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FRANCO MARIA BOTTA: UN EROE DEL NOSTRO TEMPO


Rimborsi per 41.472 euro in ristoranti, cibo da asporto, generi alimentari vari. Inoltre: per vestiti e accessori 12.210; fiori per 2319; valige e accessori 2192; profumi e cosmetici 2174; gioiellerie, traslochi, cd, articoli per la casa 2099; spese legali 1847; costo alberghi 800; corsi di public speaking (imparare a parlare in pubblico) 13.937. Spesa quest'ultima particolarmente inutile, se i risultati sono quelli esibiti ieri mattina in consiglio regionale. Ad ogni modo: il totale fa 79.051 mila euro e 94 centesimi. Sono le spese "sospette" che i pm contestano (sottolineo "contestano", nulla è ancora dimostrato da un regolare processo) a Franco Maria Botta, capogruppo in consiglio regionale di Fratelli d'Italia. Ripeto: Fratelli d'Italia. Notizia a margine: io mi sto interessando per ottenere la cittadinanza uzbeka.
Il sorrisone di Franco Maria Botta (Fratelli d'Italia)
Comunque: qualsiasi galantuomo colpito da simili infamanti accuse (fondate o infondate che siano) manterrebbe - in attesa di dimostrare la propria totale innocenza - un basso profilo, un atteggiamento riservato e austero. Il signor Franco Maria Botta ha interpretato il concetto di "basso profilo" esibendosi in una performance stravagante non già in un bar dell'angiporto di Marsiglia, bensì in consiglio regionale (potete rivedere il mesto spettacolino in questo video de lastampa.it). Dapprima il Francofintroppofranco Maria ha insolentito una esponente dell'opposizione, quindi s'è accapigliato con altri consiglieri che tentavano di contenere la sua imbarazzante prestazione.
Incuriosito, sono andato a documentarmi su questo messere. Allora: 55 anni, figlio del defunto Giuseppe (notabile democristiano di lungo corso), laureato in Giurisprudenza (quindi, si presume, con qualche infarinatura in materia di convivenza civile), servizio militare nei carabinieri (e qui si pone la questione vichiana dei corsi e ricorsi della storia), dirigente d'azienda (rpt. dirigente d'azienda), in politica dal 1990 (dicesi 1995: una vita per il popolo, insomma) nei seguenti partiti: dc, ccd, udc, pdl, fdi. Eletto in consiglio provinciale nel 1990 con la dc, è assessore all'Assistenza e Sanità, Legale (rpt: legale) e Provveditorato dal 1993 al 1995. Nel 1995 si candida per la Regione con il ccd, e con Ghigo dal 1995 al 2005 è assessore regionale all’Urbanistica, Edilizia Residenziale Pubblica e Pianificazione Territoriale e dell’Area Metropolitana. Per non farsi mancare nulla, nel 2004 si fa rieleggere in Provincia con l'udc, e lì fa il consigliere fino al 2009. Nel 2010 torna trionfalmente in consiglio regionale, subentrando al dimissionario Michele Coppola, in quanto secondo escluso della lista Pdl nella circoscrizione di Torino - e qui c'è una responsabilità oggettiva del povero Coppola.
Ora, ammettiamo per un attimo (un attimino piccino picciò) che le contestazioni dei pm siano fondate, e riguardino l'intera legislatura regionale, quindi 3 anni. Ammesso e non concesso ciò (sono un garantista assoluto), la prima domanda che mi balza dal cuore, in quanto contribuente, è: "Ma se questo s'è fucilato ottantamila euro in tre anni, quando mi costano 18 anni di ininterrotta militanza politica?".
Ora, non voglio intignarmi su Botta: molti suoi compagni (ooops, forse il termine "compagni" non gli piace; ma come dovrei dire? Colleghi? Magari non tutti sono d'accordo. Compari? Soci? Omologhi? Insomma, diciamo "altri membri del consiglio regionale" e facciamo basta lì), molti altri membri del consiglio regionale (41 su 60, se ben ricordo) sono messi come e peggio di lui. Tipo Andrea Stara di Insieme per Bresso (ma iscritto al pd), il talentuoso con il tosaerba in nota spese. O il Buquicchio di Italia dei Valori, che fra le tante doti ha quella dell'ubiquità, riuscendo a trovarsi in contemporanea a Copenhagen e a Palazzo Lascaris.
Lo sguardo magnetico di Roberto Cota
 Per non dire dell'impagabile il presidente Cota, che con cinque pasti al giorno avrà problemi di trigliceridi mica da ridere. Io con molto meno me li sono trovati alle stelle, e per abbatterli il medico mi ha messo a dieta e mi ha suggerito di farmi qualche lunga passeggiata. Passo la prescrizione a Cota: magari risparmiamo qualcosa sulle auto blu, oltreché sul vitto.
Ad ogni modo, non mi voglio intignare su Botta, Franco Maria Botta. Tuttavia, è necessario un chiarimento. A dire il vero, mi pare che di chiarimenti in questa faccenda ne siano necessari tantissimi. Ma limitiamoci al chiarimento terminologico: il Franco Maria ha definito "topi di fogna" i giornalisti che hanno pubblicato le notizie giudiziarie che lo riguardano. Bontà sua. Ha lo stile oxfordiano del suo confratello (d'Italia) La Russa. Visto che padroneggia bene il lessico, mi domando come definirebbe un pubblico amministratore (non certo lui, per carità: fino a prova contraria, lui è innocente), diciamo un ipotetico pubblico amministratore che ha chiesto ai cittadini-contribuenti di affidarsi a lui per il loro bene, e che una volta raggiunto l'agognato cadreghino si veste da Olympic e San Carlo, si profuma da Camurati e Giacobino, pranza al Tre Galline e al Solferino, manda fiori alle signore... Il tutto a nota spese. Ecco, uno così come lo definirebbe? E non mi risponda "un topo di fogna". I topi di fogna non vivono così. Mangiano nelle fogne, non alla Pista del Lingotto. E puzzano. Non c'è Camurati che tenga: puzzano, i topi di fogna.

P.S. Preciso che non ho niente contro le attività commerciali citate: anch'io, quando posso, e benché topo di fogna, godo dei loro pregiati servigi. Però, benché topo di fogna, io pago con i soldi miei.

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