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MENO 18.982: NEL NAUFRAGIO DELL'IMMACOLATA I MUSEI CIVICI PERDONO DUE TERZI DEI VISITATORI

Non c'è che dire. I risultati di una stagione senza mostre blockbuster sono davvero eccellenti. Nei quattro giorni del ponte dell'Immacolata la Fondazione Torino Musei dichiara un totale di 8.250 visitatori, così suddivisi: 4.200 a Palazzo Madama, 1300 alla Gam, 1600 al Mao, 1150 al Borgo Medievale (solo la Rocca e la mostra di "Cuore", l'accesso al villaggio è libero).

L'importanza di esporre Monet

L'anno scorso, nello stesso periodo, i musei della Fondazione registrarono in totale 27.232 ingressi. Di questi, ben 13.200 furono alla Gam, dov'era in corso la mostra di Monet.
La mostra di Monet, aperta il 2 ottobre 2015, chiuse dopo 118 giorni, il 14 febbraio 2016 con 313.395 visitatori. In questo periodo, per l'esattezza il 17 dicembre, aveva già superato le 150 mila presenze. 

Attualmente la Gam ospita la mostra dedicata a Carol Rama. Inaugurata l'11 ottobre, in questi giorni ha faticosamente superato la soglia dei 20 mila visitatori: erano 11.500 un mese fa. Né è andata meglio la mostra precedente, "Organismi".

Ma il naufragio è totale, Gam o non Gam

Forse è interessante notare che, rispetto al ponte dell'Immacolata (5-8 dicembre 2015), nei giorni dall'8 all'11 dicembre 2016 i musei civici della Fondazione hanno perso in totale 18.982 presenze: due terzi. La differenza, per la Gam, è di 11.900 visitatori in meno quest'anno, sempre su quattro giorni del ponte. Eppure a quanto risulta il flusso turistico in città anche quest'anno è stato notevole.
Dunque si potrebbe dedurre che non sono mancati i turisti, bensì l'attrattività dell'offerta espositiva dei quattro musei civici in questione. Una controprova arriva dalla Reggia di Venaria, che non dipende dalla Fondazione Musei, offre una mostra di forte richiamo (Bruegel) e in questi giorni ha messo a segno un altro record di presenze. E volano anche l'Egizio (21.433) e il Museo del Cinema (14.500) con la forza dell'unicità della proposta e del valore delle collezioni. 
Il disastro riguarda esclusivamente i musei gestiti dal Comune tramite la Fondazione.  Anche al netto del desolante risultato della Gam, è l'intera squadra civica a uscire con le ossa rotte: se dal conteggio delle presenze si esclude la Gam, infatti, risultano a Palazzo Madama, Mao e Borgo in totale 14.032 visitatori per l'Immacolata del 2015 contro 6950 nello stesso ponte di quest'anno. Una perdita secca di 7082 unità. Visitatori più che dimezzati, insomma.
Potrei ipotizzare che la mostra di Monet alla Gam abbia fatto da traino anche per gli altri musei. Ma gli espertoni di scienze museali e turistiche sono loro, non io.
Promesse mantenute. Quando Torino era "la città delle code davanti ai musei"
Senza inerpicarmi in analisi da espertone, però, mi sento autorizzato a dire che, se i dati del 2015 non erano clamorosamente taroccati (ma le code si vedevano ad occhio nudo), al confronto il Titanic non è mai affondato.

A questo link troverete il pensiero dell'assessore alle Fontane (e Musei) Francesca Leon a proposito delle strategie espositive dei musei torinesi.
A questo link invece troverete il pensiero di Chiara Appendino a proposito delle code davanti ai musei torinesi.

Il commento: "Ragioni e lezioni di un flop".


Commenti

  1. Buongiorno,
    Vorrei fare un ragionamento e chiederLe un opinione.
    Sicuramente la mancanza di una mostra come quella di Monet dell'anno scorso, ha contribuito ad evere una perdita di quasi 19.000 persone, però questo calo, non potrebbe dipendere anche da altro? Ad esempio ho letto che ha avuto numerose presenze il villaggio di Babbo Natale in piazza d'Armi. Oppure anche la tappa della coppa del mondo di sci a Sestriere ha attirato molte persone. Secondo Lei non potrebbero anche questi eventi, che l'anno scorso non c'erano in questo ponte, aver contribuito al calo delle presenze in questi musei?

    Grazie per la risposta e per il contributo che apporta sempre con attenzione, scrupolo ed ironia.

    Saluti

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    Risposte
    1. Temo proprio che i fattori da lei citati non c'entrino. Sono ragionamenti ipotetici, sia chiaro: ma non si possono sommare pere e mele. Non mi pare che visitare una mostra d'arte o assistere a una gara di sci (o visitare un villaggio di Babbo Natale) siano alternative fungibili. Voglio dire: se desidero visitare una mostra d'arte che mi interessa, non mi pongo il problema "e se invece andassi a vedere lo sci?". Dopodiché, può anche succedere che, appurato che non c'è nessuna mostra d'arte che mi interessa, io decida di andarmene al Sestriere a vedere le sciatrici. O anche di restarmene a casa a guardare la tv, o uscire con una ragazza. O di andare al derby, perché no? Anche se non visito una mostra d'arte io continuo a vivere, e dunque qualcosa faccio. Ma non è una spiegazione logica per giustificare il crollo delle presenze nei musei. E' come se lei mi dicesse: "Non mi hai regalato cento euro perché hai preferito comperarti un paio di pantaloni". E certo: non avevo un buon motivo per regalarti cento euro. Di più: è come se lei mi dicesse "non hai speso cento euro per comperare i pantaloni che vendo io, bensì una giacca che vendeva un altro": e ti credo, in realtà i pantaloni in negozio tu non li avevi, o erano proprio brutti, per cui io ho preferito comperarmi la giacca in un altro negozio. Ma potevo anche tenermi i soldi. Certo non venivo a darli a te che vendi pantaloni brutti o proprio non ne vendi. Se l'anno scorso un tot di persone ha scelto di visitare un museo con una bella mostra, e quest'anno ha preferito stare a casa, o fare altro, è chiaro che quest'anno l'offerta del museo non era attrattiva.
      Ammetto che esiste anche il caso di uno che vuole comperare del prosciutto e quindi non entra nel suo negozio di pantaloni: ma questo accade sempre, ci sarà sempre chi in un dato momento ha bisogno di prosciutto e chi di pantaloni; tutto sta ad avere in negozio i pantaloni da vendere a chi vuole i pantaloni. Ma non è che il venditore di pantaloni fallisce per colpa del pizzicagnolo: fallisce perché non ha pantaloni di vendere, o li ha brutti.
      Poi entrano in gioco anche altri fattori, ad esempio la capacità di promuovere un museo. Ma il discorso si farebbe molto lungo e molto amaro.
      Cordialità

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  2. Ai molti che si sono premurati di scrivere che "non è colpa del sindaco se non ci sono grandi mostre" rispondo collettivamente che io elenco fatti e dati, e non sostengo che "è colpa del sindaco", perché sarebbe una cazzata. Una grande mostra non si prepara in tre mesi, e non ho bisogno che me lo spieghiate voi. Io discuto di politiche a lungo termine. Vi invito a leggere anche quest'altro post http://gabosutorino.blogspot.it/2016/12/il-naufragio-dellimmacolata-ragioni-e.html

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    1. Ma poi pensatela come vi pare, per me fa proprio lo stesso.

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Sergio Ricciardone non c'è più. Se n'è andato così, ad appena 53 anni, dopo breve malattia. Venticinque anni fa, insieme con i colleghi deejay Giorgio Valletta e Roberto Spallacci, aveva fondato l'associazione X-Plosiva e inventato Club to Club. Il resto è storia. La storia di una piccola serata itinerante nei club torinesi che man mano cresce, evolve, cambia pelle, fino a diventare C2C, uno dei più importanti festival musicali d'Europa e del mondo . Sergio, che di C2C era il direttore artistico, era un mio amico. Ma era molto di più per questa città: un genio, un visionario, un innovatore, un pioniere. E un innamorato di Torino, che spesso non l'ha compreso abbastanza e ancor meno lo ha ricambiato. Un'altra bella persona che perdiamo in questo 2025 cominciato malissimo: Ricciardone dopo Gaetano Renda e Luca Beatrice. Uomini che a Torino hanno dato tanto, e tanto ancora potevano dare.   Scusatemi, ma adesso proprio non me la sento di scrivere altro.

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