Il nuovo simbolo: il direttore Stefano Francia di Celle contempla la stellare statuetta del Tff |
Porgo le mie scuse ai benigni lettori: non sono all'altezza. Stamane ho assistito alla diretta streaming di una conferenza stampa dall'Aula del Tempio della Mole, ma non sono in grado di dirvi con esattezza quale fosse l'argomento. Linko qui la registrazione completa per chi più intelligente di me riuscirà a capirla.
La conferenza s'intitolava "Il Tff cambia passo", per cui presumo riguardasse il Torino Film Festival: ipotesi corroborata dalla promessa di svelare "il nuovo simbolo che diventa il premio per i vincitori e proietta nel futuro il prestigioso Tff". Altro indizio in tal senso è la presenza, fra i relatori, di persone legate al Tff medesimo (Francia di Celle e la sua vicedirettrice Fateh qualcosa) e al Museo del Cinema (il presidente Ghigo e il direttore De Gaetano).
Dico "presumo" perché anche alcuni relatori sembrano stupiti e confusi di trovarsi lì, per cui l'emozionato presidente Ghigo s'incespica sul nome del direttore del Tff ("Franca... Francia di Celle") e di quello della Mole ("cedo la parola a Gaetano... De Gaetano... Mimmo... Domenico... Come devo chiamarti?").
L'Uomo dai Tanti Nomi si ritrova a sua volta in imbarazzo nel breve intervento nel quale ribadisce per un considerevole numero di volte di essere "tanto felice" del Festival, del Museo, delle cose che succedono al Museo e soprattutto di essere il direttore del Museo che è un'"esperienza incredibile", e su questo punto concordo in pieno con lui, spesso neanch'io riesco a crederci. Ma alla fine lo incasina Ghigo chiedendogli di parlare del suo primo anno alla direzione della Mole. Vabbé, è un disperato tentativo di far passare i minuti nell'attesa ansiosa del ritardatario Cirio. Chi non l'ha provato non sa cosa significhi star davanti a una telecamera in diretta aspettando un ospite che ritarda, e avere nulla da dire.
Poi Cirio arriva trafelato, e vittima di un increscioso equivoco: suppongo che sia convinto di essere nella sua Alba, alla Fiera del Tartufo, per cui attacca un pippone chilometrico su storia, gloria e virtù del "profumato fungo, perché è un fungo, non dimentichiamolo" (e i cronisti prendono nota) destinato senz'altro a divenire "patrimonio immateriale Unesco dell'umanità".
La dotta lectio di tartufologia è ingenerata dal fatto che ad inaugurare il Tff, il 20 novembre, sarà "The Truffle Hunters", un film americano sui cercatori di tartufi piemontesi: film senz'altro bellissimo che - rivela Ghigo - "il presidente Cirio ha visto in anteprima al Sundance". Notizia confermata dallo stesso Cirio: il governatore non nasconde la sua sorpresa per aver trovato "tanta gente in coda davanti ai cinema, nello Utah". In effetti a Park City, là nello Utah, trovare gente davanti ai cinema durante il Sundance dev'essere un'esperienza singolare e stupefacente. Per la serie "Cuneesi nel Far West".
Comunque, sia Cirio sia la Leon riconoscono che il cinema ha anche un valore come industria, in Piemonte. Anzi, Maiunagioia - che "porta il saluto della sindaca" (ultimamente Chiarabella esce poco...) - sull'onda dell'entusiasmo si sbilancia a dichiarare che "il cinema è l'industria culturale più forte sul nostro territorio". All'Einaudi saranno contenti di saperlo.
Finalmente arriva il direttore del Festival e svela l'arcano della conferenza stampa: il nuovo simbolo, la "statuetta" consegnata ai vincitori, sarà la stella della Mole. Stefano Francia di Celle estrae da una scatola il prototipo della stellina e se lo rigira per le mani con l'espressione felice e estasiata di un bambino la mattina di Natale. Grande è la sorpresa fra la folla presente e on line. Mai pari, però, a quella del torinese Francia di Celle che, per sua stessa ammissione, ignorava che in punta alla Mole ci fosse una stella.
Ma cerchiamo di essere seri
Vabbé, adesso esco dalla modalità perculamento. Seriamente, devo esprimere la mia solidarietà e stima allo staff che nonostante tutto (e il taglio del 25 per cento del budget, da 1,8 a 1,5, è solo l'ultimo dei problemi) sta organizzando il Tff emergenziale che - c'è pure l'emergenza-covid - sarà ovviamente parte nelle sale e parte on line (con platea di 500 spettatori virtuali per ciascun film). Solidarietà e stima che estendo a Francia di Celle, che non poteva iniziare il suo mandato più in salita.
Però mi auguro (e sono quasi certo) che il Festival - che si svelerà a fine ottobre - sia molto ma molto meglio di questa strana conferenza stampa in un clima da premiazione della sagra del bue grasso che mi ha francamente imbarazzato. Fra tante chiacchiere ho appreso un'unica notizia significativa, ovvero che "è quasi certo che il Premio Cipputi ci sarà" (parola di Ghigo): prova provata che le cose cambiano rapidamente.
Un'ultima notazione: quest'anno le proiezioni del festival, oltre alle sale tradizionali (o quasi) Massimo, Ambrosio e Classico, si faranno anche in alcuni cinema parrocchiali. Ciò è motivo di vanto per Ghigo, e di gran gioia per Maiunagioia, perché "finalmente avremo un Festival diffuso in tutta la città". Mah: sono anni che ora questo, ora quello dei nostri cinefestival vengono "diffusi" nelle sale di periferia, sempre con esiti modesti. A questi del Comune ormai non gli entra più in testa: spero solo che i prossimi talenti che piazzeranno il culo in Sala Rossa si rendano almeno conto che la gente, anche quella delle periferie, va al cinema per svagarsi e far qualcosa di diverso dal solito, per cui sono è ben contenta di andare in centro per "vedere il festival", piuttosto che ficcarsi nel cinema parrocchiale sotto casa dove non va mai, festival o non festival, proprio perché sta sotto casa. E sotto casa, anziché il Tff, quelli delle periferia gradirebbero avere servizi efficientI, marciapiedi e strade percorribili, un po' di verde che non faccia pena e pietà, e magari qualche spacciatore in meno.
Gentile e sapido Gabriele, da ex ragazzo di barriera di Milano non posso purtroppo che concordare sull'ultima parte del tuo intervento, esilarante e puntuto.
RispondiEliminaFedra Fateh, il nome completo della Vice Direttrice del Torino Film Festival.
RispondiEliminaCaro Gabriele, ti scrivo da abitante di Barriera di Milano da 52 anni. Io stessa in gioventù ho frequentato le sale del centro per scappare dalla periferia che offriva poco o nulla. Ma adesso le periferie sono cambiate, sono ricche di iniziative culturali grazie ad associazioni o presidi che, con molta fatica, cercano di renderle vive. Ben vengano quindi iniziative di questo tipo, insieme a tante altre, che danno la possibilità di scegliere al pubblico di vivere il loro quartiere senza per forza doversi spostare. Che poi, se vogliono, lo fanno comunque. Ma magari, invece, qualcuno è contento di non doversi spostare.
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