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LE CENSURE STRACCIAMINCHIA

Se c'è una categoria umana che mi manda ai matti sono quei politicuzzi di terza fascia che - pur di certificare la propria esistenza - s'impancano a giudici del pensiero e dell'agire altrui, e pretendono di insegnarci cosa è o non è giusto, cosa si può dire scrivere pensare e cosa no. Con quale autorevolezza, con quale diritto, con quali strumenti lorsignori si permettano di sputar sentenze su temi quali l'arte, la filosofia, la letteratura, la musica e qualsivoglia altro strumento d'espressione, resta un mistero per me insondabile. Li autorizza forse il voto degli elettori? Non mi risulta che il suffragio popolare abbia il taumaturgico potere di trasformare un ebete in un Umberto Eco. Con il voto, semmai, i cittadini conferiscono - spesso incautamente - ai politici il dovere di amministrare con saggezza (e magari lo facessero!) la cosa pubblica; e di sicuro non gli assegnano una cattedra di filosofia teoretica.

Ma lorsignori non se ne fanno una ragione, e insistono a sparar minchiate ad ogni piè sospinto, distribuendo patenti di liceità o illiceità non appena gli si presenta l'occasione di imporre la propria personalissima visione del mondo. Lo schema è fisso (nonché piuttosto fesso): quelli di destra "censurano" le "idee" di sinistra, quelli di sinistra quelle di destra, e a loro volta i "censurati" s'atteggiano a martiri della libertà di pensiero, e i giornali titolano "polemica" e il teatrino va avanti per qualche giorno nel più totale sprezzo del ridicolo. Preciso: le virgolette non sono casuali.

Stavolta il teatrino va in scena a Nichelino, con un sindaco di sinistra nel ruolo di "censore" e nel ruolo di "censurato" nientemeno che Povia; il che la dice lunghissima sul livello del dibbbattito. Sul Corriere di oggi (e a questo link) potete leggere alcune mie considerazioni sull'incresciosa poverata, con un sindaco che manco sa chi si sta mettendo in casa e che scatena l'inferno quando "scopre" chi è Povia (e a me vengono in mente le definitive parole del don Lisander, "va' va' povero untorello, non sarai tu quello che spianti Milano..."). 

Ma non finisce qui. Nella farsa nichelinese si assumono la parte di difensori della libertà d'espressione, in inusitata convergenza, i Cinquestelle e la sorella d'Italia Augusta Montaruli, quest'ultima più addestrata ad invocar censure che a condannarle. L'Augusta parlamentare promette interrogazioni parlamentari (si sa, in Parlamento non ci hanno di meglio da fare...) e intanto dichiara sdegnata: “Censurare un artista è un'abitudine consolidata a sinistra, che però viene costantemente giustificata da chi la fa. Il caso Povia a Nichelino lo dimostra e certifica una ipocrisia dove ci si ricorda delle libertà a giorni alterni o a seconda di chi toccano”. Parole severe: quindi mi sono permesso di raccogliere alcuni link che ci ricordano scelti episodi di casarecce "censure" che il piccolo cabotaggio politico torinese ci ha regalato negli ultimi dieci anni. È una selezione bipartizan, a riprova che "censurare un artista" (o presunto tale) è abitudine consolidata della politica in generale, con buona pace dall'Augusta: lorsignori tutti si ricordano delle libertà a giorni alterni, sempre e soltanto quando gli comoda. Lavorassero meglio, aprissero un libro ogni tanto, e la smettessero di stracciarci la minchia con certe fregnacce, sarebbe gran guadagno per noi, e per loro.

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