I musei si danno da fare per recuperare il tempo e gli incassi perduti con il lockdown.
Il Museo Egizio dal 31 luglio al 31 agosto sarà aperto tutti i giorni, il lunedì dalle 9 alle 14 e dal martedì alla domenica dalle 9 alle 18,30.
Anche il Museo del Cinema ad agosto torna a essere aperto tutti i giorni (compreso il 15 agosto, ed esclusi i martedì, giorno di chiusura) con orario 10-19. Fatto ancor più significativo per il bilancio del Museo del Cinema, da oggi torna in funzione l’ascensore panoramico della Mole Antonelliana, che fino al 31 luglio sarà aperto nei giorni di venerdì, sabato e domenica con orario 10-19, mentre dal 1° al 31 agosto osserverà lo stesso orario del Museo. L'ascensore panoramico è da sempre la maggiore attrazione della Mole, un richiamo per i turisti che garantisce una fetta consistente degli incassi della biglietteria (oltre 3,5 milioni nel 2019).
Ma mentre con l'ascensore il Museo spera di recuperare almeno in parte le perdite causate dal lockdown, a qualcuno sembrano fare schifo gli oltre 400 mila euro che ha reso nel 2019 la programmazione del cinema Massimo, in particolare le prime visioni della Sala Uno, che hanno fruttato più di 200 mila euro. A quanto si apprende - da fonte sindacale - la direzione intenderebbe, da settembre, chiudere il Massimo al lunedì: usanza, quella del giorno di riposo, tipica delle piccole sale di paese, ma davvero singolare in un contesto metropolitano. Come se non bastasse, i fini strateghi del Museo meditano di staccare la Sala Uno del Massimo dal Circuito Cinema, il circuito nazionale che garantisce - a fronte di una piccola percentuale sugli incassi - l'accesso a condizioni vantaggiose a tutti i migliori film. Una garanzia per il pubblico del cinema di qualità.
Ma mentre con l'ascensore il Museo spera di recuperare almeno in parte le perdite causate dal lockdown, a qualcuno sembrano fare schifo gli oltre 400 mila euro che ha reso nel 2019 la programmazione del cinema Massimo, in particolare le prime visioni della Sala Uno, che hanno fruttato più di 200 mila euro. A quanto si apprende - da fonte sindacale - la direzione intenderebbe, da settembre, chiudere il Massimo al lunedì: usanza, quella del giorno di riposo, tipica delle piccole sale di paese, ma davvero singolare in un contesto metropolitano. Come se non bastasse, i fini strateghi del Museo meditano di staccare la Sala Uno del Massimo dal Circuito Cinema, il circuito nazionale che garantisce - a fronte di una piccola percentuale sugli incassi - l'accesso a condizioni vantaggiose a tutti i migliori film. Una garanzia per il pubblico del cinema di qualità.
Ora, le opinioni in materia sono discordi: a quanto pare il direttore Mimmo De Gaetano è dell'idea che mollare Circuito Cinema e chiudere il lunedì sia una gran figata, mentre altre persone competenti in materia, da me interpellate, sostengono che si tratterebbe di una stronzata siderale e autolesionistica. Io non ho titolo per giudicare. Risulta però che, all'interno del Comitato di gestione del Museo, tale progetto sia spinto, sostenuto e promosso dal consigliere Gaetano Renda, che rappresenta il Comune. Conosco Renda da una vita e stimo la sua competenza: è senz'altro persona espertissima di cinema. Ma si dà il caso che Renda sia anche gestore di alcune sale cinematografiche a Torino specializzate in film d'autore; a cominciare dal Centrale, storico riferimento per il pubblico "d'essai". Lo stesso pubblico, per intenderci, che segue la programmazione del Massimo. Insomma, Renda fa parte dell'organo di gestione del Museo del Cinema e dunque del Massimo; ma al contempo gestisce, come imprenditore privato, sale che hanno nel Massimo un forte concorrente.
Direi che ciò chiude ogni discussione: non importa se sia, nei fatti, conveniente o dannoso chiudere il Massimo il lunedì e staccarlo da Circuito Cinema; si tratta comunque di una scelta che in teoria potrebbe danneggiare il Massimo e di riflesso favorire le sale di proprietà del consigliere Renda; dunque qualsiasi decisione in merito potrà essere presa, eventualmente, soltanto in futuro, da un Comitato di gestione nel quale auspicabilmente non siedano esercenti cinematografici con sale attive a Torino e provincia. In effetti, già ai tempi della nomina di Renda l'anomalia di un simile doppio ruolo era stata da alcuni rilevata, ma com'è noto di queste cose Chiarabella & Co se ne stracatafottevano all'epoca, come se ne stracatafottono oggi. In una città meno devastata di Torino risulterebbe imbarazzante (e modero i termini) se un direttore del Museo del Cinema voluto fortemente (diciamo pure imposto) dall'attuale giunta comunale avallasse una strategia (controversa e potenzialmente dannosa per il Massimo e dunque per le casse del Museo) caldeggiata da un consigliere nominato dalla stessa giunta comunale e potenziale beneficiario di un indebolimento del Massimo sul mercato.
Poco importa, ahimé, l'indiscussa onestà intellettuale di Renda. Nella gestione della cosa pubblica, le qualità individuali non sono sufficienti come garanzia assoluta. Anche soltanto il sospetto di un conflitto d'interessi tanto sfrontato converrebbe - a tutti, in primis al Museo - risparmiarselo. Sarebbe troppo persino per il Maestro Berlu, figuriamoci per ciò che resta del sogno a cinquestelle.
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