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SONO UOMINI O CIAPARATT? LA PRUDENZA DI BARBERA

Aggiornamento professionale per presidenti di Commissioni cultura: quello a destra è il dottor Barbera, quella a sinistra la dottoressa Martini


Il Direttore del Museo Nazionale del Cinema Alberto Barbera, a seguito dell’intesa raggiunta da Regione Piemonte e Comune di Torino in merito alla direzione del museo, ha dichiarato: “Regione Piemonte e Comune di Torino mi hanno ufficialmente chiesto di prolungare di un anno il mio incarico di Direttore del Museo Nazionale del Cinema, con il preciso mandato di presidiare la complessa fase di transizione verso un condiviso modello di governance della Fondazione, al termine della quale si possa giungere alla formulazione del nuovo bando per la ricerca del direttore, visto l’azzeramento della precedente ricerca che non ha dato esiti positivi. Consapevole della delicatezza del passaggio istituzionale, ho deciso di confermare la mia disponibilità all’incarico per senso di responsabilità, spirito di servizio e amore per il Museo, alla cui gestione e crescita ho dedicato con passione quasi quattordici anni della mia vita professionale, in attesa delle decisioni che il Comitato di Gestione della Fondazione dovrà necessariamente assumere al riguardo”.


Essendo stanchino e avendo di gran meglio da fare, ero incline a pubblicare paro paro il comunicato del Museo del Cinema e stop. Questa è un'altra di quelle storie che ormai mi escono dagli occhi.
Poi, come talora m'accade, m'è montata la carogna.
Intanto perché già m'immagino le legioni di assenti da scuola che dalla lettura dello stringato testo dedurranno che Alberto Barbera ha accettato un anno di proroga alla direzione del Museo. Cioé che è fatta, che resta per un anno ancora.
Nix. Alberto Barbera s'è limitato a dirsi disponibile ad ascoltare le loro proposte. A discutere cioé con il Comitato di gestione e con i Soci fondatori (in pratica con il Comune e con la Regione) le regole d'ingaggio, per capire se si sono dati una regolata. E non accetterà certo di andare a fare il tappabuchi per il comodo di una masnada di sventurati incapaci non soltanto di gestire, ma neppure di arrangiare un bando
Barbera accetterà se avrà pieni poteri e ampia facoltà di manovra, se potrà seguire passo a passo la transizione e garantire che il prossimo bando per scegliere il direttore del Museo sia il punto di arrivo di un processo di costruzione della governance che non può che partire dalla riscrittura dello Statuto; e sincerarsi che si arrivi a un bando, davvero trasparente e onesto, non scritto a misura di qualche compagnuccio di merende o lambiccato per favorire l'accesso a qualche cretino.
Barbera infatti accetterebbe solo per salvare il Museo dallo sfascio, non per ritardare quello sfascio, e men che meno per salvare la faccia e il culo a quattro ciaparatt e tenere in caldo il posto per l'eventuale pomposa nullità miracolata dalla politica.
Poiché conosce bene i suoi polli, e sa quali sono le loro coazioni a ripetere, Alberto Barbera si tutelerà, presumo, con un  contratto che lo metta al riparo dagli sfrangimenti di coglioni: tipo che due giorni dopo che ha accettato salta su qualche bello spirito a chiedere tramite Ansa le sue dimissioni.
Io, al posto suo, imporrei una clausola rescissoria di due milioni di euro, per cui se vogliono farmi fuori dovranno rompere i salvadanai loro e del loro bambini. Se gli va, è così. Se non gli va, ca s'a rangiu.
Ma sono certo che l'avvocato di Barbera sarà suggerirgli la formula migliore.
Qualche acuta mente libertaria a questo punto potrebbe obiettare che sono condizioni capestro.
Certo. Io proprio questo suggerisco a Barbera: di imporre condizioni capestro. Per il semplice motivo che può farlo, e che gli altri non meritano di meglio. Come ho già spiegato - ma repetita juventus, specie con i ciaparatt - lui non ha bisogno di loro; mentre loro hanno un dannato bisogno di lui. E si sono comportati con lui da perfetti stronzi.
Adesso loro non hanno scelta. Una dissennata condotta li ha trascinati in una situazione disperata e senza vie d'uscita. Se Barbera non accettasse, il Museo resterebbe senza un direttore per chissà quanto tempo, e sarebbero in pericolo anche i festival. Persino Attila temerebbe i contraccolpi a livello d'opinione pubblica di un simile disastro.
Ad Alberto Barbera, dopo che hanno tentato di cacciarlo come un cane rognoso, a rigor di logica di quanto sopra non dovrebbe importare un benamato. 
Inoltre Alberto Barbera - contrariamente ai tanti fenomeni che non vedono l'ora di metterlo alla porta - un lavoro ce l'ha, alla Mostra di Venezia. E può trovarne a bizzeffe. Operazione che non è mai riuscita a numerosi genii incompresi che oggi pontificano dagli alti scranni della politica.
Infine Barbera non ha nessun debito di riconoscenza. Per quattordici anni ha diretto con onore il Museo del Cinema, facendone il secondo polo museale di Torino, superato soltanto dall'Egizio; un dato di fatto che lorsignori ora tentano di oscurare, millantando di avere in tasca un astuto piano per "fare del Museo del Cinema il secondo polo museale di Torino". Fossi al posto di lorsignori (dio mai voglia!) io mi preoccuperei piuttosto di scongiurare l'eventualità che i musei civici della Fondazione diventino l'ultimo polo museale di Moncalieri.
Si aggiungano gli impegni disattesi, gli ostracismi, gli attacchi frontali, le congiure, la macchina del dissenso scatenata per avvalorare le spericolate operazioni del poteruccio locale. 
Da tutto ciò deriva che al posto di Barbera mollerei l'intero cocuzzaro al suo meritatissimo destino. 
Certo, riesco pure a capirlo, Barbera. Quando hai dedicato una parte importante della tua vita a un progetto in cui credi e che hai lottato per far crescere sano e forte, ti piange il cuore a vederlo poi morire di consunzione, in mani inadeguate e volgari. 
In quei tristi frangenti meglio sarebbe usarsi dolce violenza, distogliere lo sguardo, lasciare che i morti seppelliscano i morti. Quando viene il tempo degli sciacalli, il leoni devono abbandonare il campo, non mescolarsi ad essi. E' una questione di dignità.
Così la penso io. 
Ma Barbera è più generoso di me (e non lo scopro oggi); e più signore, per cui non conosce la strada del vaffanculo. Me ne dolgo, perché trascorrerà un anno molto difficile a beneficio di chi ha fatto l'impossibile per demeritare. Però rispetto la sua scelta. Gli raccomando soltanto la clausola rescissoria da due milioni.
Anzi, facciamo tre.

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