicato, viene indicata come "ufficio stampa di Cioccolatò". Per mia fortuna, e suo merito, la collega non sottilizza sul giorno della settimana, ed è pronta a illuminarmi per quanto le compete. Mi spiega ciò che era evidente fin da subito - però volevo sentirmelo dire da loro: e cioè che non è del tutto esatto dire che Etica srl ha organizzato anche l'edizione 2018, perchè Etica srl è la società che "ha acquistato il ramo d'azienda di Cioccolatò da Craun & Crest".
Non una parola sul non indifferente particolare che il capitolato del bando, all'articolo 8, vieta espressamente la cessione del contratto ("La Ditta affidataria è tenuta ad eseguire in proprio il servizio oggetto del presente capitolato. Il contratto non può essere ceduto, a pena di nullità": se non ci credete, leggetevelo qui).

Ottavo step: il triangolo del cioccolato

Ma adesso finiamola con i giochetti e i perculamenti alla brava gente che il sabato mattina vuole godersi le gioie famigliari. Passiamo alle carte. Consulto quindi la visura camerale di Etica. La società, leggo, è stata costituita il 19 marzo 2019, amministratore unico è la succitata Maria Gentile, 70 anni, residente a Rivoli. Etica ha un solo dipendente, e un capitale sociale di 10.000 euro, di cui 5 mila in capo a Maria Gentile e 5 mila in capo a Maindra srls (srls, non srl). In data 3 maggio 2019 risulta un "trasferimento d'azienda" tramite compravendita da Craun & Crest srls a Etica srl. La cessione di Cioccolatò, suppongo. 
Dalla stessa visura camerale risulta che il titolare di Maindra srls, socia al 50 per cento di Etica srl, è residente a Roma in via Filippo Corridoni 14. La visura non indica il nome del titolare di Maindra srls, solo l'indirizzo. 
In compenso, dalla visura camerale di Craun & Crest srls risulta che quest'ultima società ha la sede legale, guarda caso, a Roma in via Filippo Corridoni 14. Proprio come Maindra srls. Ad ogni modo: il capitale sociale di Craun & Crest srls ammonta a ben 9.999 euro, l'amministratore e socio unico è Gregorio Catricalà, 72 anni, residente a Roma.

Cinque considerazioni finali

Io non salto alle conclusioni. Aspetto che Sacco chiuda la sua laboriosa indagine, e mi illumini. Intanto esercito il mio diritto al dubbio, e esprimo cinque considerazioni che vorrei condividere con voi.
1) Mi sembra singolare che per ottenere da un ente pubblico - tipo un Comune - un incarico, un affidamento, un appalto, una concessione o quel che sia - tipo organizzare Cioccolatò - si debba vincere un bando che accerta tra l'altro l'idoneità del soggetto a svolgere il lavoro che gli viene affidato; ma poi, in separata sede, il soggetto vincitore possa vendere il proprio "ramo d'azienda" ad altri, che così acquisiscono anche il lavoro in precedenza ottenuto dal venditore vincendo il bando pubblico. Non dubito che un esperto in diritto amministrativo saprà fugare ogni mia riserva e dimostrarmi che è tutto in perfetta regola: figurarsi se il Comune di Torino si permette pratiche meno che adamantine! La classe non è acqua. Tuttavia non capisco a che cosa serva, a questo punto, ricorrere a un bando. 
2) Mi sambra singolare che una manifestazione importante e impegnativa come Cioccolatò (valutazione di Sacco e del Comune, non certo mia: per me Cioccolatò è una baracconata da paese), che costa oltre 600 mila euro - cifra fornitami dalla "referente" di Etica a margine della conferenza stampa - venga affidata a una società senza nessuna esperienza, con un capitale sociale di 10 mila euro e un solo dipendente. 
3) Mi sembra singolare che un contribuente debba sbattersi il sabato mattina per capire esattamente che cosa combinano nel Comune che egli tanto profumatamente foraggia; e che il particolare, non del tutto trascurabile, del cambio della società curatrice dell'evento non venga chiaramente evidenziato e spiegato al momento della presentazione dell'evento medesimo. Alla faccia della minchia della trasparenza.
4) Mi sembra pure singolare che una simile operazione - cambia l'organizzatore di "un appuntamento della Città di Torino" - avvenga senza che l'assessore competente ne sia perfettamente edotto, fin nei particolari, anche il sabato mattina, e senza ulteriori indagini. Sempre che davvero l'organizzatore sia cambiato: la coincidenza degli indirizzi di Maindra e di Craun & Crest è quantomeno singolare. Senza dubbio si tratta di normali e lecitissime pratiche societarie: però, trattandosi di appalti pubblici, mi pare indispensabile che il Comune fornisca ai cittadini tutte le spiegazioni del caso, con solerzia e senza reticenze.
5) E infine mi sembra singolare - pur rispettando profondamente la sacralità del sabato e i doveri della pietas - che un dipendente pubblico e "responsabile del procedimento" abbandoni del tutto tale responsabilità il sabato mattina, e manifesti con tanta ruvidezza al proprio datore di lavoro lo scontento per una telefonata; anche se - ne convengo - di sabato mattina può risultare molesta e inopportuna. E ad ogni modo il lunedì successivo non mi ha richiamato, il cortese dipendente.

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