Alberto Barbera, direttore dimezzato |
“Sono molto soddisfatto
- dice Paolo Damilano, presidente del Museo Nazionale del Cinema -
che si possa contare sulla continuità del rapporto con Alberto Barbera,
unanimemente riconosciuto come una delle personalità di spicco del
mondo del cinema a livello internazionale.
Vedo nel direttore amministrativo una figura che possa confermare il
buon lavoro fatto fino ad ora e proseguire nel garantire stabilità
nell’organizzazione del lavoro”.
Un compromesso inevitabile
E' andata come doveva andare, visti i presupposti. Barbera resta, e il bando non si fa, trattandosi di direttore artistico. Però, per placare i tifosi del bando, il Museo pagherà un altro stipendio a un "direttore amministrativo" (lasciamo perdere l'organizzativo, che non si capisce cos'è).Si avvera ciò che già un anno fa s'era profilato all'orizzonte, quando il Museo versava in cattive acque economiche. Anche allora si ipotizzò - soprattutto da parte della Regione - di affiancare a Barbera un ragiunatt (pardon, un direttore amministrativo). Poi non se ne fece niente, e con il solo Barbera al timone il Museo è uscito dalla tempesta.
Però quando lorsignori si mettono in testa qualcosa non gliela toglie nessuno, e adesso il ragiunatt arriva a vele spiegate.
Ma almeno si afferma un principio, che spero resti imperituro: i direttori artistici non si scelgono con un bando.
Curioso però: quando in un'istituzione scoppia una crisi, la medicina sovrana è la moltiplicazione dei direttori. Ricordate com'è andata al Regio?
Ed ecco a voi la previsione più cupa. Tempo sei mesi, massimo un anno, Barbera e il ragiunatt si mandano a stendere. Dopodiché Barbera se ne va a Venezia. E noi ci teniamo il ragiunatt.
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