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POLO DEL 900: ARCHIVI ON LINE E (FORSE) SOLDI IN ARRIVO

Alessandro Bollo, direttore del Polo del 900
Ieri sono andato al Polo del 900 perché presentavano la nuova piattaforma digitale open source che riunisce tutti gli gli archivi di enti e istituti che fanno parte del Polo stesso. La piattaforma l'hanno chiamata "9CentRo", ed è una cosa importante, un grande progetto per il presente e il futuro: esattamente ciò che manca oggi a Torino. In realtà è il Polo stesso ad essere un'intuizione e un'opportunità che - come tante altre - stiamo perdendo di vista per leggerezza, miseria (anche culturale), noncuranza. L'idea era di dare una casa comune a una ventina di istituti e centri studi che conservano e tramandano il fiore della cultura torinese del secolo scorso; e dopo lunga elaborazione, il Polo è nato due anni fa, voluto e sostenuto da Regione, Comune e Compagnia di San Paolo. Era l'aprile del 2016.

I finanziamenti: chi paga e chi no

I tre soci fondatori all'epoca erano d'accordo su tutto, compresa la parte ecoomica: si impegnarono a finanziare la vita e le attività del Polo versando ogni anno una cifra fissa, trecentomila euro cadauno la Regione e il Comune e seicentomila la Compagnia di San Paolo. In realtà i trecentomila euro del Comune non sono mai arrivati. Nel 2016, poiché il Polo era nato a fine aprile, le quote dei tre soci furono ridotte di circa un terzo: non dovevano coprire un anno intero, bensì soltanto il periodo da maggio a dicembre (qui trovate il bilancio). La Compagnia di San Paolo versò 437 mila euro, e la Regione duecentomila. Quanto al Comune,  l'ultimo bilancio di previsione approvato dalla giunta Fassino a inizio 2016 prevedeva per il Polo uno stanziamento di 275 mila euro, che in fase di assestamento, nell'autunno, la nuova amministrazione Appendino correttamente ridusse di circa un terzo, a 215 mila; e alla fine fu versata soltanto la parte in spesa corrente, ovvero 190 mila euro. Poi, con il bilancio di previsione 2017, il contributo per il Polo dapprima scomparve (qui trovate la tabella e qui il relativo articolo), ma il Comune s'impegnò a "pagare le bollette", in pratica a versare anche per il 2017 almeno i 190 mila euro dell'anno prima: in compenso decise di "accorpare" al Polo del 900 anche il Museo Diffuso della Resistenza, altra sventurata realtà alla quale Chiarabella aveva azzerato i fondi. In una sorta di domino perverso, l'accorpamento del Museo Diffuso adesso comporterebbe il licenziamento dei tre dipendenti della Fondazione Musei che sono lì distaccati.

Ma nel 2018 il Comune pagherà: parola di direttore

Ieri ho finalmente conosciuto il nuovo direttore del Polo del 900, Alessandro Bollo, scelto a maggio con un bando. Bollo proviene dalla Fondazione Fitzcarraldo e, a quanto mi risulta, la sua nomina ha deluso alcune aspettative pregresse ma è stata fortemente "gradita" dall'assessore Leon e dal Comune tutto. 
Con Bollo abbiamo scambiato due parole sulla situazione del Polo, e mi è sembrato ottimista. Mi ha detto che "con il Comune s'è iniziato un percorso (ha detto così, qualsiasi cosa significhi, NdG) per ripianare i contributi, in modo che nel 2018 arrivino i 300 mila euro previsti, e anche il non pagato del 2017", ovvero - calcolo io - i centodiecimila euro che mancano per salire dai 190 mila concessi ai trecentomila dovuti.
Quanto al Museo Diffuso della Resistenza, il direttore Bollo mi ha detto che "il processo di integrazione è appena all'inizio": mi sembra di capire che intendano procedere con cautela e senza accelerazioni dannose. Spero di aver capito giusto.

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