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E ANCHE MALOSTI CE LO SIAMO FUMATI

Valter Malosti se ne va (nella foto, Malosti e la valigia)
Massì, continuiamo a farci del male. Continuiamo a perdere i pezzi.
Stavolta sene va Valter Malosti, una delle figure più importanti della nostra scena teatrale.
Ieri Malosti ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione del Festival delle Colline, in quanto direttore artistico del TPE-Teatro Piemonte Europa, che organizza il Festival. Ma è stata l'ultima volta: in serata è arrivato l'annuncio che Malosti sarà il nuovo direttore di ERT-Emilia Romagna Teatri fino al 2024. Malosti ha vinto il bando pubblicato lo scorso 18 gennaio dopo le dimissioni di Claudio Longhi, che è andato a dirigere il Piccolo di Milano.
In una nota ERT
 spiega che “la nomina si è indirizzata a una figura con solida esperienza conosciuta nel panorama teatrale italiano, nella convinzione che Valter Malosti esprima un profilo ben rispondente alla natura e alle esigenze della Fondazione e alle sue prospettive di sviluppo e innovazione”.
Ettecredo, che risponde alle esigenze. Questi hanno pescato l'asso, e a noi come al solito restano le scartine. Torino li crea, il mondo se li prende. Ok, la circolazione dei cervelli è una cosa bellissima: peccato che dalle nostre parti la circolazione sia sempre e soltanto in uscita. Malosti, poi, è proprio un'eccellenza home made: nato e cresciuto a Torino, anima e direttore artistico della compagnia Teatro di Dioniso per quasi trent’anni, direttore della Scuola per attori dello Stabile dal 2010 al 2017, dal 2018 direttore di TPE, regista e interprete fra i più importanti e innovativi del nostro Paese. Insomma, il tipico profilo che una città idiota deve assolutamente lasciarsi scappare.
Che dire? Il grande progetto di desertificazione procede con speditezza. In bocca al lupo a Malosti, spero (per noi, per lui non so...) che sia solo un arrivederci. Intanto grazie per tanti anni di grande teatro.
(A questo link l'intervista a Malosti)

P.S. Or ora ho seguito la videoconferenza dello Stabile, e già che c'ero ho chiesto al direttore Filippo Fonsatti un commento sull'addio di Malosti. Fonsatti al contrario di me è un ottimista, e mi ha suggerito di vedere il bicchiere mezzo pieno: Torino che più che mai si dimostra un trampolino di lancio per i ktalenti. Ne ho convenuto: insomma - ho detto - siamo come l'Atalanta o il Sassuolo, plasmiamo i talenti che poi qualcun altro prende e vince gli scudetti. Fonsatti ha proseguito la metafora calcistica facendomi notare che però a Torino abbiamo anche la Juventus del teatro. Immagino si riferisse allo Stabile. Gli ho fatto notare che in questo momento il paragone non è gli dice benissimo, allo Stabile. E ci siamo fatti una bella risata.

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