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DA FILURA A CHIARABELLA: IL FIL ROUGE DELLA BARACCA

"Le piazze auliche sono un patrimonio di cui i torinesi e i turisti devono godere senza che possano essere continuamente deturpate da orrende e ingombranti strutture come è spesso accaduto in questi ultimi anni. Le sagre e feste popolari sono un’occasione di aggregazione sociale e una ricchezza, soprattutto se valorizzano prodotti locali. Queste attività andrebbero decentrate per diventare occasioni di rilancio dei quartieri più lontani dal centro storico" (dichiarazione autentica del candidato sindaco Chiara Appendino, 6 maggio 2016, un mese dalle elezioni)
Piazza Vittorio, novembre 2015: la paladina del decoro urbano


Gentile Chiarabella de mi corazón
Spero che tu abbia apprezzato: in due anni e mezzo ti ho dato pochissimo il tormento per le nostre piazze auliche insolentite da baraccopoli di vario genere e natura, e sempre inguardabili. Mi sono limitato al minimo sindacale. Da diligente cronista ho preso atto che pure nel settore vandalismo hai scelto una linea di coerente continuità con Filura, ma non ho insistito più di tanto. 
Piazza Vittorio, novembre 2018: i paladini della toma al tartufo
Anzi. Ti ho trattata coi guanti, rispetto al tuo predecessore: riconoscilo. Povera, mi dicevo, ha già tanti problemi. Non mi pareva il caso di mettere il carico da otto pure sugli accampamenti circassi.
Ma sabato sono finito in piazza Vittorio, e lì mi è partito l'embolo. 
Sono finito in piazza Vittorio fuggendo da una piazza Castello ancora una volta trasformata in un tristo campo di baracche; e mi domandavo se mai avanzasse una ruspa da utilizzare in centro, e non solo in periferia
Ma vabbé, ho già scritto e riscritto tutto il male che penso di 'sta indecorosa minchiata che adesso persino voi vi vergognate di chiamare "Natale coi fiocchi". Inutile ripetermi. Voi dite che rende, che alla gente piace, che si fa così, che il Natale senza mercatini non è Natale, e allora sia fatta la volontà del popolo sovrano e di chi ci guadagna. Non la pensavi così, Chiarabella de mi corazón, quando lo faceva Filura: ma si sa, le cose cambiano. Dipende dalle convenienze.
Eppure t'eri spesa anche tu, arrembante consigliera d'opposizione, nella protesta contro lo scempio del centro di Torino. E dopo tante proteste qualcosa era accaduto: una delibera aveva fissato regole e limiti all'uso ed abuso delle piazze auliche. Una delibera che tu stessa votasti. Una delibera che allora ci illuse, e oggi ancora m'illude, o Ermione. 
Quella delibera stabilì che il sindaco, e nessun altro, può concedere deroghe al divieto di baraccamenti nelle piazze auliche, ma solo dopo averne valutato "l'impatto e la necessità". Era una delibera imperfetta: tra l'altro ammetteva la "destinazione commerciale" di piazza Vittorio, manco fosse piazza Campanella. Ma la perfezione non è di questo mondo; men che meno del consiglio comunale di Torino. E comunque stabiliva un principio: le piazze auliche non sono la discarica del cattivo gusto della città.
Sappiamo com'è andata. Organizzatori di adunate sportive, commercianti di salsicce, profeti di ogni buona causa, coltivatori diretti, spacciatori di cianfrusaglie, e anche tu, che hai un gazebo e non sai dove piazzarlo: fatevi avanti, non abbiate remore. Scegliete il vostro campeggio quotidiano nell'area che va da piazza Vittorio a piazza Solferino, con comode location a Castello, San Carlo, Fusi, Bodoni, Carlo Alberto, Carignano, Carlo Felice, Palazzo di Città. Accomodatevi, la scelta è ampia: dovete soltanto decidere quale piazza preferite cancellare sotto una pittoresca cortina di tendoni e capannette. E mi raccomando, fate come se foste a casa vostra. Meglio se nei weekend, così ci sono più turisti cui fracassare gli zebedei. Si vede che i sindaci di Torino hanno un'idea tutta loro dell'impatto e della necessità di certe porcate. Un'idea che mi onoro di non condividere.
Ad ogni modo. Io mi ero rassegnato. E a quanto pare si sono rassegnati anche i torinesi, che ormai si trangugiano le baracche in pieno centro senza fare un plissé. Forse perché gli hanno spiegato che le uniche baracche intollerabili sono quelle in periferia. O forse perché, se ti abitui a ingoiare letame, poi il fango ti sembra perfettamente digeribile.
Ma anche la pazienza ha un limite. 
E sabato quel limite è stato superato. 
In fuga dagli inguardabili baraccamenti fra Prefettura e Palazzo Madama, ho imboccato via Po e sono arrivato in piazza Vittorio: e lì ho trovato un altro accampamento dove vendevano tome e tartufi, mentre un manipolo di tizi in costume medievale sfilava fra rullar di tamburi e squillar di trombette.
Sai? A quel punto mi sei venuta in mente proprio tu, Chiarabella de mi corazón. Ti ho rivista, giovane e ardimentosa aspirante sindaco, accorrere in quella stessa piazza a manifestare contro l'orrendo bubbone che la deturpava in quei giorni dell'ormai lontano novembre 2015. Com'eri indignata! Si leggeva, nei tuoi occhi ridenti e fuggitivi, la solenne promessa: mai più. Nevermore.
Nevermore un par di ciuffole. In piazza Vittorio tende e bubboni non hanno mai cessato di proliferare. E lo ammetto: non è neppure una notizia, in questa città allo sbando, che una delle piazze più belle e celebri d'Europa sia ridotta a una gastronomia en plein air. 
Adesso mi verrete a raccontare che tutto ciò porta soldi nelle casse pubbliche (sai che cifre, poi...), e allora andate, fate. Ma Torino è anche la mia città, è casa mia. E non consento a una congrega d'affittacamere di svendermi il salotto buono come un albergo a ore. Non me ne faccio più una ragione. E allora si ricomincia. Basta baraccopoli nelle piazze auliche. Adesso.
P.S. Senti, Chiarabella de mi corazón, posso farti una domanda? Ma senza polemica, proprio solo per sapere. Davvero voi politici non vi vergognate mai, a fottervene così delle vostre promesse e dei vostri impegni? Proprio mai mai mai? Neanche un po'? Neanche in segreto? Ma come diavolo fate? 

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