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FRONTE DEL CINEMA: LE GAG DI GIORNATA AL GRAN VARIETA'

Questo è un post lungo e perciò poco adatto alla rete. Nel bieco tentativo di racimolare qualche clic in più, lo illustro con un'immagine accattivante, un classicone della satira che non c'entra nulla con le persone e i fatti citati nell'articolo, però acchiappa. Mi dicono che su internet si fa così
Siamo alle solite: il dramma è degenerato in farsa. As usual, l'incubatore dell'alchemica trasformazione è ancora una volta il Consiglio comunale. La scenetta comica è andata in scena ieri pomeriggio, al momento di rispondere alla richiesta urgente di comunicazioni presentata dal pd a proposito della fantasmagorica pochade della nomina del nuovo direttore del Museo del Cinema.

Gran varietà in Sala Rossa

Come da consumato copione quando tira brutta aria, Chiarabella si smaterializza e lascia all'infelice Leon, sempre più Maiunagioia, il triste fardello di recitare la filastrocca scritta dagli uffici. I quali uffici però non hanno dovuto affaticarsi troppo: si sono limitati a trascrivere diligentemente la parte del bando che descrive la procedura di selezione. 
Leon completa il simpatico reading riassumendo, con scrupolo cronologico, le varie tappe che, dai 70 partecipanti iniziali, hanno portato all'individuazione dei tre finalisti: tutti passaggi approvati dal Comitato di gestione all'unanimità, precisa l'Accurata. Solo all'ultimo - continua la Brava Cronista - quando fra i tre superstiti si è scelto il direttore, alias Mimmo De Gaetano, il presidente Toffetti s'è messo di traverso e ha votato contro. Insomma: è stato sempre d'accordo finché non è accaduto qualcosa su cui non era d'accordo. Rivelazione senz'altro illuminante: in effetti, anche monsieur de La Palice cinque minuti prima di morire era ancora vivo.

Scurdammoce 'o passato

Fin lì, però, nulla di notevole: la tecnica del pesce in barile è vecchia quanto la politica, la sfruttava già Pericle quando voleva intortare gli ateniesi. Il vero spasso comincia quando Lo Russo, l'interpellante piddino, ribatte rivelando all'ignara Leon che la richiesta di comunicazioni riguardava in realtà le voci, i veleni, le indiscrezioni giornalistiche che circolano da giorni a proposito della nomina contestata.
Per corroborare la sua pettegola curiosità, Lo Russo ricorda la feroce battaglia della consigliera d'opposizione Appendino contro le opacità nella nomina del direttore del Mao: allorché la pugnace Chiara, indignata per una procedura che puzzava di papocchio, per mesi e mesi diede il tormento a Fassino, a Braccialarghe e alla presidente di Torino Musei Asproni
La rievocazione delle antiche battaglie della futura sindaca è tuttavia accolta dai banchi della maggioranza con sorrisetti di sufficienza, risatine e gesti di fastidio. Roba vecchia, polverosa, i tempi son cambiati e la morale è sempre quella dell'asilo Mariuccia: ah ah ci hai creduto, faccia di velluto.
Cala il siparietto a tarallucci e vino. 
Lo Russo si tace, e il presidente dell'Aula pronuncia la formula di rito: "L'assessore vuole replicare?". 
L'assessore ha lo sguardo fisso a qualche ragnatela sul soffitto, e non dà segno di voler replicare. 
"Bene, passiamo al punto seguente", sancisce il presidente dell'Aula. 
Il caso è chiuso, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammoce 'o passato suma a Turin, paisà.

Arrivano gli atti, la parola agli avvocati

Un consigliere pd, forse per dimostrare che non stanno a far lo shampo ai giaguari, mi confida che non finisce qui, che stanno preparando la richiesta di accesso agli atti. Non credo che la cosa terrorizzi Chiarabella. Ma va bene, io sono contento quando quei ragazzoni si tengono occupati senza far danni.
Comunque l'accesso agli atti l'hanno già chiesto due dei candidati esclusi, e il Museo del Cinema ha già risposto positivamente (né poteva fare altrimenti): gli atti arriveranno agli avvocati a stretto giro di posta certificata. Visti gli atti, gli avvocati decideranno se ci sono gli estremi per impugnare il bando in via amministrativa. E quelli saranno altri momenti interessanti.

Albertone attento, il buonismo non paga 

Ieri, però, il Varieté di Cinèma è andato in scena anche su un altro palcoscenico. Sollecitata da Albertone Cirio, in mattinata si è svolta la seduta straordinaria del Collegio dei Fondatori del Museo del Cinema. 
Va premesso che il presidente della Regione dice di non averla seguita per nulla, 'sta storia del direttore (e se così è, ha sbagliato) e di non aver sostenuto Luca Beatrice (e si è visto...), e però non intende cambiare atteggiamento; se c'è un bando, decide il bando, dice; e i politici non devono entrarci, dice. 
Dice pure, Albertone, che se qualcuno ha messo lo zampino nella nomina del direttore si è comportato male, ma lui non intende comportarsi male solo perché gli altri lo fanno. E quindi adesso, per scegliere il rappresentante della Regione al Museo - quello destinato per prassi ad essere il prossimo presidente - Cirio conferma che ricorrerà alla procedura di evidenza pubblica, e non ci infilerà il becco.
Ammesso e non concesso che Cirio dica la verità, una simile decisione da parte di un politico sarebbe un fatto epocale, ancor più stupefacente del Milan che vince il campionato. Proposito assai virtuoso, ma pure rischioso: in un mondo di lupi, chi si fa pecora il lupo lo mangia. Parafrasando Winston Churchill, mi permetto di ricordargli che in politica i troppo buoni, per imprevidenza per noncuranza per gentilezza d'animo, permettono ai furbi di spadroneggiare. 

Per il momento la Regione ci pensa su

Però un conto è fare i buoni, altro è farsi perculare: e Albertone non mi pare il tipo che si lascia mangiare in testa dal primo che passa. Lui non interferisce, dice. Ma se lo ha fatto qualcun altro vuole vederci chiaro, 
Come anticipavo domenica sul Corriere, Cirio ha quindi convocato la seduta straordinaria del Consiglio dei Fondatori, pronto ad azzerare l'intero Comitato di gestione e aprire così una pagina completamente nuova. Ci sia o non ci sia stato il papocchio, ad Albertone non è per nulla piaciuto come il Comitato di gestione ha gestito l'intera faccenda.
Infatti la dichiarazione di Cirio diffusa ieri nel pomeriggio lascia via libera a qualsiasi sviluppo. Comincia così: “La riunione di questa mattina era innanzitutto finalizzata a verificare che la situazione venutasi a creare non stesse danneggiando in alcun modo l’attività del Museo, ripercuotendosi in particolare sul Torino Film Festival che è alle porte ed è uno degli eventi più importanti che ospitiamo in Piemonte. Abbiamo in questo senso avuto rassicurazioni". Ci mancava ancora che mandassero a puttane pure il Festival. Ogni cosa a suo tempo. A devastare il Tff ci penseranno poi: tanto questa dovrebbe essere l'ultima edizione diretta da Emanuela Martini, e per la successione vedremo la qualunque.
Ma la dichiarazione della Regione prosegue: "Abbiamo inoltre acquisito tutte le informazioni richieste in merito all’accaduto e ora faremo le nostre valutazioni. Comunicheremo le decisioni della Regione in un nuovo incontro, solo con tutti i soci (traduzione: senza quelli del Comiato di gestione, che ieri erano presenti. NdG), che convocheremo nei prossimi giorni”.
Bene, lo spettacolo continua. Tanto più che pure le Fondazioni bancarie non sono niente tranquille. Nel giro di un anno Chiarabella gli ha fatto trangugiare prima l'imposizione di Graziosi al Regio, e adesso quest'altra spericolata operazione alla Mole. Per propria natura Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt finché possono rifuggono dallo scontro e si sforzano di smussare le intemperanze della politica. Ma non amano il casino permanente: mentre ormai lo svacco è diventato costante e patologico. Troppo, persino per i loro pur ampi margini di sopportazione.
Lo confermo. Ci aspettano momenti molto interessanti.


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