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E ADESSO FUMIAMOCI CINEMA GAY

Giovanni Minerba arriva all'inaugurazione dell'ultimo Tglff
con la cantautrice Paola Turci, la madrina del Festival 2016
La prima vittima collaterale dello stallo messicano al Museo del Cinema è il Tglff, il Festival del Cinema Gay.

Chi l'ha visto?

Nella famosa delibera "Approvazione linee di indirizzo eventi e iniziative della Città per l'anno 2017" (meccanografico 2016 05004/001) votata il 15 novembre dalla giunta comunale - il catalogo delle manifestazioni previste per l'anno prossimo - arrivati al mese di aprile si legge: "Il Museo Nazionale del Cinema proporrà la 32° edizione del Tglff - Torino Gay & Lesbian Film Festival, il festival di cinema gay primo in Italia e tra i principali nel panorama internazionale. Il festival negli anni ha ottenuto il sostegno artistico e culturale di prestigiose istituzioni nazionali e internazionali".
Peccato che oggi sia il 15 dicembre, e della trentaduesima edizione del "festival  di cinema gay primo in Italia e tra i principali nel panorama internazionale" non ci sia traccia.

In quattro mesi non si fa un festival

Nessuno può seriamente pensare che un festival di quel livello si organizzi in quattro mesi. Di solito il direttore Giovanni Minerba e i suoi collaboratori venivano contrattualizzati dal Museo del Cinema (da cui dipende il Tglff) a settembre, su indicazione del Comune, e cominciavano a lavorare. La contrattualizzazione è un atto formale, in assenza del quale Minerba e compagni non possono assumere impegni a nome del Festival, non possono quindi cercare i film, contattare gli ospiti, accordarsi con le case di produzione. Insomma, non possono fare nulla. Al massimo visionare qualche pellicola.

I contratti non ci sono

A quanto ne so, i contratti non sono stati firmati. Ho cercato conferme, ma Minerba è muto come un pesce. Mi sembra preoccupato e un po' spaventato. Si sottrae, lui di solito così amabile, a ogni tentativo di conversazione.
Né mi risulta che ad Alberto Barbera - direttore del Museo in proroga e relegato all'ordinaria amministrazione - sia mai arrivata dal Comune alcuna richiesta in proposito. E dubito comunque che Barbera potrebbe assumere impegni di quel genere: incaricare il signor Minerba di organizzare un Festival per il Museo non penso rientri nell'ordinaria amministrazione.

Senza un direttore al Museo, il Festival non si fa

Se il bando per il Museo avesse seguito il suo corso naturale,  e il nuovo direttore fosse stato scelto come promesso entro il 31 ottobre, sarebbe rimasto il tempo per contrattualizzare Minerba e i suoi collaboratori almeno ai primi di novembre. E due mesi in più fanno una bella differenza. Ma fin da subito s'è capito che il bando non aveva dato l'esito sperato da certuni, e che l'affare si complicava. Il fantasioso comunicato del 28 ottobre, che rimandava tutto al 31 dicembre, ha segnato l'apertura di una crisi irreversibile, che ha travolto anche il Tglff.

Antichi maneggi per far fuori Minerba

Devo però notare che, sotto tanti ritardi e traccheggiamenti, potrebbe covarci un'altra gatta. E' noto che da un paio d'anni circola negli ambienti della politica subalpina l'idea di dare il benservito a Minerba, padre di Cinema Gay, per affidare il Festival a un nuovo direttore. All'epoca Comune e Regione ci erano andati con i piedi di piombo: il Tglff, pur sotto l'egida dal Museo, è un'associazione privata, per cui non si poteva procedere con la sbrigativa rudezza che lorsignori sciorinano nei confronti delle loro creature riottose. Si era parlato di "moral suasion" (che nel linguaggio dei rudi si pronuncia "ricatto") magari facendo leva sui finanziamenti. Ma alla fine, considerata la delicatezza dell'argomento, avevano cautamente cercato un'intesa con Minerba, magari con l'escamotage un "affiancamento" soft e di un ruolo onorifico. La questione è rimasta a lungo sottotraccia, finché ogni decisione è stata rinviata a dopo le elezioni comunali. Che sono andate come si sa. Altro giro, altro regalo.

Marco Giusta da che parte sta?

Adesso mi risulta che Minerba abbia avuto uno o più incontri con il nuovo assessore alle Pari Opportunità, Marco Giusta, che non può non essere un amico del Festival. 
Non ho potuto sapere se da quegli incontri sia sortito un qualche impegno preciso. Ma in questo sventurato paese nessuna nuova non è sinomimo di buona nuova. Tutt'altro. Personalmente sospetto - sulla base del mio acido pessimismo - che il progetto di far fuori Minerba sia tutt'altro che tramontato. Anzi. Certi miei conoscenti millantano contatti per un'eventuale direzione, che avrebbero rifiutato. Ma forse sono soltanto dei banfoni. Adesso sarebbe in auge un nome femminile.
Di sicuro, al momento il Torino Gay & Lesbian Film Festival non esiste. Né potrà esistere a breve, poiché con la guerra civile in atto attorno e dentro alla Mole nessuno può dire se e quando il Museo avrà un direttore non prorogato, legalmente in grado di affidare a Minerba (o a chiunque altro) l'incarico di organizzare la trentaduesima edizione. Che, con questi tempi ristrettissimi, se si farà non potrà che essere un'edizione sottotono, raffazzonata alla bell'e meglio.
A quel punto sarà facile sostenere che il Tglff ha esaurito la sua spinta, e che ce lo teniamo a fare?

La rivincita di Cota e Marrone

Morale: l'immondo scontro di potere attorno a una poltrona riuscirà là dove hanno fallito, per anni, le intermerate di Agostino Ghiglia prima e di Maurizio Marrone poi, e l'odiosa ostilità della giunta Cota che per quattro vergognosi anni negò a Cinema Gay il proprio patrocinio. L'assessore alle Pari Opportunità Marco Giusta, ex presidente dell'ArciGay di Torino "Ottavio Mai" intitolata alla memoria del co-fondatore del Tglff, rischia seriamente di essere l'assessore durante il cui mandato morì a Torino il più importante festival europeo dedicato al cinema e ai diritti omosessuali.

Giusta, fa' la cosa giusta

Senti, Giusta, io non ti conosco bene, ma non mi sembri né stupido né cattivo. E penso che ci tenga al rispetto di te stesso. Presumo pure che tu abbia in casa uno specchio. Per questi, e infiniti altri motivi che ti stimo troppo per ricordarti, mi permetto di darti un sommesso suggerimento.
Tu fai come ti pare, e come puoi. Ma io, fossi (dio non voglia) al posto tuo, scatenerei l'inferno pur di impedire che quella terrificante eventualità possa concretizzarsi. A costo di incatenarti davanti alla Mole o di arrampicarti su un traliccio, fa' sì che da domani - dico da domani - Giovanni Minerba, fondatore e direttore di un Festival che onora il cinema e Torino - possa mettersi serenamente al lavoro per regalarci un'altra splendidia edizione del Tglff.
E se un giorno sarete davvero onestamente (sottolineo onestamente) convinti che Giovanni debba cedere il passo, fa' in modo che ciò accada con tutti gli onori e i riconoscimenti che merita, e non venga messo alla porta alla chetichella, come un cane rognoso. Quell'uomo ha fatto per la tua causa, ma anche per la mia di innamorato del cinema e di Torino, infinitamente di più di quanto mai potremo fare tu ed io. E dunque merita rispetto. Agisci di conseguenza, se puoi agire.
Se non te lo consentiranno, sai cosa devi fare. Chi ha una dignità, e non vuole perderla, in certi casi ha un'unica scelta: uscire a testa alta.
Se invece deciderai di farti complice o spettatore inerte di un tale crimine, allora te la vedrai con la tua coscienza. E ancor meno, in tal caso, vorrei essere nei tuoi panni.

Aggiornamento: "Giusta: calmi tutti, il Tglff non morirà"

Commenti

  1. Saltano le mostre, saltano i festival, fioccano le baracche, si rimandano (o si effettuano) scelte decisive solo in virtù di livore e desideri di "vendetta"... buona fine e miglior principio!

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