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Micaela Ramazzotti |
Una giornata intera al Festival è dura, o ragazzi. Fortuna che c'è il sole, perché il vostro cronista di strada odia andare per strada battendo i denti. Come vi ho racconto in diretta nel
post precedente, arrivo alla lounge del
Tff verso mezzogiorno per la conferenza di
Elliott Gould, e dopo aver assolto ai doveri cinefili mi rifocillo al piano superiore, dove la Regione sfama generosamente scelti addetti ai lavori con sfizi assortiti. Se vi capita, provate il tonno di coniglio (che la giovane al banco presenta come "coniglio con tonno") e l'eccellente Barolo. Il Barolo è il fil rouge del Festival, presumo in onore del nuovo direttore di Film Commission
Paolo Damilano, che domenica ha ospitato nelle sue tenute di Langa un estasiato Elliott Gould. Tutti mi dicono benissimo di Elliott Gould. Non faccio un passo senza che qualcuno mi racconti quant'è carino e disponibile e alla mano Elliott Gould. Soprattutto le donne. Il vecchio marpione ha fatto strage di cuori.
Elliott Gould ha preso assai seriamente il ruolo di ospite d'onore: lo portano ovunque, e ovunque lui va di buon grado, e di buon grado risponde a ogni domanda, e la domanda è quasi sempre su
"Mash". Questa è la prova provata che Elliott Gould è carino e disponibile e alla mano. Se io fossi un attore che ha girato paccate di film, e tutti gli intervistatori - con le loro monomaniache domande - mi dimostrassero senza pietà che l'unico film che conta davvero è un film del 1970, con ogni probabilità risponderei con parole a quattro lettere. Lui risponde invece da gran signore, con racconti curiosi, circostanziati e divertenti.
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Paolo Virzì braccato dal microfono di Nino Battaglia del Tgr Piemonte |
Un altro carino e disponibile e alla mano è
Virzì. Però alla livornese. Nel senso che quand'è necessario non si perita di usare l'equivalente italiano - o vernacolare - delle parole a quattro lettere. Nel pomeriggio lo becco di fronte al Massimo con il microfono di Nino Battaglia sotto il naso. Il segugio culturale del Tgr vorrebbe dal direttore del Festival un messaggio di saluto alla città. Il direttore del Festival (in quanto carino e disponibile e alla mano) dichiara che vuol bene a tutti i torinesi tranne lo stronzo che la sera prima ha parcheggiato il suo Suv nero ("tra l'altro bruttissimo", chiosa l'esteta delle quattro ruote) davanti all'ingresso del Reposi, rendendo penoso l'accesso al povero
Mazzacurati. E aggiunge che i vigili non si sono preoccupati di far rimuovere l'orrido Suv. Nino Battaglia gli chiede gentilmente se può dare una versione ad uso fascia protetta del suo pensiero. Lui prima precisa che ama esprimersi nella sua lingua (Evvài! Vernacoliere rules!), quindi, essendo carino e gentile e disponibile, ripete la dichiarazione omettendo lo stronzo e il mancato intervento dei vigili, così Fassino non s'addolora.
Virzì, in quanto gentile eccetera eccetera, saluta tutti con un sorrisone. Fa un sorrisone anche a me e mi dice che è contento perché nei primi giorni il Festival ha già incassato 165 mila euro, un 30 per cento in più rispetto all'anno scorso. Io ci credo, anche se qualcuno fa lo scettico: di sicuro le sale sono sempre piene e io non riesco mai a vedere un film perché mi sveglio tardi e non sono diligente a prenotare i posti. Dopo avermi comunicato la buona novella Virzì mi ringrazia (senza motivo, ma lui è gentile eccetera eccetera) e mi saluta dicendomi "ci seguiamo". Non so se alluda a twitter (ne dubito, immagino che non sappia neppure chi sono) o al fatto che in effetti ci incontriamo di continuo: però il suo è un atteggiamento molto gentile eccetera eccetera.
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Omaggio musicale per Degli Esposti e Virzì |
Virzì è a Torino con la moglie. Di
Micaela Ramazzotti non posso scrivere che è gentile e disponibile (carina sì, senza ombra di dubbio); non perché non lo sia, ma perché al Festival interpreta il ruolo di "first lady dietro le quinte" e dunque non capita di avere un rapporto diretto. La vedo spesso con il marito, ma nelle occasioni ufficiali evita di mettersi in mostra. Magari se la tira, penserà qualcuno. Non lo so: a me piace credere che lo faccia per riserbo. Per non rubare la scena al direttore, il vero protagonista della settimana festivaliera. Una brava attrice sa che è scorretto rubare la scena al protagonista. Comunque, a Torino siamo astuti: con la formula del due per uno ci siamo assicurati un direttore che sa il fatto suo, e una presenza femminile che gli altri festival se la sognano.O se la pagano.
Virzì ci sa fare pure con gli ospiti: li esalta e li coccola, senza mai prevaricare. Particolarmente affettuoso con
Piera Degli Esposti, che ha ricevuto il premio intitolato ad Adriana Prolo. A festeggiare l'attrice-monumento di cinema e teatro italiani c'era una sala piena, con vecchi amici come il direttore del Glbt Festival Giovanni Minerba, e Sandro Casazza, storico capo degli spettacoli de La Stampa che con Piera e con la giornalista Marinella Venegoni formò in gioventù un terzetto d'amici per la pelle. Il Festival ha dedicato a Piera Degli esposti la serata nella sala 3 del Massimo, con la presentazione del numero monografico della rivista
"Mondo Niovo" e del documentario
"Tutte le storie di Piera".
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Alessandro Gassmann intervistato da Emanuela Martini |
Prima della festa per Piera, in sala 3
Alessandro Gassman ha mostrato
"Essere Riccardo... e gli altri", il documentario di Giancarlo Scarchilli sulla messa in scena del
"Riccardo III" che Gassmann dirige e interpreta, e che da martedì 26 novembre è per due settimane al Carignano. Torna alla mente il padre di Alessandro, e il suo leggendario "Riccardo III" con Ronconi, nel 1968 al teatro Alfieri. Alessandro rivela un retroscena tramandato dalla memoria famigliare: "Come spesso accadeva con mio padre, ancor prima di cominciare la compagnia si spaccò in due: metà degli attori erano ronconiani, e metà gassmaniani. Ci fu la riunione per la prima lettura del testo: mio padre lesse la sua parte, poi si alzò, annunciò 'ecco, io lo faccio più o meno così. Si debutta fra 35 giorni. Ci vediamo alla prova generale. Buon lavoro a tutti'. E se la squagliò a interpretare non so più quale film". Parlando invece della sua regia di "Riccardo III" Alessandro Gassmann sostiene di mirare alla semplicità: "Voglio che sia capito da tutti, persino da un bambino di cinque anni. A Roma, dove chiuderemo la tournée, inviterò Antonio Razzi. Sì, il senatore Razzi. Se lo capisce anche lui, ho vinto".
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