L'assessore Poggio fra il presidente Giulio Biino e la direttrice Maurizia Rebola |
Un bando anomalo
Preciso che tutto ciò, a mio avviso e mia esperienza, è una simpatica pantomima: si vede di continuo come funzionano i bandi pubblici in questa città, e non credo necessario intrattenervi oltre su una materia che i lettori del blog ben conoscono.
La Regione è il socio unico (e massimo finanziatore) della Fondazione Circolo dei Lettori. Al momento non si percepiscono segnali o movimenti significativi dalle parti della giunta Cirio. Ma formalmente la scelta finale, nella rosa dei nomi selezionata, spetta al Consiglio di gestione del Circolo, che come qualsiasi organo amministrativo è espressione dei soci: e dunque è improbabile che decida in modo tale da scontentare il socio maggioritario.
Cirio&Poggio, occhio alla fregatura
Rispetto al passato, però, lo scenario è diverso. Il Circolo, oggi, si identifica con il Salone del Libro: e nello scacchiere del Salone del Libro c'è anche un altro player, il Comune, che, stando ai precedenti, si dà un gran daffare attorno ai bandi "pubblici e trasparenti". Dacché Cirio si è insediato, la Regione non ha più toccato palla nelle nomine degli enti culturali: è rimasta in tribuna al Regio, non ha manco giocato al Museo della Resistenza, mentre al Museo del Cinema s'è lasciata infilare in contropiede per la direzione, per poi correre ai ripari con la scelta del presidente. Farsi fregare anche dove in teoria non dovrebbe esserci partita sarebbe davvero troppo. E' buono e giusto non voler interferire in una procedura pubblica: ma proprio passare per coglioni, magari anche no.
E vai con il toto-nomine
Vedremo come andrà a finire. Intanto si può escludere a priori che si sia candidato l'ex presidente del Circolo Luca Beatrice: fregato in malo modo al Museo del Cinema, ha fatto voto di non partecipare mai più a un bando pubblico.
Invece mi pare assai probabile che, dopo Antonella Parigi e Maurizia Rebola, il Circolo dei Lettori abbià un'altra direttrice donna. Abbiamo ormai capito che l'assessore Vittoria Poggio ha la fissa del "girl power": lo dice di continuo. E anche il presidente del Circolo, il notaio Biino, mi confidava che gli piacerebbe che continuasse la tradizione al femminile.
In fondo a Cirio&Poggio sarebbe andata bene anche la Rebola: l'assessore non ha mai perso occasione per manifestarle il suo più sincero apprezzamento. Peccato che la stremata Maurizia non fosse per niente dell'idea di regalarsi un altro quinquennio di passione: sarebbe stato un pensiero in meno.
Invece finora non si sente parlare di candidature forti: ma figurarsi se Torino rinuncia al prediletto giochino del toto-nomine. Dunque il cronista riferisce i pissi pissi bao bao che vanno per la maggiore. Preciso che si tratta di voci e null'altro: in concreto, non si sa neppure chi ha risposto al bando.
Mi sembra azzardata anche la voce che indica tra i possibili direttori Carmen Prestia: già responsabile per i diritti esteri di Einaudi e Newton Compton, ha di recente aperto con Valentina Alferj una agenzia letteraria che funziona molto bene, e non si capisce perché dovrebbe abbandonare un ottimo lavoro per un impiego precario, non particolarmente redditizio (95 mila euro lordi l'anno sono uno stipendio buono ma niente di più) e a termine.
Difatti tra i nomi che girano spiccano quelli di due signore dell'ambiente intellò della Torino-bene. La prima, Elena Loewental, è scrittrice, traduttrice, giornalista, studiosa dell'ebraismo, dal 2015 al 2017 addetto culturale dell'ambasciata italiana a Israele: al momento in predicato per sedere in Consiglio regionale per la lista di +Europa.
L'altra è Caterina Ginzburg, nipote della scrittrice Natalia. Giornalista, nata a Roma dove ha lavorato come ufficio stampa del Pds/Ds e della Cgil, è stata consigliere comunale a Bologna negli anni Novanta, ed è arrivata a Torino nel 2009 al seguito del marito Mario Calabresi, allora direttore della Stampa, trovando una calorosa accoglienza: qui ha fondato con il sostegno della Compagnia di San Paolo il progetto didattico "Xkè?", ha curato libri per la Ferrero, ha insegnato al Master di Giornalismo dell'Università, e nel 2015 è stata nominata dal ministro Franceschini nel Consiglio d'amministrazione del Teatro Stabile e il mese scorso riconfermata per altri quattro anni. Insomma, direi che non le mancano gli estimatori: forse sono più scarsi nelle fila del centrodestra, ma non si sa mai.
Aggiornamento: Manuela Lamberti (presidente dell'associazione Cultura & Territorio e in passato consigliere d'amministrazione dello Stabile) mi informa, tramite un commento su Facebook in calce a questo post, che lei si è candidata e "attende le motivazioni pur cui verrà esclusa".
I requisiti di un direttore
E resta ancora un punto da chiarire: quale candidato potrà dimostrare di possedere tutti i requisiti richiesti? Perché non sono pochi, né di poco momento. Vi elenco i principali:
- specifica e comprovata esperienza nell’organizzazione e gestione di strutture culturali pubbliche o private ovverossia di manifestazioni o altre iniziative culturali di rilevanza nazionale o internazionale;
- comprovata esperienza di carattere manageriale, con particolare riguardo alla gestione organizzativa ed economico-finanziaria;
- comprovata esperienza nella gestione delle risorse umane;
- comprovata esperienza riguardo alla collaborazione tra pubblico e privato;
- comprovata esperienza in merito alle attività di fundraising e ricerca di fondi europei.
Ricevo da Luca Beatrice, e volentieri pubblico, il seguente commento: "Caro Gabo, confermo quanto scrivi. Mai più parteciperò a bando pubblico, una mascherata per camuffare la pura fuffa. Avendo oggi 58 anni, dubito di avere tempo che la musica cambi, dunque per me capitolo chiuso. Come tante persone serie rimpiango il tempo in cui si applicava il semplice criterio dello spoil System (chi pagava, sceglieva). Se andava bene tutti contenti, se andava male ci si metteva la faccia. Oliva scelse male per Rivoli e benissimo per il Circolo, ad esempio; Eccher fu un ottimo direttore per GAM scelto da Alfieri, altro esempio. Da presidente del Circolo, sotto due amministrazioni diverse, ho sempre fatto riferimento all’azionista unico prima di scegliere. È buona norma si faccia così. A mio modesto avviso ci sono diversi modi di destabilizzare un bando, anche proclamare “voglio una donna” come lo zio Titta di Amarcord (vedi pure nella citazione cinematografica il boccone che non va giù). Diciamo che sarebbe bello al Circolo arrivasse un direttore competente, di qualsiasi sesso e possibilmente, visto che lavorerà a stretto contatto con il Salone, un po’ diverso da tutti quelli che lo hanno reso negli anni congresso ombra del Pd (ora pd M5S). Se non ora, quando?
RispondiEliminaGrande Luca!
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