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ECCO IL PIANO DEL REGIO: PURCHE' QUALCUNO CI CREDA

Mo' vi spiego il piano: tutto studiato, tutto calcolato, è impossibile fallire
La domanda, per come siamo messi, non è tanto se il piano industriale del Regio funzionerà. La domanda è se ci crederanno quelli che devono crederci; e chi sono, quelli che devono crederci.
Ieri c'è stata l'audizione in Fondazione Crt, davanti alle commissioni riunite, al presidente Quaglia e al segretario generale Lapucci. Tutta gente accorta ed esperta, che non rintontonisci con quattro fanfeluche. Eppure la narrazione che viene lasciata filtrare è di una notevole soddisfazione per quanto hanno detto i rappresentati del Regio. Bisognerà capire perché. 
Ma andiamo con ordine. Prima i fatti.

I tre dell'audizione

All'audizione il sovrintendente Graziosi è arrivato scortato da Cristina Giovando, rappresentante della Fondazione Crt nel Consiglio d'indirizzo del Regio, e dal ricercatore bocconiano Guido Guerzoni, la testa d'uovo che Fondazione Crt ha incaricato di capire a che punto è la notte dello sventurato teatro e abborracciare per l'appunto uno straccio di piano industriale. E difatti Guerzoni è quello che del piano ha parlato di più, scendendo nei dettagli.

A cosa serve il piano

'Sto piano industriale, che dovrebbe essere pronto verso metà novembre, lo ha chiesto il Bonisola quando si è trovato di fronte Graziosi e Chiarabella gementes et flentes: i due erano scesi a Roma sperando di tornarne carichi di denaro, e invece sono tornati carichi di promesse. Se volete i soldi, gli ha detto il Bonisola, prima fatemi vedere un progetto per il risanamento economico del Regio.
Ora la speranza è che il ministro, di fronte a un piano, riapra i cordoni della borsa con un intervento straordinario: in effetti, ha detto la Giovando, la crisi del Regio nasce dal taglio di due milioni del contributo del Fus e senza quel taglio sarebbero riusciti a chiudere in pareggio il bilancio. Mah, mi sembra un po' azzardato, ma se lo dice Giovando sarà anche vero: peccato però che quelli del Regio avessero previsto dal Fus un contributo di 15 milioni, quasi un milione in più di quanto avevano ricevuto negli ultimi anni, e così sono tutti buoni: anch'io posso raccontarmi che a Natale una fatina gentile mi allungherà una bella centomila e io mi comprerò un'auto sportiva. Però qualcuno, apprendiamo, aveva rassicurato i consiglieri del Regio. Sul contributo del Fus, diceva, possiamo farci affidamento. E figurarsi, abbiamo il governo amico...
Pensa te se era nemico.

I conti di Guerzoni (che sono quelli di sempre)

Guido Guerzoni è ricercatore di Storia economica alla Bocconi
Guerzoni è andato sull'analitico, e ha esordito confermando che di per sé il Regio è un teatro bene amministrato (a parte, ha chiosato, farsi scappare la mano su alcuni compensi di vertice) e la causa prima del deficit sono i continui tagli dei contributi che Comune, Regione e Stato gli hanno sistematicamente inflitto negli ultimi dieci anni, per un importo totale di 15 milioni; e aggiungeteci pure i ritardi nei pagamenti dei contributi, ritardi che mediamente gravano il Regio di 700 mila euro annui di interessi passivi con le banche. 
Fin qui nessuna scoperta: lo aveva già detto Vergnano due anni fa, nella totale indifferenza di quelli che adesso cascano dal pero e sdottoreggiano di "interventi difficili e coraggiosi"; e comunque non serviva un mago della finanza per capire che senza fieno alla lunga l'asino non sta in piedi. Sarebbe bastato, a tempo debito, un po' di cervello. Ad avercelo.

Salvi nel 2020

Ma guardiamo al domani. Guerzoni si è detto fiducioso: i parametri di base del Regio, ha detto in audizione, sono comunque discreti, e suscettibili di miglioramento, e se non ci saranno nuovi tagli e il ministero "farà la sua parte" (traduzione: "sgancerà") entro il 2020 i conti torneranno in perfetta salute. 
Il problema è arrivarci, al 2020.
La traversata del deserto comincia dal famoso piano industriale che traboccherà di astuti stratagemmi volti a minimizzare le spese e moltiplicare le entrate.
Guerzoni ne ha elencati a iosa.

La ricetta di Guerzoni

Intanto, il fundraising. Oh già, non dimentichiamo il fundraising. Torino pullula di aziende e privati cittadini ansiosi di contribuire. La Fondazione Crt si è detta disposta a "dare una mano". Non so se sotto forma di soldi, o di buoni consigli. A naso propenderei per i buoni consigli, visto che quanto a soldi ha già dato.
Poi c'è la vendita degli spettacoli in streaming. Questa è una vecchia ossessione. Riprendere l'opera e metterla on line a pagamento. "Lo fanno tutti i grandi teatri", dicono i saputelli. Per la verità, a me risulta che - a parte il Met, che è il Met - molti grandi teatri ci hanno pure già rinunciato, dato che gli incassi non coprivano i costi. Insomma, comperavano in pochi. Non so se qualcuno abbia avvisato Guerzoni che da anni il Regio aderisce a un circuito internazionale di opere on line, fruibili gratuitamente: e con "Turandot", il suo titolo più visto, non ha superato le 300 mila visualizzazioni. Gratis. Non mi sembra un mercato promettente. Ma i professori ne sanno senz'altro più di me.
Ancora un'idea per fare soldi: noleggiare ad altri teatri le scenografie e gli allestimenti. Trovata eccellente. Però il Regio già lo fa.

Le trovate di Graziosi: orchestrine swing e sconticini dalle star

Potrei stupirvi con ulteriori effetti speciali, dalla "attenta revisione di promozioni e abbonamenti" ai "nuovi accordi con tour operator per promuovere il teatro", fino all'immancabile "aggiornamento delle tecnologie". Ed è giusto riferire la lodevole intenzione di accedere con più efficacia ai finanziamenti europei, questo sì un ambito che potrebbe dare, se affidato a gente competente, risultati interessanti. 
Ma sarebbe ingiusto non citare i consueti tocchi di creatività aggiunti da Graziosi, tipo l'immaginifica intuizione di fare esibire al Regio delle "orchestre swing" per attrarre i giovani d'oggi che - lo ignoravo - vanno matti per lo swing. Oppure, ancor più immaginifica, la granitica volontà del sovrintendente di risparmiare sui cachet dei grandi cantanti e solisti ospiti convincendoli ad autoridursi il compenso solo per la soddisfazione di cantare in un teatro prestigioso come il Regio. Dal che deduco che i grandi della lirica internazionale sono coglioni dato che pur essendo i più bravi e i più acclamati di solito cantano in teatrini sfigatissimi e però si fanno pagare moltissimo ma non sono felici perché il denaro non dà la felicità e quindi sarebbero disposti a farsi pagare meno pur di cavarsi lo sfizio di cantare al Regio.
A mio modesto avviso c'è il rischio che alla fine ci prendiamo per quattro soldi qualche cagnaccio morto e poi ci raccontiamo che è una star. Ma io sono io, e Graziosi è il sovrintendente del Regio. Saprà lui.

Il destino dei dipendenti

E veniamo ai dipendenti. Il personale rappresenta il 65 per cento dei costi del Regio. Va detto che le tournée internazionali hanno largamente contribuito a far lievitare quella voce di spesa. Guerzoni rassicura: il piano industriale non mira a penalizzare i lavoratori riducendo gli stipendi. Né potrebbe farlo, a meno che si arrivi al commissariamento. Però si rivedrà l'organizzazione del lavoro, perché, dice Guerzoni, c'è chi lavora tantissimo, e chi meno. Tra gli orchestrali, è stato detto in audizione, taluni non superano le 15 ore settimanali.
Vabbé, non stiamo a farla troppo lunga. In sostanza, verso il 20 novembre il piano sarà presentato al Bonisola, e si spera che - come ha auspicato con soave perfidia Giampiero Leo, uno dei consiglieri della Fondazione Crt - "il governo aiuti Torino almeno per il Regio, visto che non ci ha aiutati per le Olimpiadi".

Chi deve credere al piano? Vi propongo tre opzioni

Mi domando però - e qui passiamo dai fatti alla mia opinione - a che cosa miri davvero questo piano industriale che, così come si prospetta, in concreto non mi sembra che risolva granché. Con un buco di oltre quattro milioni, hai voglia di fare fundraising o di organizzare orchestrine swing. 
L'importante però è che qualcuno ci creda.
Secondo me le opzioni sono tre:
1) Deve crederci il ministro. Se Bonisola abbocca, scuce il grano e siamo fuori dai guai.
2) Bonisola non è uno sprovveduto, quindi non ci crede. Però aveva bisogno di un pretesto per sostenere il Regio con un intervento straordinario senza suscitare invidie e proteste degli altri teatri; e per non prestare il fianco all'accusa di dare i soldi al Regio perché è un teatro a guida cinquestelle. In effetti, è giustappunto questa la ragione per cui i nostri eroi erano così sicuri di ottenere tutti i soldi che volevano dal Fus. 
Con in mano un piano industriale - non importa quanto credibile - Bonisola potrà imbastire la manfrina del "poveri, sono seri e con le idee chiare, aiutiamoli" e così salvare il teatro a Chiarabella. Un po' contorto. Ma se funziona, a me sta benissimo.
3) Piano o non piano, Bonisola non ha i soldi; oppure non vuole o non può darceli; o non può darci tutti quelli che ci servono. A quel punto siamo nella merda. Però al piano fingono di crederci le fondazioni bancarie. 
Le fondazioni bancarie, anche se non lo ammetterebbero neppure sotto tortura, ne hanno le scatole piene del Regio e dei suoi guai, che alla fine tocca a loro rappezzare. A questo punto possono pure fingere di credere al piano industriale, "dare una mano" e lasciare che le cose vadano come devono andare, seguendo il sullodato piano: fra qualche mese si arriverà al commissariamento - tra parentesi, Guerzoni sembra già un commissario su misura - e si procederà a un risanamento vero. Di lacrime e sangue. 
Opzione ardita, quest'ultima: e alquanto calamitosa, lo ammetto. Però in tempi calamitosi anche le opzioni calamitose hanno la loro credibilità. E talora, a espiazione dei nostri peccati, si avverano.

Commenti

  1. Caro Gabo, leggo con stupore la newsletter del 9/11/2018 del Teatro Regio che mi promette lo sconto del 20% su un biglietto in cambio delle risposte a un rapido questionario che non mi impegnerà più di 3 minuti... Ok, ci sto!

    "Caro Lettore, in questa newsletter speciale la notizia di apertura sei proprio tu!
    Teniamo molto alla soddisfazione di chi conosce e frequenta il Regio: ti invitiamo dunque a dire la tua per consentirci di soddisfare al meglio le esigenze e i gusti del nostro pubblico. Come? Abbiamo predisposto a questo scopo un rapido questionario, che
    ti richiederà non più di 3 minuti.
    Per ringraziarti del tempo che ci dedicherai, ti abbiamo riservato uno sconto speciale del 20% sull'acquisto di un biglietto per uno qualsiasi degli spettacoli della Stagione del Regio. "

    Ma la cosa che mi sconcerta di più è che nel questionario non sia contemplato il giudizio "scarso" o "insufficiente" alle domande lì poste: "Come valuti i servizi del Teatro Regio? (Biglietteria, Accoglienza, ...), "Come valuti il cartellone del Teatro Regio?", "Per la tua esperienza, come valuti la comunicazione del Teatro Regio?"... Come faccio a comunicare a lor signori la mia opinione?

    RispondiElimina
  2. Buongiorno Gabo,
    Oggi è il "mitico" Black Friday e nel sito del Regio è apparsa una offerta speciale con uno sconto del 40% QUARANTAPERCENTO sui biglietti !!
    Da abbonato sono incazzato nero... La nuova stagione è pietosa e adesso svendono i biglietti. Abbonati cornuti e mazziati. Mi sa che l'anno prossimo non rinnovo. E pensare che vengo apposta dalla svizzera.
    Cordiali saluti

    RispondiElimina

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