L'accampamento lascia piazza Statuto per corso Marconi |
Buone notizie dal fronte della baracca. L'invasore ripiega, costretto ad abbandonare le posizioni illecitamente occupate. Dopo la liberazione di piazza Carlo Alberto, levano le tende da piazza Statuto i crociati della salama da sugo.
Anche quest'anno Natale coi fiocchi si conferma per ciò che è. Addirittura peggiorando rispetto al passato, per quanto è umanamente possibile peggiorare il peggio.
Ieri in tarda serata è arrivato un imbarazzato e imbarazzante comunicato del "Gabinetto della Sindaca".
Leggetelo anche voi.
Il bollettino della sconfitta
"Con il trasferimento negli spazi di corso Marconi delle attività commerciali del mercatino natalizio, allestite dal CAT nei giorni scorsi in piazza Statuto (traduzione: li cacciano da piazza Statuto, che si erano presi alla faccia della Soprintendenza, e adesso spostano in corso Marconi quei poveretti che hanno pagato tremila euro a cranio per mettere la loro baracchetta in piazza Statuto, iiiih quante storie... NdG), si avvia a soluzione il problema della ricollocazione, dopo il diniego dell’autorizzazione a operare (traduzione: vabbé, abbiamo cercato di fare i furbi, convinti di esserlo e di essere circondati da cretini. Ci è andata male. Ma non è colpa nostra: non sapevamo che prima si bussa e si chiede permesso, e solo se ti rispondono "avanti!" puoi entrare. Eravamo convinti che prima si entra e poi eventualmente si chiede permesso... NdG) a tutela della piazza monumentale formulato dalla Soprintendenza ai beni archeologici, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Torino.Gli stand saranno smontati e rimossi nel più breve tempo possibile (e fate solo il vostro dovere, né potete fare altrimenti. NdG). I responsabili di CAT si sono inoltre impegnati a valutare, insieme agli operatori economici, i disagi di queste ore (traduzione: hanno venduto spazi che non potevano vendere, di cui non avevano la disponibilità. E lo hanno fatto con la benevola assistenza o la colpevole indifferenza del Comune di Torino, che gli si è fatto garante se non spalleggiatore nei confronti della cittadinanza, degli organi di informazione e degli stessi commercianti attirati nell'avventata avventura. Speriamo soltanto che non ci querelino... NdG) e hanno assicurato che il concerto Gospel programmato per la serata di ieri che, a causa dello stato di incertezza, non si è svolto, sarà presto riproposto (le famose "attività culturali", foglia di fico del sacco delle piazze, saltano al minimo "stato di incertezza". Incertezza di che? Dello stato di salute dei cantanti? Del tornaconto? Di poter fare il cazzo che vi pare? NdG).
La decisione è stata presa in piena sintonia tra la sindaca Chiara Appendino e la Soprintendente Luisa Papotti che hanno concordato le misure a tutela del bene comune (traduzione: Appendino non ha "concordato" una straminchia di niente. Non è nella posizione per imbastire trattative. Si era creata una situazione di patente illegalità, il Comune aveva tacitamente assecondato l'occupazione abusiva di spazi in spregio delle prescrizioni della Soprintendenza. A quel punto non c'era da "concordare" alcunché: soltanto sgombrare. NdG).
L’insediamento della nuova Giunta Comunale a luglio e l’imminenza della pubblicazione del bando ad agosto per individuare gli organizzatori degli eventi in vista delle festività di fine anno, non hanno consentito materialmente di concordare il percorso preliminarmente (traduzione: vi rendete conto, vero?, che stiamo tentando di giustificarci come scolaretti che non hanno fatto i compiti: adesso proveremo con la lieve indisposizione, la visita al cugino di campagna, la morte della nonna, l'incendio di casa, il rapimento dei marziani... NdG), pur tuttavia la Soprintendenza ha costantemente assicurato il suo supporto (traduzione: non ci ha consentito di fare carne di porco delle piazze più belle di questa città. NdG).
Nel ringraziare l’architetto Luisa Papotti, per la collaborazione di questi mesi (non disturbatevi: la ringraziamo già noi, visto che è l'unica, a quanto pare, che ci tutela dagli accampamenti circassi. NdG), la sindaca Chiara Appendino ha sottolineato: “Stiamo per costituire una commissione mista, composta da responsabili di Comune e Soprintendenza proprio per regolare l’utilizzo delle piazze auliche, nel rispetto della tutela storica e architettonica e delle esigenze economiche degli operatori commerciali” (traduzione: non ho capito quale deficiente mi ha trascinata in questo merdone, ma intendo scoprirlo e metterlo in condizioni di non nuocere ancora. NdG).
Dal canto suo l’architetto Papotti ha dichiarato: “Auspico che l’aver superato insieme i problemi che si sono evidenziati in questi giorni, in occasione delle manifestazioni natalizie, sia utile a costruire meglio, in futuro, la reciproca collaborazione tra Comune e Soprintendenza per il bene di Torino” (traduzione: spero che dopo questa lezione vi siate ficcati ben bene nelle testacce che non sono tutti cretini, e se pensate di menarmi per il naso so ben io come raddrizzarvi la schiena. Non provateci mai più, protervi fanfaroni. NdG).
Tre considerazioni e un post-scriptum
A questo agghiacciante documento voglio solo aggiungere alcune pacate considerazioni:
1) Mi chiedo come possono accadere certe cose. L'occupazione abusiva di piazza Carlo Alberto e piazza Statuto non è stata opera di squatter, bensì del Cat, associazione della quale Comune (facendole vincere un bando) s'è fatto garante nei confronti dei cittadini. Di questa garanzia il Comune adesso deve rispondere. Ragioniamo: un'associazione che opera per conto del Comune occupa senza alcuna autorizzazione una pubblica piazza. Ammesso e non concesso che i malaccorti organizzatori non siano vittime di follia o d'onnipotenza, restano due sole spiegazioni per un simile comportamento: o "qualcuno" in Comune gli ha fatto credere che tutto fosse in regola; oppure quello stesso "qualcuno" li ha convinti che l'avrebbero fatta franca e che la faccenda si sarebbe comunque arrangiata. Nell'uno come nell'altro caso quel "qualcuno" è il primo responsabile del disastro e deve fare le valige. Nell'interesse anche dell'Appendino, che non può farsi sputtanare così da qualche imbecille e/o disonesto.
2) L'intera baracconata ha dunque dei padri politici e/o amministrativi all'interno di Palazzo Civico. Costoro non possono appellarsi alla buona fede tradita: i segnali d'allarme erano tanti,, chiari e pubblicamente denunciati. Gradirei pertanto che quei gentiluomini che s'annidano in Municipio dessero ora un pur minimo segnale di dignità facendosi avanti, chiarendo i loro rapporti con i vincitori del bando per Natale coi fiocchi, e assumendosi le responsabilità del caso. Troppo comodo starsene nell'ombra a seminare minchiate.
3) Il 26 novembre, presentando Natale coi fiocchi, l'assessore al Commercio Alberto Sacco ripeteva orgoglioso che, grazie al bando e all'affidamento al Cat, il Comune risparmierà circa 250 mila euro. In realtà l'anno scorso per Natale coi fiocchi il Comune spese centomila euro - anzi, 60 mila, mi precisa persona informata dei fatti: comunque troppi - in comunicazione, il resto veniva dagli sponsor (la solita Iren ma anche il "privato vero" Esselunga, nonché Fondazione Crt e BreBanca). Però non è questo il punto. Egregio assessore, a me non basta sapere quanto risparmia il Comune con questa scombicchierata operazione. Voglio sapere chi e quanto ci guadagna.
P.S. Egregi Appendino, Sacco, Leon e Giordana: aspetto ancora le vostre giustificazioni per la falsa dichiarazione che mi ha rifilato in conferenza stampa una rappresentante del Cat, nella sede del Comune e alla presenza - quindi con l'avallo politico - di tre di voi. Giustificazioni, non scuse. Voglio sapere sulla scorta di quale ridicola sicumera vi siete presi la libertà di consentire che un cittadino, un elettore e - ciò che più conta - un contribuente che vi paga uno stipendio fosse perculato sotto i vostri occhi e con il vostro implicito assenso.
E toglietevi dalla faccia quel borioso sorrisetto di sufficienza. Io non ho voglia di scherzare, e voi non ne avete motivo.
Mi auguro che il CAT il prossimo anno sia escluso dal bando, data la manifesta incompetenza.
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