Paolo Lucà (a sin.) resta, ma Davide Valfrè se ne va. Il Folk Club è a rischio |
Neppure uno straccio di "stipendio"
Ma è la motivazione dell'addio di Davide a preoccupare chiunque abbia a cuore il destino di uno dei più straordinari "posti della musica" d'Italia. A quanto ho appurato, Davide Valfré ha deciso di lasciare perché da ormai due anni lui e Paolo non riescono a ricavare dalla loro attività di che pagarsi due, seppur minimi, "stipendi" ai limiti della sopravvivenza. Quindi, arrivato alle soglie dei cinquant'anni, Davide è costretto a cercarsi un altro lavoro e legittimamente non se la sente di sostenere il doppio impegno. Anche Paolo Lucà, per campare, ha trovato una piccola occupazione part-time, ma tenterà comunque di portare avanti il progetto del padre, che nel 2017 compirà trent'anni.I ritardi di Maison Musique e il collasso del Crel
Eppure il Folk Club continua a macinare concerti di qualità ogni settimana, pur ricevendo contributi minimi: non un centesimo dal Comune di Torino, e dalla Regione cifre non superiori ai trenta-quarantamila euro, pagati con ritardi abissali: solo adesso è stato saldato il finanziamento del 2014, che era di 28 mila euro.Quelle cifre irrisorie, unite agli incassi, bastano a malapena a coprire i costi dei concerti (una cinquantina a stagione, sempre di alto livello artistico) e le spese correnti.
Valfré e Lucà ricevevano i loro magri "stipendi" dall'associazione Crel, il Centro di Cultura Popolare fondato nel 1992 da Franco Lucà, Michele Straniero ed Emilio Jona.
Il Crel, oltre al Folk Club, gestisce un importante archivio sulla musica popolare e gli studi di etnomusicologia, e curava anche l'attività di Maison Musique. Per queste attività il Crel otteneva uno specifico contributo dalla Regione. Il blocco di Maison Musique, che dura ormai da anni, e di conseguenza delle attività dell'archivo, ora depositato al Polo del Novecento, ha causato una situazione paradossale: non essendoci stata attività, la Regione non erogherà il contributo per il 2016, e di conseguenza Valfré e Lucà hanno perso anche la speranza di quel minimo sostentamento che gli consentiva di tirare avanti. A questo punto Valfré a malincuore ha abbandonato il Folk Club.
Una situazione disperata
Paolo Lucà è deciso ad accollarsi anche i compiti di Davide Valfrè, e adesso porta avanti l'attività del Folk Club e al tempo stesso prepara la prossima stagione, quella del trentennale. Per ridurre i costi ha dovuto persino lasciare a casa la fedele segretaria amministrativa, con cui lavorava da dodici anni.In parole semplici: quella del Folk Club è una situazione disperata.
E i banfoni che fanno? Ignorano. Si sa, sono ignoranti
Purtroppo quest'agonia che si consuma nella totale indifferenza dei banfoni che blaterano di cultura diffusa, di tutela delle tradizioni, di sostegno alla qualità: ma che sanno, loro, del Folk Club, di ciò che fa, di ciò che è. Magari si aspettano che "certifichi la propria qualità". Gente che non potrebbe certificare la sua, di qualità, neppure in centomila anni.La via crucis di Maison Musique
Alla micragnosa indifferenza del Comune di Torino, che da anni ha cessato ogni finanziamento, si è aggiunta la paradossale vicenda di Maison Musique: il centro musicale di via Rosta a Rivoli, a fronte delle difficoltà economiche in cui si dibatteva e che a fine 2014 aveva portato all'interruzione dell'attività, a metà 2015 è stato affidato dalla Regione al Circolo dei Lettori, con l'accordo che la programmazione musicale sarebbe rimasta di competenza di Lucà e Valfré. All'epoca Circolo e Regione avevano promesso che l'attività a Maison Musique sarebbe ricominciata già nell'autunno di quell'anno. Ma i tempi si sono dilatati a dismisura, e la ripresa dell'attività è stata rinviata di stagione in stagione. Ancora di recente Valfré e Lucà speravano di organizzare le prime serate entro questo Natale, ma la speranza è rimasta speranza. Delusa.Il silenzio non paga
Lucà e Valfré, va detto, hanno gravi colpe. Con dignità, nobile ma pericolosa in questo mondo di cialtroni, non hanno mai ostentato l'indigenza del Folk Club, non hanno mai polemizzato né supplicato. Hanno continuato a lavorare e a tenere alto il livello della loro proposta musicale, regalando al pubblico incontri con artisti straordinari. Un risultato che ha del miracoloso, stante la situazione economica.La Regione, sia detto a onor del vero, qualcosa ha fatto sul piano dei contributi; pur ficcandoli, alla fine, nel ginepraio di una soluzione per Maison Musique che mese dopo mese diventa sempre più un problema.
L'amministrazione comunale, invece, se n'è sbattuta con Fassino, e a quanto pare continua a sbattersene con Appendino, sempre in ossequio alla famosa continuità. Lucà e Valfré hanno incontrato l'assessore Leon, che li ha intortati rimandandoli al futuro bando per le attività culturali. Come se la sopravvivenza di un monumento della cultura torinese, qual è il Folk Club, fosse una burocratica questione di contributi per una bocciofila.
Cercasi neurone disperatamente
Se in questa sventurata città fosse rimasto un neurone attivo, già dopodomani il Consiglio comunale si attiverebbe per un intervento d'urgenza al fine di sventare la delirante prospettiva che in tempi brevi Torino perda il Folk Club.Ma sono pronto a scommettere che non faranno nulla.
Non c'è il neurone.
Aggiornamento: "Sostiene Folk Club: fatti, non ciance"
Tu pensa ai locali che offrono servizi simili ,ma non sono associazioni culturali, che continuano a restare aperti nonostante siano uccisi dalle tasse senza ricevere finanziamenti comunali.
RispondiEliminaDetta così è una solenne minchiata. Magari, se venissero citati i "locali" che da trent'anni offrono con regolarità, ogni fine settimana, circa cinquanta concerti di alta qualità a stagione, rigorosamente folk, cantautorali e jazz, con artisti di rilevanza nazionale e internazionale, in condizioni d'ascolto decenti, pagando regolari cachet e praticando prezzi contenuti, si potrebbe almeno discutere su una base accettabile.
Eliminasono molto dispiaciuto:Al folk club ho visto dei bellissimi concerti da Massimo Bubola e artisti prog quali osanna , le orme ,ec...
EliminaChe dire, per esempio, del Jazz Club Torino che, partito benissimo, è ormai diventato ristorante, sala da ballo e a tempo perso sala concerti?
EliminaSolidarieta' per queste disastrose sotuazioni in cui versa la cultura in Italia. In tutti gli assessorati quelli che vedono piu' alla lunga hanno un solo occhio. Gli altri sono ciechi!
RispondiEliminaUna tristezza infinita, un altro triste esempio della tragica miopia delle nostre amministrazioni.
RispondiEliminaNon ci posso credere. Ma che vergogna davvero. Far decadere un impegno artistico così importante che ci ha dato a noi artisti delle possibilità ê deludente.
RispondiEliminasituazione tristissima, in cui prima o dopo si trovano tutte le associazioni che cercano di 'produrre' cultura in modo continuativo e stabile, in campo teatrale o musicale. Si tiene su tutto per passione, fino a che ce la si fa, e poi si getta la spugna per sconforto o semplicemente perché bisogna mangiare.
RispondiEliminaA meno di non avere qualche santo in politica, si sa.
E Musica 90 che fine ha fatto?
RispondiEliminaE il centro Jazz perche' e' morto?
RispondiEliminaVede come si perdono le buone occasioni di tacere? Se davvero lei fosse un appassionato di musica e non un perdigiorno, saprebbe perché è morto il Centro Jazz. Perché purtroppo è morto prematuramente chi lo faceva. Ma si può essere più insensibili e inopportuni? La prego, non mi scriva più.
EliminaE lo stesso dicasi per Musica 90.
EliminaAdesso l'ha capita?