Innanzi tutto la buona notizia (mentre per l'approfondimento vi rimando all'articolo che ho pubblicato oggi sul Corriere).
Dopo i primi tre mesi dello choc-treatment della commissaria Purchia e del suo pard il direttore amministrativo Mulè, adesso il Regio ha buone possibilità di chiudere il 2020 in pareggio o quasi. A fine novembre il preconsuntivo era ancora sotto di 400 mila euro, ma a settembre, quando i due si sono insediati, segnava -2,2 milioni. Non deve tuttavia ingannare il confronto con il passivo di 7,1 milioni del bilancio consuntivo 2019: di quei 7,1 milioni solo 2,4 rappresentavano la vera perdita della gestione operativa, mentre ben 3,7 erano la conseguenza della svalutazione delle proprietà immobiliari che con tempismo ammirevole spianò la strada al commissariamento. Niente miracoli, quindi: ma di sicuro le cose vanno meglio, almeno sul fronte dei risparmi e delle razionalizzazioni.
P.S. Ieri, durante l'incontro con la commissaria, le ho di nuovo chiesto che fine farà il famoso piano industriale di Guerzoni & Graziosi. E di nuovo la risposta è stata tanto diplomatica quanto elusiva. Ne ho comunque tratto l'impressione che al momento, nelle strategie del Regio, quel piano conti più o meno quanto il due di picche quando la briscola è cuori.
P.P.S. Ho anche domandato alla commissaria se il Regio sarebbe in grado di mettere in piedi, oggi, uno spettacolo come quello della Scala di lunedì scorso; ha onestamente ammesso che no, nella situazione attuale non ne avrebbe la forza. Adesso - mi ha detto - "con i concerti in rete di Regio Alive stiamo soltanto riscaldando i muscoli, per farci trovare pronti quando potremo riaprire". Spero solo che sia il "riscaldamento dei muscoli" di un atleta in vista delle Olimpiadi, non quello di un politraumatizzato in fisioterapia.
Per l'anno prossimo Purchia & Mulè prevedono per il Regio un valore della produzione (ovvero la somma dei finanziamenti e delle risorse proprie, biglietti, abbonamenti, affitto di sale, servizi a terzi) di 29,5 milioni, di cinque milioni inferiore ai 34,5 del 2019, ma superiore al risultato del 2020 (e ci voleva poco). Il fatto positivo è che tutti i soci, e pure lo Stato, hanno confermato anche per il 2021 i loro contributi, senza tagli: i cinque milioni, l'anno prossimo, mancheranno sul fronte degli incassi, perché è difficile, se non impossibile, che il Regio riapra senza limiti di capienza prima dell'autunno. Certo, gli spettacoli in presenza riprenderanno non appena sarà consentito, anche soltanto con duecento spettatori: ma i soldi veri, quelli che frutta una sala piena, se va bene li vedremo con la stagione 2021/22.
Resta il macigno del debito pregresso, che soltanto l'intervento straordinario del governo consentirebbe di rimuovere una volta per tutte (si spera...). E lì tutto dipende da quei venti milioni entusiasticamente annunciati dalla Leon il mese scorso: milioni che finora sono soltanto sulla carta di una legge ancora da approvare, e non è neppure detto che saranno venti, e comunque se li vedremo si tratterà di un prestito, condizionato al rispetto di parametri severi e monitorati, e da restituire a prezzo di sacrifici, disdettando integrativi, riducendo stipendi, tirando la cinghia. Il taglio dei 18 contratti a tempo determinato è soltanto l'inizio di un percorso dolorosissimo. O davvero credevate a Gesù Bambino?
Da qui l'appello che la commissaria Purchia ha rivolto anche ieri all'intera città, affinché non lasci solo il Regio. Ci sono debiti da saldare con urgenza, prima di marzo quando, se tutto va benissimo, forse arriveranno i soldi del governo: sono le pendenze con fornitori e aziende che attendono da troppo tempo i pagamenti, e rischiano a loro volta di finire a gambe all'aria. Servirebbero cinque milioni subito (giusto quelli che non sono arrivati da biglietti e affini) per salvare situazioni sull'orlo della rottura, e la commissaria si appella alle istituzioni e alla città tutta affinché trovino il modo di farglieli avere. Insomma, chiede a Torino di mettere mano al portafoglio per dimostrare quanto davvero tiene al Regio. E a questo punto entra Marzullo e chiede se la vita è sogno o i sogni aiutano a vivere.
Resta il macigno del debito pregresso, che soltanto l'intervento straordinario del governo consentirebbe di rimuovere una volta per tutte (si spera...). E lì tutto dipende da quei venti milioni entusiasticamente annunciati dalla Leon il mese scorso: milioni che finora sono soltanto sulla carta di una legge ancora da approvare, e non è neppure detto che saranno venti, e comunque se li vedremo si tratterà di un prestito, condizionato al rispetto di parametri severi e monitorati, e da restituire a prezzo di sacrifici, disdettando integrativi, riducendo stipendi, tirando la cinghia. Il taglio dei 18 contratti a tempo determinato è soltanto l'inizio di un percorso dolorosissimo. O davvero credevate a Gesù Bambino?
Da qui l'appello che la commissaria Purchia ha rivolto anche ieri all'intera città, affinché non lasci solo il Regio. Ci sono debiti da saldare con urgenza, prima di marzo quando, se tutto va benissimo, forse arriveranno i soldi del governo: sono le pendenze con fornitori e aziende che attendono da troppo tempo i pagamenti, e rischiano a loro volta di finire a gambe all'aria. Servirebbero cinque milioni subito (giusto quelli che non sono arrivati da biglietti e affini) per salvare situazioni sull'orlo della rottura, e la commissaria si appella alle istituzioni e alla città tutta affinché trovino il modo di farglieli avere. Insomma, chiede a Torino di mettere mano al portafoglio per dimostrare quanto davvero tiene al Regio. E a questo punto entra Marzullo e chiede se la vita è sogno o i sogni aiutano a vivere.
P.S. Ieri, durante l'incontro con la commissaria, le ho di nuovo chiesto che fine farà il famoso piano industriale di Guerzoni & Graziosi. E di nuovo la risposta è stata tanto diplomatica quanto elusiva. Ne ho comunque tratto l'impressione che al momento, nelle strategie del Regio, quel piano conti più o meno quanto il due di picche quando la briscola è cuori.
P.P.S. Ho anche domandato alla commissaria se il Regio sarebbe in grado di mettere in piedi, oggi, uno spettacolo come quello della Scala di lunedì scorso; ha onestamente ammesso che no, nella situazione attuale non ne avrebbe la forza. Adesso - mi ha detto - "con i concerti in rete di Regio Alive stiamo soltanto riscaldando i muscoli, per farci trovare pronti quando potremo riaprire". Spero solo che sia il "riscaldamento dei muscoli" di un atleta in vista delle Olimpiadi, non quello di un politraumatizzato in fisioterapia.
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