Vedo adesso - ieri, quando è stato pubblicato, me ne andavo in giro per mostre e trattorie - un post dell'assessore regionale Antonella Parigi che contribuisce al dibattito a proposito dei tagli alla Cultura previsti nel bilancio 2017 del Comune. E' già stato ripreso dai giornali, ma lo ricopio qui per completezza di documentazione.
E provo anche a tradurvelo in parole povere. La sostanza del discorso è: se proprio dovete tagliare, fatelo con un minimo di buonsenso, picchiare sui musei significa picchiare sul turismo, e picchiare sul turismo significa picchiare sui redditi di molta gente che di turismo ci vive. La Parigi fa notare che negli anni parte del mondo della cultura ha imparato a sbattersi per recuperare risorse; molto più di quanto abbia tentato di fare l'intoccabile "welfare". Ma ammette anche che bisogna scegliere chi deve vivere e chi deve morire. E, conclude, forse è meglio se ne parliamo tutti insieme...
Personalmente non nutro nessuna fiducia nei "tavoli" (se sopra non c'è almeno un buon salame) e non so cosa sono gli "stakeholders", ma tant'è. Ho un po' di tempo prima di andare a una festa molto bella con cari amici, quindi eccovi serviti.
"C'è stato un tempo in cui sono nati i grandi progetti museali e culturali che hanno cambiato il destino della città di Torino: il Museo del Cinema, il Museo Egizio, il Museo dell'Auto, Luci d'artista. Anni in cui gli assessorati potevano contare su solidi bilanci che hanno permesso i grandi investimenti di cui oggi parte della nostra città vive. Investimenti, non debiti, che hanno creato un fiorente indotto economico. Vorrei ricordare che il peso del turismo è passato dal 4% al 7% del Pil regionale.
Poi è arrivata la crisi e il progressivo contrarsi delle risorse pubbliche destinate alla cultura. Il mondo della cultura non si è scoraggiato e ha saputo rinnovarsi, come nessun settore del welfare (perché la cultura oltre che economia, è anche e soprattutto welfare). Molti lo hanno fatto, non tutti e in questo ha ragione l'assessora Leon nel dire che parte del settore della cultura è rimasto fermo a un tempo che non c'è più, anche se in alcuni casi era necessario avere più coraggio ed intervenire per tempo. Però ha anche ragione il presidente Cibrario dicendo una cosa impopolare, ma vera. La cultura è cambiata, magari non tutta, ma certamente molto di più di qualsiasi altro settore del welfare.
Oggi però siamo arrivati al limite, e non può essere una buona ragione consolarsi dicendo che i tagli sono stati bipartisan. Adesso siamo arrivati al punto di decidere che cosa deve sopravvivere e che cosa deve morire. Coltivo la convinta speranza che la Sindaca Appendino e la sua giunta sappiano trovare le risorse necessarie per reintegrare il taglio di 5,8 milioni (Seeee... stai fresca, NdG). Però conosco a memoria tutti i bilanci degli enti che hanno subito un taglio e so che oggi questo per loro significa chiudere attività, alcune strategiche.
E allora credo che vada fatta una riflessione comune, con tutti i cosiddetti stakeholders, affinché se si debbono fare delle scelte, le si faccia salvaguardando ciò che è indispensabile ed essenziale al tessuto economico della nostra città. Di certo i musei cittadini devono continuare ad essere aperti e a sviluppare la loro attività fatta anche di mostre. Sono loro il vero polo attrattore del turismo, perché un turista visita una città soprattutto per i suoi musei, noi stessi ragioniamo così quando andiamo in altre città. Come assessorato alla Cultura della Regione Piemonte siamo pronti a sederci a questo tavolo".
"C'è stato un tempo in cui sono nati i grandi progetti museali e culturali che hanno cambiato il destino della città di Torino: il Museo del Cinema, il Museo Egizio, il Museo dell'Auto, Luci d'artista. Anni in cui gli assessorati potevano contare su solidi bilanci che hanno permesso i grandi investimenti di cui oggi parte della nostra città vive. Investimenti, non debiti, che hanno creato un fiorente indotto economico. Vorrei ricordare che il peso del turismo è passato dal 4% al 7% del Pil regionale.
Poi è arrivata la crisi e il progressivo contrarsi delle risorse pubbliche destinate alla cultura. Il mondo della cultura non si è scoraggiato e ha saputo rinnovarsi, come nessun settore del welfare (perché la cultura oltre che economia, è anche e soprattutto welfare). Molti lo hanno fatto, non tutti e in questo ha ragione l'assessora Leon nel dire che parte del settore della cultura è rimasto fermo a un tempo che non c'è più, anche se in alcuni casi era necessario avere più coraggio ed intervenire per tempo. Però ha anche ragione il presidente Cibrario dicendo una cosa impopolare, ma vera. La cultura è cambiata, magari non tutta, ma certamente molto di più di qualsiasi altro settore del welfare.
Oggi però siamo arrivati al limite, e non può essere una buona ragione consolarsi dicendo che i tagli sono stati bipartisan. Adesso siamo arrivati al punto di decidere che cosa deve sopravvivere e che cosa deve morire. Coltivo la convinta speranza che la Sindaca Appendino e la sua giunta sappiano trovare le risorse necessarie per reintegrare il taglio di 5,8 milioni (Seeee... stai fresca, NdG). Però conosco a memoria tutti i bilanci degli enti che hanno subito un taglio e so che oggi questo per loro significa chiudere attività, alcune strategiche.
E allora credo che vada fatta una riflessione comune, con tutti i cosiddetti stakeholders, affinché se si debbono fare delle scelte, le si faccia salvaguardando ciò che è indispensabile ed essenziale al tessuto economico della nostra città. Di certo i musei cittadini devono continuare ad essere aperti e a sviluppare la loro attività fatta anche di mostre. Sono loro il vero polo attrattore del turismo, perché un turista visita una città soprattutto per i suoi musei, noi stessi ragioniamo così quando andiamo in altre città. Come assessorato alla Cultura della Regione Piemonte siamo pronti a sederci a questo tavolo".
Commenti
Posta un commento