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MY NAME IS GLOVER, FRANCESCA. DANNY GLOVER

Il post che l'assessore Leon ha pubblicato ieri sera sulla sua pagina Facebook
Stamattina non ho tanta voglia di fare dell'ironia a buon mercato; quindi mi limito a segnalare sommessamente all'assessore alle Fontane Francesca Leon che l'affascinante signore che ella annuncia con giubilo, a mezzo Fb, di avere incontrato ieri è in realtà l'attore Danny Glover, 70 anni, nero, americano, attualmente impegnato nelle riprese del film "Ulysses" a Torino, e non il regista Danny Boyle, 59 anni, bianco, inglese, attualmente impegnato nelle riprese del film "Trainspotting 2" a Edimburgo.
Non è un dramma. Capisco l'emozione del neo-assessore catapultato nel vortice della mondanità hollywoodiana in trasferta sul Po. E un banale lapsus - o persino uno scambio di persona - può capitare a chiunque. A me capita spesso, pur non frequentando la mondanità hollywoodiana. Però io sono molto più anziano di Francesca Leon, e non faccio nemmeno l'assessore. E non vorrei che Danny Glover ci rimanesse male: già credo patisca di essere talora confuso con Morgan Freeman, figurarsi con un regista inglese bianco, lui vecchio militante delle Pantere Nere.
Comunque l'assessore Leon potrà elegantemente rimediare alla gaffe facendo recapitare a Danny Glover un bel mazzo di fiori per il suo compleanno, che combinazione è domani.
L'ha presa bene. Alotto scopre che l'assessore gli ha storpiato il nome (da Fb)

Si chiama Alotto, con una sola elle

In realtà mi colpisce di più ciò che, nello stesso post leonino, è capitato al giovane e promettente regista torinese Federico Alotto, con una sola "elle", mentre Francesca lo chiama "Allotto", con due "elle". Nulla di tragico, anche se può dare fastidio. A me dà fastidio se mi chiamano Ferrari senza la "esse". E certo dava più fastidio a Fantozzi sentirsi chiamare "Fantocci". Ok, i lapsus calami malignazzi sono frequentissimi: noi giornalisti ne sappiamo qualcosa. Però il banale errore stride con la programmatica volontà della nuova amministrazione di dare "supporto alla realizzazione di progetti cinematografici nostrani". Un buon modo per supportarli potrebbe essere, intanto, conoscere i giovani registi come Alotto, che - pur senza i salvifici "supporti" pubblici che verranno - sono già riusciti a combinare qualcosa di buono e raccolgono successi persino in America, dove li premiano e magari non gli storpiano neppure il nome. Giovani registi "supportati" nel loro percorso dalle uniche provvidenze che nessuna giunta comunale, di nessun colore, potrà mai elargire: la volontà e il talento.

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