La storia è vecchia. L'avevo raccontata all'epoca e faccio in fretta a riassumervela: nel marzo del 2016 il Museo d'Arte Orientale entra nella graduatoria ristretta dei 49 candidati al premio Emya (assegnato dall'European Museum Forum) come miglior museo europeo dell'anno. In quel momento il Mao è il bersaglio favorito della consigliera d'opposizione Chiara Appendino, che conduce una solitaria battaglia contro una serie di anomalie gestionali del museo: la controversa procedura per la nomina del direttore Biscione, le opacità sui costi della ristrutturazione, le modalità della mostra di tappeti cinesi.
Appendino con geometrica precisione individua le magagne e mette in croce l'allora presidente della Fondazione Musei Patrizia Asproni e, di conseguenza, il suo referente politico Piero Fassino. Siamo a pochi mesi dalle elezioni che poi Chiarabella vincerà anche in virtù di quella tignosa e implacabile contestazione. Inutile dire che, in quel momento, un premio internazionale al Mao toglierebbe vigore alle severe accuse appendinesche.
Contro la candidatura del Mao cominciano a fioccare lettere di protesta spedite ai musei di mezza Europa che elencano con dovizia di particolari gli aspetti più discussi della gestione del museo. Alla fine della fiera il Mao non vince: il premio Emya va al museo Polin di Varsavia.
Adesso tutto è cambiato: Chiara Appendino è sindaco, e difende l'antico nemico, il direttore del Mao Marco Biscione, contro gli attacchi del nuovo feroce fustigatore, il leghista Fabrizio Ricca.
E' la politica, bellezze.
Ma oggi il livello dello scontro si alza ancora - beh, sarebbe più corretto scrivere "s'abbassa"... Con l'interpellanza del 9 gennaio "La sindaca ha forse fatto fallire un premio internazionale alla Città di Torino e a uno dei suoi musei civici deliberatamente?" il consigliere Ricca adombra la possibilità che in quella primavera del 2016 la candidata Appendino abbia osteggiato, per interesse di bottega elettorale, un'occasione prestigiosa di visibilità internazionale per il Mao e di conseguenza per Torino.
Bello, vivere in una città dove ti devi porre simili dilemmi: comunque stiano le cose, c'è di che vergognarsi.
Trattandosi di un consigliere comunale e di un sindaco che - bene o male - mi rappresentano, mi rifiuto di propendere per una delle due eventualità: entrambe mi offendono come torinese e come contribuente.
Vedremo come risponderà Appendino. Intanto, se ve la sentite, giudicate voi: il dovere di cronaca mi impone purtroppo di pubblicare, con immensa amarezza, il testo dell'interpellanza di Fabrizio Ricca, depositata con il meccanografico 2018 00047/002.
- in data 5 febbraio 2016, la Sindaca Chiara Appendino, all'epoca dei fatti Consigliera di opposizione, ha depositato un'interpellanza - firmata solo da lei e non dall'allora capogruppo del M5S Vittorio Bertola - intitolata "Al MAO lavori in corso, riallestimenti infiniti e riorganizzazione continua" (mecc. 2016 00451/002);
- in tale interpellanza erano riportate ampie citazioni tratte dal documento "Stato dell'arte e interventi di riassetto del MAO" stilato da un consulente ingaggiato dalla Fondazione Torino Musei, e fortemente avversato dall'allora Consigliera di opposizione Appendino;
- nell'estensione dell'interpellanza, l'allora Consigliera Appendino ha optato per un'ampia citazione letterale dei passaggi in cui il consulente della Fondazione Torino Musei forniva giudizi estremamente critici e poco lusinghieri sull'operato dell'architetto responsabile dell'allestimento originario del MAO;
- il documento "Stato dell'arte e interventi di riassetto del MAO" da cui l'allora Consigliera Appendino ha tratto le su menzionate citazioni, è stato ottenuto tramite un regolare accesso agli atti con l'esplicita raccomandazione da parte della Fondazione Torino Musei di tenerlo riservato, e di non divulgarne i contenuti. Tale raccomandazione non è stata rispettata da parte dell'allora Consigliera Appendino;
EVIDENZIATO CHE
- nel mese di marzo 2016, si è appreso che il Museo d'Arte Orientale di Torino era risultato tra i candidati per il European Museum of the Year Awards (Premio Museo Europeo dell'anno), riconoscimento conferito ai migliori spazi museali europei dal Forum Museo Europeo (European Museum Forum) sotto gli auspici del Consiglio d'Europa;
- all'epoca dei fatti, sia i membri del consiglio di amministrazione del European Museum Forum che i membri della giuria, oltre agli altri musei candidati sparsi in Europa, sono stati destinatari di lettere di protesta che contestavano la scelta del MAO;
- tali lettere sono state inviate proprio dall'architetto responsabile del progetto di allestimento originario del Museo, che non si può escludere fosse risentito dal giudizio negativo sul suo operato citato pubblicamente e quasi integralmente, o quanto meno nei passaggi meno lusinghieri, proprio nell'interpellanza dell'allora Consigliera Appendino;
- all'epoca, anche una formazione politica che si è successivamente candidata alle elezioni comunali - la lista Civica SiAmo Torino - si è aggregata alle proteste, inviando una lettera in cui si elencavano con dovizia di particolari gli aspetti più discussi della gestione del Mao (dalla controversa procedura per la nomina del direttore dottor Marco Biscione, alle opacità sui costi della ristrutturazione, passando per la politica espositiva, eccetera);
- gli elementi menzionati nelle lettere di protesta erano largamente basati sulle interpellanze e denunce dell'allora Consigliera di opposizione Chiara Appendino, con tanto di rassegna stampa di articoli dedicati alla sua battaglia sul tema;
IN CONSIDERAZIONE DEL FATTO CHE
- il Direttore del MAO, dottor Marco Biscione, risulta tra i membri della giuria del Premio EMYA per l'edizione del 2018. Una scelta curiosa che lascia presumere un orientamento favorevole al MAO da parte del European Museum Forum nonostante le proteste che hanno sommerso il consiglio di amministrazione e la giuria due anni fa;
- non si può escludere quindi che le proteste che hanno avuto luogo nel 2016 non abbiano contribuito ad orientare il giudizio della commissione valutatrice in direzione contraria all'assegnazione del premio al MAO, facendo perdere quindi alla Città di Torino e al museo la possibilità di ottenere un premio prestigioso;
- il coinvolgimento del direttore nella giuria dell'edizione di quest'anno non compensa certamente la mancata assegnazione del premio al museo nell'edizione dell'anno scorso. Premio che sarebbe tornato utile oggi, in un momento di scarsità di risorse finanziarie ed orientamento verso l'esportazione di mostre all'estero (come annunciato dall'Assessora Leon), nella promozione del MAO a livello internazionale;
- il MAO, nell'arco del 2017, ha totalizzato 93.400 ingressi dopo essere arrivato a 109 mila nel 2016. In altre parole il Museo, dopo aver beneficiato dello scontato boom di visitatori dovuto all'apertura di uno spazio espositivo in un museo che ne era totalmente sprovvisto, ha perso ventimila visitatori in un anno, segno evidente che l'aumento di visitatori non è stato certo per merito dell'attuale direzione;
- il Premio EMYA, se assegnato al museo, avrebbe conferito allo stesso - per tutto il 2017 - una visibilità internazionale di grande prestigio, anche in considerazione del fatto che il Museo vincitore conserva per un anno il trofeo prima di passarlo al vincitore dell'edizione successiva;
- la Sindaca Appendino aveva annunciato la sua candidatura già nel novembre del 2015, dopo un anno in cui la sua visibilità mediatica era dovuta essenzialmente alla battaglia ingaggiata contro la Fondazione Torino Musei e il MAO, come testimoniato da numerosi articoli di stampa apparsi dopo la sua elezione;
- l'assegnazione del prestigioso premio EMYA nel 2016 avrebbe potenzialmente compromesso quindi l'immagine e la credibilità della candidata sindaca, poco prima della consultazione elettorale, vanificando le sue critiche al Museo e alla sua direzione;
INTERPELLA
La Sindaca e l'Assessore competente per sapere:
1) per quale motivo l'allora Consigliera Appendino, nell'interpellanza "Al MAO lavori in corso, riallestimenti infiniti e riorganizzazione continua" ha citato letteralmente dei passaggi tratti da un documento che la Fondazione Torino Musei ha esplicitamente chiesto di tenere riservato;
2) se il documento "Stato dell'arte e interventi di riassetto del MAO" stilato dal consulente ingaggiato dalla Fondazione Torino Musei, e da cui la Sindaca ha estratto le su menzionate citazioni, sia stato consegnato all'Architetto responsabile dei lavori di allestimento originario del museo o ad altri soggetti non autorizzati ad entrarne in possesso;
3) se la Sindaca fosse preventivamente a conoscenza, diretta o indiretta, delle proteste che da lì a poco avrebbero investito il consiglio di amministrazione e la giuria del premio EMYA per la scelta del MAO quale museo candidato e se ha - in modo diretto o indiretto - favorito, sostenuto o indirizzato tali proteste in qualche modo;
4) se la Sindaca ha coordinato la sua azione politica in consiglio, direttamente o indirettamente, con le proteste di un'altra formazione politica, diversa dal M5S, quale la lista SiAMo Torino, al fine di agevolare o favorire le proteste contro la scelta del MAO come finalista per il premio EMYA;
5) nel caso la Sindaca fosse invece a conoscenza delle proteste e le abbia in qualche modo favorite, sostenute o indirizzate - direttamente o indirettamente - se conferma i suoi giudizi negativi sulla gestione del MAO, anche alla luce del crollo dei visitatori nel corso del 2017 oppure di spiegare se l'intera campagna di protesta era solo un'operazione politica volta esclusivamente a salvaguardarne l'immagine come candidata Sindaco a ridosso della campagna elettorale, alle spese dell'immagine della Città e dei suoi musei civici;
6) nel caso la Sindaca non fosse invece a conoscenza delle proteste e non le abbia favorite, direttamente o indirettamente, e alla luce dei risultati ottenuti dal MAO nel 2017, se ritiene fondate le proteste che all'epoca dei fatti hanno contestato la scelta del MAO quale museo candidato;
7) se la Sindaca ritiene opportuno che il direttore del Museo che lei ha duramente contestato nella scorsa legislatura rappresenti il Museo e la Città all'interno della giuria del premio EMYA 2018, premio che probabilmente non è stato assegnato alla Città nel 2016 proprio a causa delle proteste suscitate dalla battaglia che lei stessa aveva ingaggiato contro il museo e la sua direzione.
F.to Fabrizio Ricca
Appendino con geometrica precisione individua le magagne e mette in croce l'allora presidente della Fondazione Musei Patrizia Asproni e, di conseguenza, il suo referente politico Piero Fassino. Siamo a pochi mesi dalle elezioni che poi Chiarabella vincerà anche in virtù di quella tignosa e implacabile contestazione. Inutile dire che, in quel momento, un premio internazionale al Mao toglierebbe vigore alle severe accuse appendinesche.
Contro la candidatura del Mao cominciano a fioccare lettere di protesta spedite ai musei di mezza Europa che elencano con dovizia di particolari gli aspetti più discussi della gestione del museo. Alla fine della fiera il Mao non vince: il premio Emya va al museo Polin di Varsavia.
Adesso tutto è cambiato: Chiara Appendino è sindaco, e difende l'antico nemico, il direttore del Mao Marco Biscione, contro gli attacchi del nuovo feroce fustigatore, il leghista Fabrizio Ricca.
E' la politica, bellezze.
Ma oggi il livello dello scontro si alza ancora - beh, sarebbe più corretto scrivere "s'abbassa"... Con l'interpellanza del 9 gennaio "La sindaca ha forse fatto fallire un premio internazionale alla Città di Torino e a uno dei suoi musei civici deliberatamente?" il consigliere Ricca adombra la possibilità che in quella primavera del 2016 la candidata Appendino abbia osteggiato, per interesse di bottega elettorale, un'occasione prestigiosa di visibilità internazionale per il Mao e di conseguenza per Torino.
Due possibilità: entrambe orribili
Ricca accusa a vanvera? O Appendino ha davvero "tradito"?Bello, vivere in una città dove ti devi porre simili dilemmi: comunque stiano le cose, c'è di che vergognarsi.
Trattandosi di un consigliere comunale e di un sindaco che - bene o male - mi rappresentano, mi rifiuto di propendere per una delle due eventualità: entrambe mi offendono come torinese e come contribuente.
Vedremo come risponderà Appendino. Intanto, se ve la sentite, giudicate voi: il dovere di cronaca mi impone purtroppo di pubblicare, con immensa amarezza, il testo dell'interpellanza di Fabrizio Ricca, depositata con il meccanografico 2018 00047/002.
Il testo dell'interpellanza
PREMESSO CHE- in data 5 febbraio 2016, la Sindaca Chiara Appendino, all'epoca dei fatti Consigliera di opposizione, ha depositato un'interpellanza - firmata solo da lei e non dall'allora capogruppo del M5S Vittorio Bertola - intitolata "Al MAO lavori in corso, riallestimenti infiniti e riorganizzazione continua" (mecc. 2016 00451/002);
- in tale interpellanza erano riportate ampie citazioni tratte dal documento "Stato dell'arte e interventi di riassetto del MAO" stilato da un consulente ingaggiato dalla Fondazione Torino Musei, e fortemente avversato dall'allora Consigliera di opposizione Appendino;
- nell'estensione dell'interpellanza, l'allora Consigliera Appendino ha optato per un'ampia citazione letterale dei passaggi in cui il consulente della Fondazione Torino Musei forniva giudizi estremamente critici e poco lusinghieri sull'operato dell'architetto responsabile dell'allestimento originario del MAO;
- il documento "Stato dell'arte e interventi di riassetto del MAO" da cui l'allora Consigliera Appendino ha tratto le su menzionate citazioni, è stato ottenuto tramite un regolare accesso agli atti con l'esplicita raccomandazione da parte della Fondazione Torino Musei di tenerlo riservato, e di non divulgarne i contenuti. Tale raccomandazione non è stata rispettata da parte dell'allora Consigliera Appendino;
EVIDENZIATO CHE
- nel mese di marzo 2016, si è appreso che il Museo d'Arte Orientale di Torino era risultato tra i candidati per il European Museum of the Year Awards (Premio Museo Europeo dell'anno), riconoscimento conferito ai migliori spazi museali europei dal Forum Museo Europeo (European Museum Forum) sotto gli auspici del Consiglio d'Europa;
- all'epoca dei fatti, sia i membri del consiglio di amministrazione del European Museum Forum che i membri della giuria, oltre agli altri musei candidati sparsi in Europa, sono stati destinatari di lettere di protesta che contestavano la scelta del MAO;
- tali lettere sono state inviate proprio dall'architetto responsabile del progetto di allestimento originario del Museo, che non si può escludere fosse risentito dal giudizio negativo sul suo operato citato pubblicamente e quasi integralmente, o quanto meno nei passaggi meno lusinghieri, proprio nell'interpellanza dell'allora Consigliera Appendino;
- all'epoca, anche una formazione politica che si è successivamente candidata alle elezioni comunali - la lista Civica SiAmo Torino - si è aggregata alle proteste, inviando una lettera in cui si elencavano con dovizia di particolari gli aspetti più discussi della gestione del Mao (dalla controversa procedura per la nomina del direttore dottor Marco Biscione, alle opacità sui costi della ristrutturazione, passando per la politica espositiva, eccetera);
- gli elementi menzionati nelle lettere di protesta erano largamente basati sulle interpellanze e denunce dell'allora Consigliera di opposizione Chiara Appendino, con tanto di rassegna stampa di articoli dedicati alla sua battaglia sul tema;
IN CONSIDERAZIONE DEL FATTO CHE
- il Direttore del MAO, dottor Marco Biscione, risulta tra i membri della giuria del Premio EMYA per l'edizione del 2018. Una scelta curiosa che lascia presumere un orientamento favorevole al MAO da parte del European Museum Forum nonostante le proteste che hanno sommerso il consiglio di amministrazione e la giuria due anni fa;
- non si può escludere quindi che le proteste che hanno avuto luogo nel 2016 non abbiano contribuito ad orientare il giudizio della commissione valutatrice in direzione contraria all'assegnazione del premio al MAO, facendo perdere quindi alla Città di Torino e al museo la possibilità di ottenere un premio prestigioso;
- il coinvolgimento del direttore nella giuria dell'edizione di quest'anno non compensa certamente la mancata assegnazione del premio al museo nell'edizione dell'anno scorso. Premio che sarebbe tornato utile oggi, in un momento di scarsità di risorse finanziarie ed orientamento verso l'esportazione di mostre all'estero (come annunciato dall'Assessora Leon), nella promozione del MAO a livello internazionale;
- il MAO, nell'arco del 2017, ha totalizzato 93.400 ingressi dopo essere arrivato a 109 mila nel 2016. In altre parole il Museo, dopo aver beneficiato dello scontato boom di visitatori dovuto all'apertura di uno spazio espositivo in un museo che ne era totalmente sprovvisto, ha perso ventimila visitatori in un anno, segno evidente che l'aumento di visitatori non è stato certo per merito dell'attuale direzione;
- il Premio EMYA, se assegnato al museo, avrebbe conferito allo stesso - per tutto il 2017 - una visibilità internazionale di grande prestigio, anche in considerazione del fatto che il Museo vincitore conserva per un anno il trofeo prima di passarlo al vincitore dell'edizione successiva;
- la Sindaca Appendino aveva annunciato la sua candidatura già nel novembre del 2015, dopo un anno in cui la sua visibilità mediatica era dovuta essenzialmente alla battaglia ingaggiata contro la Fondazione Torino Musei e il MAO, come testimoniato da numerosi articoli di stampa apparsi dopo la sua elezione;
- l'assegnazione del prestigioso premio EMYA nel 2016 avrebbe potenzialmente compromesso quindi l'immagine e la credibilità della candidata sindaca, poco prima della consultazione elettorale, vanificando le sue critiche al Museo e alla sua direzione;
INTERPELLA
La Sindaca e l'Assessore competente per sapere:
1) per quale motivo l'allora Consigliera Appendino, nell'interpellanza "Al MAO lavori in corso, riallestimenti infiniti e riorganizzazione continua" ha citato letteralmente dei passaggi tratti da un documento che la Fondazione Torino Musei ha esplicitamente chiesto di tenere riservato;
2) se il documento "Stato dell'arte e interventi di riassetto del MAO" stilato dal consulente ingaggiato dalla Fondazione Torino Musei, e da cui la Sindaca ha estratto le su menzionate citazioni, sia stato consegnato all'Architetto responsabile dei lavori di allestimento originario del museo o ad altri soggetti non autorizzati ad entrarne in possesso;
3) se la Sindaca fosse preventivamente a conoscenza, diretta o indiretta, delle proteste che da lì a poco avrebbero investito il consiglio di amministrazione e la giuria del premio EMYA per la scelta del MAO quale museo candidato e se ha - in modo diretto o indiretto - favorito, sostenuto o indirizzato tali proteste in qualche modo;
4) se la Sindaca ha coordinato la sua azione politica in consiglio, direttamente o indirettamente, con le proteste di un'altra formazione politica, diversa dal M5S, quale la lista SiAMo Torino, al fine di agevolare o favorire le proteste contro la scelta del MAO come finalista per il premio EMYA;
5) nel caso la Sindaca fosse invece a conoscenza delle proteste e le abbia in qualche modo favorite, sostenute o indirizzate - direttamente o indirettamente - se conferma i suoi giudizi negativi sulla gestione del MAO, anche alla luce del crollo dei visitatori nel corso del 2017 oppure di spiegare se l'intera campagna di protesta era solo un'operazione politica volta esclusivamente a salvaguardarne l'immagine come candidata Sindaco a ridosso della campagna elettorale, alle spese dell'immagine della Città e dei suoi musei civici;
6) nel caso la Sindaca non fosse invece a conoscenza delle proteste e non le abbia favorite, direttamente o indirettamente, e alla luce dei risultati ottenuti dal MAO nel 2017, se ritiene fondate le proteste che all'epoca dei fatti hanno contestato la scelta del MAO quale museo candidato;
7) se la Sindaca ritiene opportuno che il direttore del Museo che lei ha duramente contestato nella scorsa legislatura rappresenti il Museo e la Città all'interno della giuria del premio EMYA 2018, premio che probabilmente non è stato assegnato alla Città nel 2016 proprio a causa delle proteste suscitate dalla battaglia che lei stessa aveva ingaggiato contro il museo e la sua direzione.
F.to Fabrizio Ricca
Io posso solo dire che il Polin l'ho visto di persona (a mie spese) esattamente il 14 aprile 2016, ed è veramente bellissimo :-)
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