A edicole chiuse, pubblico anche sul blog il mio commento sul Tglff uscito su La Stampa di stamattina.
Cinema Gay, un festival indispensabile
Adesso si chiama Tglff; ma per noi che l’abbiamo visto
nascere era e resta il Festival Cinema Gay. In trent’anni gliene hanno dette
contro di ogni. Per un bel po’ i
torinesi benpensanti se ne tennero alla larga, immaginandolo ricettacolo di
chissà quali nefandezze contro natura. Ma Giovanni Minerba e il suo compagno,
il compianto Ottavio Mai, hanno sconfitto il pregiudizio facendo, con pochi
soldi, un festival bello, serio, interessante. Un festival che, gay o non gay,
regala grande Cinema. E intelligenza.
Ma l’intelligenza, ahinoi, non è democraticamente distribuita. C’è chi s’è
ostinato a lungo a lanciare invettive
contro il Tglff, fino all’estremo sacrificio del ridicolo: il patrocinio negato
dalla giunta Cota. Oggi, al ciel piacendo, persino da quelle sponde non
arrivano più insulti e sdegni medievali. Così qualcuno sostiene che Cinema Gay
non ha più ragione d’essere, perché non esistono più discriminazioni omofobe.
Quel “qualcuno” non legge i giornali e non frequenta bar, stadi e Facebook. Certo:
quando l’omofobia scomparirà, Cinema Gay potrebbe anche non servire più. Quando
l’omofobia scomparirà. Ciò mi garantisce ancora tantissime edizioni di Cinema
Gay. Un festival che piace a chi ama il cinema. E per questa, e per altre
ragioni meno belle, assolutamente necessario
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