Vestiti e usciamo, stasera ti porto a teatro |
Nell'articolo uscito oggi sul Corriere, oltre a approfondire e analizzare le ovvie criticità finanziarie della riapertura, aggiungo altre considerazioni che non mi paiono del tutto trascurabili.
Il problema economico, va da sé, è il più incasinato: aumenteranno le spese (dalle igienizzazioni al personale di sorveglianza) e caleranno enormemente i profitti, perché un teatro da 1200 posti che può ospitare al massimo 200 persone lavora in perdita costante. E ovviamente uno da 200 posti potrà occuparne quanti, distanziando di un metro ogni spettatore? Vogliamo dire sessanta, a essere generosi? Compresi attori e personale di sala, tra l'altro.
Anche risparmiando all'osso sui costi artistici (trionferanno i monologhi e i concerti solisti) gli incassi saranno minimi: tolte le tasse sarà già cara grazie se ne resterà da coprire le spese.
Un teatro privato, non sovvenzionato, non può farcela. Ma anche le strutture finanziate da Stato e Regioni faranno un gran fatica a tirare avanti: da anni i fondi per la cultura erano in calo, figurarsi adesso con l'economia a rotoli.
Ed è dubbia anche la risposta del pubblico. Accetterà tante limitazioni? Chi ha piacere di andare a teatro per restarsene isolato in una platea semiderserta, e correre comunque un rischio, sia pur minimo? Notate che non si tratta di riaprire le discoteche e i club frequentati da giovani nei fatti meno esposti alle conseguenze letali del virus. Teatri e cinema sono frequentati in prevalenza da un pubblico più avanti negli anni, e dunque più cauto nei confronti della malattia.
Questo in sostanza scrivo nell'articolo sul Corriere. E alcune delle mie perplessità - quelle d'ordine economico - concidono con le preoccupazioni che gli operatori dello spettacolo dal vivo hanno fatto presenti a Franceschini. Questi che seguono sono i due documenti dell'Agis.
L'incontro col ministro: il comunicato Agis
Si è svolto questa mattina un incontro tra il Ministro Franceschini, i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, Bonaccini e Gibelli, dell’Anci, De Caro e Nardella ed il Presidente dell’Agis, Carlo Fontana, di Federvivo, Filippo Fonsatti e dell’Anfols, Francesco Giambrone.
Al centro della discussione le possibili riaperture del settore dello spettacolo dal Vivo, anche alla luce di alcune indiscrezioni che hanno indicato come possibile la ripresa dalla prima settimana di giugno, rispettando le misure di sicurezza per ridurre il rischio di diffusione del Covid-19.
L’Agis, ha presentato una memoria (in allegato), nel quale viene espresso apprezzamento per una possibile ripresa, segnalando alcune specificità, insieme a possibili criticità.
Ha ricordato, innanzitutto, come prima ancora di rendere possibili le riaperture al pubblico delle attività, sia prioritario poter consentire la riattivazione Dei servizi generali e tecnici dei teatri ed immediatamente dopo garantire l’attività produttiva – prove, allestimento, classi di danza – necessaria all’esecuzione. Rimandando a quanto scritto nel documento “Lo Spettacolo in Italia nella Fase 2 - Proposte per la ripartenza delle attività e per la riapertura al pubblico”, presentato alla stampa lo scorso 29 aprile, si conferma quindi l’esigenza di un dettagliato cronoprogramma di riaperture, con una priorità in favore delle attività con il pubblico per gli spettacoli outdoor.
Il documento Agis segnala, inoltre, come la paventata limitazione a 200 persone per le attività indoor, (che, tra l’altro non sembra tener conto delle diverse cubature e caratteristiche strutturali delle differenti realtà) sia di complessa realizzazione, oltre che non sostenibile sotto il profilo economico. Basti pensare alle Fondazioni Lirico Sinfoniche che raggiungerebbero tale soglia anche solo con orchestra, coro e tecnici impegnati nell’attività. Infine, l’uso dalla mascherina anche per i musicisti, gli attori e i cantanti, appare di difficile applicazione. I rappresentanti della Conferenza delle Regioni, unitamente ai rappresentanti dell’Anci, hanno espresso condivisione rispetto al documento elaborato dall’Agis.
Al termine dell’incontro, il Ministro Franceschini, condividendo le riflessioni poste, ha sollecitato l’Agis ad esprimere il parere ed a fornire indicazioni sulle prescrizioni inserite nel verbale del Comitato tecnico scientifico non appena sarà trasmesso, al fine di riprendere le attività il prima possibile, ma in sicurezza per lavoratori e spettatori.
Il memorandum dell'Agis per Franceschini
Abbiamo appreso del parere espresso dal Comitato tecnico scientifico, per quanto concerne le attività di spettacolo dal vivo e le proiezioni cinematografiche (che dettaglierà le specifiche peculiari del comparto in un proprio protocollo), in merito alla
possibilità di riprendere dalla prima settimana di giugno, a condizione che vengano garantite tutte le misure di sicurezza per ridurre il rischio di diffusione del Covid-19. La ripresa ha un doppio e significativo valore: consentire ad un importante comparto produttivo, fortemente caratterizzante per il nostro Paese, di tornare ad operare permettendo ai tanti lavoratori di affrontare il superamento della fase di grave difficoltà prodotta dall’emergenza sanitaria; offrire una grande speranza ai cittadini
italiani, perché dal momento in cui riapriranno luoghi simbolo per la socialità, come i teatri e i cinema, le comunità potranno davvero percepire un graduale e atteso ritorno alla normalità.
È chiaro che, come più volte dichiarato anche dal Comitato tecnico scientifico, ogni posizione espressa in questa fase è fortemente connessa all’attuale situazione epidemiologica e dovrà quindi essere rivalutata sulla base di dati indicizzati alle prossime settimane; così come è altrettanto chiaro che le indicazioni del Comitato tecnico scientifico non possano che rappresentare principi di carattere generale, rinviando, poi, a protocolli specifici ed indicazioni attuative che attengano alla responsabilità dei vari settori e dei singoli organismi interessati.
Innanzitutto, prima ancora di rendere possibili le riaperture al pubblico delle nostre attività, ribadiamo la necessità prioritaria di poter accedere ai nostri uffici prima possibile e di riattivare i servizi generali e tecnici dei teatri: senza poter organizzare e pianificare la ripresa in modo graduale, sarà infatti impossibile riavviare l’attività produttiva – prove, allestimento, classi di danza – necessaria all’esecuzione e alla proiezione.
Quindi ci preme rilevare che l’ipotesi offerta dalle indicazioni del Cts in merito alla riapertura la prima settimana di giugno potrebbe avere reale applicazione solo per alcune attività outdoor, svolte in condizioni particolari con la limitazione di 1000 persone, compresa di lavoratori, maestranze e servizi di sala. Per le attività indoor, alle strutture produttive complesse di opera, prosa e danza si dovrebbe garantire una ripresa più graduale, mentre le attività musicali cameristiche, di prosa e danza con limitata presenza sul palcoscenico potrebbero essere riavviate.
Rimandiamo in questa sede a quanto scritto nel documento “Lo Spettacolo in Italia nella Fase 2 - Proposte per la ripartenza delle attività e per la riapertura al pubblico”, a Lei inviato lo scorso 27 aprile, nel quale era esplicitamente indicato un dettagliato cronoprogramma di riaperture, con una priorità in favore delle attività con il pubblico per gli spettacoli outdoor ed una graduale ripresa, per l’indoor, prima delle attività di organizzazione e pianificazione, ad oggi ancora non consentite, poi delle attività di prove ed allestimento degli spettacoli, eventuali registrazioni o streaming senza pubblico ed infine di quelle aperte al pubblico. Risulta evidente che la limitazione di 200 persone, (che, tra l’altro non sembra tener conto delle diverse cubature e caratteristiche strutturali delle differenti realtà) è di complessa realizzazione, oltre che non sostenibile sotto il profilo economico. Basti pensare alle Fondazioni Lirico Sinfoniche che raggiungerebbero tale soglia anche solo con orchestra, coro e tecnici impegnati nell’attività.
Inoltre, le misure previste dal Cts a partire dalla mascherina anche per i musicisti, gli attori e i cantanti, ci paiono in molti casi inapplicabili in un contesto come lo spettacolo dal vivo e dunque occorrerà definire protocolli peculiari.
Siamo pronti, lo ribadiamo con convinzione, a riaprire nel più breve tempo possibile e ad assumerci la responsabilità che ne discenderà anche per la tutela della salute dei lavoratori, ma sarà necessario ed imprescindibile tener conto di alcune specificità nel rimettere in moto la macchina dello spettacolo in così breve tempo. Aprire un teatro o un cinema, limitandone fortemente gli accessi, vuol dire, ovviamente, non garantire la sostenibilità economica dell’attività stessa. Su questo riteniamo debba aprirsi una riflessione che, oltre al Governo centrale, includa Regioni ed Enti locali che condividano con noi la necessità di pianificare, almeno in una prima fase, attività di animazione culturale diffusa e di garantire, nella loro peculiarità territoriale, la funzione anche di attrazione turistica svolta dai festival.
Per tali ragioni chiediamo che venga fissato in tempi rapidi un approfondito confronto in sede tecnica che possa dirimere in maniera più precisa le questioni sopra esposte, con l’obiettivo comune di far ripartire le attività per i lavoratori, per le imprese e per il pubblico.
Ed è dubbia anche la risposta del pubblico. Accetterà tante limitazioni? Chi ha piacere di andare a teatro per restarsene isolato in una platea semiderserta, e correre comunque un rischio, sia pur minimo? Notate che non si tratta di riaprire le discoteche e i club frequentati da giovani nei fatti meno esposti alle conseguenze letali del virus. Teatri e cinema sono frequentati in prevalenza da un pubblico più avanti negli anni, e dunque più cauto nei confronti della malattia.
Questo in sostanza scrivo nell'articolo sul Corriere. E alcune delle mie perplessità - quelle d'ordine economico - concidono con le preoccupazioni che gli operatori dello spettacolo dal vivo hanno fatto presenti a Franceschini. Questi che seguono sono i due documenti dell'Agis.
L'incontro col ministro: il comunicato Agis
Si è svolto questa mattina un incontro tra il Ministro Franceschini, i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, Bonaccini e Gibelli, dell’Anci, De Caro e Nardella ed il Presidente dell’Agis, Carlo Fontana, di Federvivo, Filippo Fonsatti e dell’Anfols, Francesco Giambrone.
Al centro della discussione le possibili riaperture del settore dello spettacolo dal Vivo, anche alla luce di alcune indiscrezioni che hanno indicato come possibile la ripresa dalla prima settimana di giugno, rispettando le misure di sicurezza per ridurre il rischio di diffusione del Covid-19.
L’Agis, ha presentato una memoria (in allegato), nel quale viene espresso apprezzamento per una possibile ripresa, segnalando alcune specificità, insieme a possibili criticità.
Ha ricordato, innanzitutto, come prima ancora di rendere possibili le riaperture al pubblico delle attività, sia prioritario poter consentire la riattivazione Dei servizi generali e tecnici dei teatri ed immediatamente dopo garantire l’attività produttiva – prove, allestimento, classi di danza – necessaria all’esecuzione. Rimandando a quanto scritto nel documento “Lo Spettacolo in Italia nella Fase 2 - Proposte per la ripartenza delle attività e per la riapertura al pubblico”, presentato alla stampa lo scorso 29 aprile, si conferma quindi l’esigenza di un dettagliato cronoprogramma di riaperture, con una priorità in favore delle attività con il pubblico per gli spettacoli outdoor.
Il documento Agis segnala, inoltre, come la paventata limitazione a 200 persone per le attività indoor, (che, tra l’altro non sembra tener conto delle diverse cubature e caratteristiche strutturali delle differenti realtà) sia di complessa realizzazione, oltre che non sostenibile sotto il profilo economico. Basti pensare alle Fondazioni Lirico Sinfoniche che raggiungerebbero tale soglia anche solo con orchestra, coro e tecnici impegnati nell’attività. Infine, l’uso dalla mascherina anche per i musicisti, gli attori e i cantanti, appare di difficile applicazione. I rappresentanti della Conferenza delle Regioni, unitamente ai rappresentanti dell’Anci, hanno espresso condivisione rispetto al documento elaborato dall’Agis.
Al termine dell’incontro, il Ministro Franceschini, condividendo le riflessioni poste, ha sollecitato l’Agis ad esprimere il parere ed a fornire indicazioni sulle prescrizioni inserite nel verbale del Comitato tecnico scientifico non appena sarà trasmesso, al fine di riprendere le attività il prima possibile, ma in sicurezza per lavoratori e spettatori.
Il memorandum dell'Agis per Franceschini
Abbiamo appreso del parere espresso dal Comitato tecnico scientifico, per quanto concerne le attività di spettacolo dal vivo e le proiezioni cinematografiche (che dettaglierà le specifiche peculiari del comparto in un proprio protocollo), in merito alla
possibilità di riprendere dalla prima settimana di giugno, a condizione che vengano garantite tutte le misure di sicurezza per ridurre il rischio di diffusione del Covid-19. La ripresa ha un doppio e significativo valore: consentire ad un importante comparto produttivo, fortemente caratterizzante per il nostro Paese, di tornare ad operare permettendo ai tanti lavoratori di affrontare il superamento della fase di grave difficoltà prodotta dall’emergenza sanitaria; offrire una grande speranza ai cittadini
italiani, perché dal momento in cui riapriranno luoghi simbolo per la socialità, come i teatri e i cinema, le comunità potranno davvero percepire un graduale e atteso ritorno alla normalità.
È chiaro che, come più volte dichiarato anche dal Comitato tecnico scientifico, ogni posizione espressa in questa fase è fortemente connessa all’attuale situazione epidemiologica e dovrà quindi essere rivalutata sulla base di dati indicizzati alle prossime settimane; così come è altrettanto chiaro che le indicazioni del Comitato tecnico scientifico non possano che rappresentare principi di carattere generale, rinviando, poi, a protocolli specifici ed indicazioni attuative che attengano alla responsabilità dei vari settori e dei singoli organismi interessati.
Innanzitutto, prima ancora di rendere possibili le riaperture al pubblico delle nostre attività, ribadiamo la necessità prioritaria di poter accedere ai nostri uffici prima possibile e di riattivare i servizi generali e tecnici dei teatri: senza poter organizzare e pianificare la ripresa in modo graduale, sarà infatti impossibile riavviare l’attività produttiva – prove, allestimento, classi di danza – necessaria all’esecuzione e alla proiezione.
Quindi ci preme rilevare che l’ipotesi offerta dalle indicazioni del Cts in merito alla riapertura la prima settimana di giugno potrebbe avere reale applicazione solo per alcune attività outdoor, svolte in condizioni particolari con la limitazione di 1000 persone, compresa di lavoratori, maestranze e servizi di sala. Per le attività indoor, alle strutture produttive complesse di opera, prosa e danza si dovrebbe garantire una ripresa più graduale, mentre le attività musicali cameristiche, di prosa e danza con limitata presenza sul palcoscenico potrebbero essere riavviate.
Rimandiamo in questa sede a quanto scritto nel documento “Lo Spettacolo in Italia nella Fase 2 - Proposte per la ripartenza delle attività e per la riapertura al pubblico”, a Lei inviato lo scorso 27 aprile, nel quale era esplicitamente indicato un dettagliato cronoprogramma di riaperture, con una priorità in favore delle attività con il pubblico per gli spettacoli outdoor ed una graduale ripresa, per l’indoor, prima delle attività di organizzazione e pianificazione, ad oggi ancora non consentite, poi delle attività di prove ed allestimento degli spettacoli, eventuali registrazioni o streaming senza pubblico ed infine di quelle aperte al pubblico. Risulta evidente che la limitazione di 200 persone, (che, tra l’altro non sembra tener conto delle diverse cubature e caratteristiche strutturali delle differenti realtà) è di complessa realizzazione, oltre che non sostenibile sotto il profilo economico. Basti pensare alle Fondazioni Lirico Sinfoniche che raggiungerebbero tale soglia anche solo con orchestra, coro e tecnici impegnati nell’attività.
Inoltre, le misure previste dal Cts a partire dalla mascherina anche per i musicisti, gli attori e i cantanti, ci paiono in molti casi inapplicabili in un contesto come lo spettacolo dal vivo e dunque occorrerà definire protocolli peculiari.
Siamo pronti, lo ribadiamo con convinzione, a riaprire nel più breve tempo possibile e ad assumerci la responsabilità che ne discenderà anche per la tutela della salute dei lavoratori, ma sarà necessario ed imprescindibile tener conto di alcune specificità nel rimettere in moto la macchina dello spettacolo in così breve tempo. Aprire un teatro o un cinema, limitandone fortemente gli accessi, vuol dire, ovviamente, non garantire la sostenibilità economica dell’attività stessa. Su questo riteniamo debba aprirsi una riflessione che, oltre al Governo centrale, includa Regioni ed Enti locali che condividano con noi la necessità di pianificare, almeno in una prima fase, attività di animazione culturale diffusa e di garantire, nella loro peculiarità territoriale, la funzione anche di attrazione turistica svolta dai festival.
Per tali ragioni chiediamo che venga fissato in tempi rapidi un approfondito confronto in sede tecnica che possa dirimere in maniera più precisa le questioni sopra esposte, con l’obiettivo comune di far ripartire le attività per i lavoratori, per le imprese e per il pubblico.
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