Domani sarà un anno dal primo lockdown, e la fine del tunnel è ancora lontana. Ogni giorno che passa è un giorno di sofferenza per il sistema culturale, ormai allo stremo: salvo la breve parentesi estiva, tutte le attività in presenza sono ferme da dodici mesi, la perdita di fatturato del settore anno su anno nel 2000 ha toccato e in certi casi superato il 70-80 per cento e il 2021 sta andando anche peggio. Allo stato dei fatti e della curva epidemilogica l'obiettivo minimale della riapertura di cinema e teatri vagheggiata per il 6 aprile appare, più che una ragionevole ipotesi, un wishful thinking. E le tante iniziative di testimonianza e protesta civile attuate in questi mesi - compreso il massiccio ricorso al web - hanno il merito di tenere desta l'attenzione sul problema, ma non producono stipendi.
Domani cinema e teatri saranno illuminati per due ore, quantomeno per ricordare che esistono. Ma sul piano concreto restiamo ai provvedimenti d'emergenza, e ai progetti per una "ripartenza" ancora a venire, e difficile da immaginare. Intanto incrociamo le dita: oggi in commissione regionale si discutono gli emendamenti di bilancio che dovrebbero - speriamo... - scongiurare il taglio forsennato dei finanziamenti a fondazioni, enti e associazioni culturali.
Quanto ai progetti, vi ho riferito l'altro ieri del Tavolo permanente che gli assessori alla Cultura delle grandi città vogliono aprire con il MiBAC per elaborare insieme una linea condivisa di interventi per sostenere e rilanciare l'intero settore.
Ieri, intanto, il Coordinamento degli istituti culturali piemontesi ha organizzato un videoconvegno, "Digitalizzazione, innovazione e sostenibilità per i beni culturali Next Generation EU – PNRR"
al quale hanno partecipato Alessandro Bollo, direttore del Polo del ‘900, Simonetta Buttò, direttrice dell'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche, Marco Carassi, già direttore dell'Archivio di Stato di Torino, Amedeo Lepore, ordinario di Storia economica all'Università della Campania, Laura Moro, direttrice dell'Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale - Digital Library, Giorgio Parisi, presidente dell'Accademia dei Lincei, Teodoro Valente, full professor on Materials Science & Technology alla Sapienza, Valdo Spini, presidente dell'AICI; moderatore Luciano Boccalatte del coordinamento istituti culturali del Piemonte.
Proposte e obiettivi degli istituti, che si propongono come interlocutori e pprotagonisti nell'auspicabile "ricostruzione", sono condensati in un testo che pubblico integralmente:
Il coordinamento degli Istituti culturali del Piemonte intende sottolineare la necessità di un progetto di innovazione per la cultura.
La rilevanza di un patto per la cultura a sostegno di politiche di sviluppo sostenibile e duraturo, che veda la costruzione di un dossier della Regione Piemonte per l’utilizzo dei fondi europei del Ricovery Fund e Next generation EU.
Il tema degli stanziamenti europei è cruciale per la ripresa del paese, è importante che i finanziamenti siano selettivi e in base a criteri che favoriscano le reti territoriali, la crescita comunitaria e l’innovazione culturale, in modo da sostenere una politica di sviluppo sostenibile.
Un patto per la cultura, a sostegno di politiche di sviluppo sostenibile e duraturo, significa la costruzione di un dossier della Regione Piemonte per l’accesso ai fondi strutturali europei, con particolare attenzione alle prossime misure finanziarie europee Horizon 2021-27 (Europa Creativa) per le quali crediamo la Regione Piemonte debba presentare una proposta progettuale forte e sistemica per il comparto culturale, oltre a un piano di sviluppo che possa attingere ai fondi del Recovery Fund-Next generation EU.
• Il ruolo crescente delle “digital humanities” e dell’innovazione culturale per le istituzioni culturali si declina in due punti fondamentali: La cura dei beni degli archivi e delle biblioteche, dove sono custoditi la memoria e il sapere della nostra collettività. E' un patrimonio di straordinaria ricchezza che necessita di interventi mirati e consistenti, la digitalizzazione vuol dire trasformare le istituzioni culturali, ma anche favorire i collegamenti con le banche dati e piattaforme della cultura diffusa nel web wikipedia, wikidata, internet archive.
La funzione di servizio pubblico degli istituti culturali per la comunità è di garantire un’attività di valore per la cittadinanza che implica avere personale qualificato e strumenti tecnologici aggiornati, il nodo centrale è un piano economico che possa essere nutrito da nuove risorse. La promozione di contenuti digitali che possono essere utilizzati a sostegno della didattica a distanza che assume le caratteristiche di una didattica “blended” cioè mista e integrata. A tal fine è importante operare all’interno di reti territoriali per un’offerta educativa integrata (online e in presenza) rivolta a diversi pubblici (giovani e adulti, vecchi e nuovi cittadini), anche in collaborazione con le istituzioni scolastiche e le reti di biblioteche di pubblica lettura diffuse sul territorio.
• Il ruolo della ricerca: sostenere le attività di ricerca, soprattutto in campo storicoumanistico, significa finanziare, anche con contributi per borse di studio, lo sviluppo culturale delle nuove generazioni di ricercatori e ricercatrici e non solo con linee di finanziamento per borse di studio. Cresce sempre più la consapevolezza della formazione specifica di personale con competenze flessibili in grado di affrontare i cambiamenti attuali e futuri, nell’ottica della formazione continua e della nostra collettività.
• L’importanza della costruzione di reti e della cooperazione tra istituzioni diverse, pubbliche e private, per gestire un’offerta educativa integrata, online e in presenza, rivolta a diversi pubblici, giovani e adulti, e nuovi cittadini.
In questo scenario, gli istituti culturali ritengono sia strategica la costruzione di reti territoriali e la cooperazione tra istituzioni diverse, tra cui è qualificante la collaborazione con l’Università per le attività di Terza missione. Il Coordinamento degli istituti culturali del Piemonte infatti riunisce 36 istituzioni culturali che svolgono attività di ricerca, formazione e educazione continua. Ogni istituto o fondazione dispone di un archivio e di una biblioteca per la fruizione specialistica, frequentati da studiosi, ricercatori e studenti. Si offre così un’importante attività di conservazione, ricerca e valorizzazione del patrimonio culturale, anche attraverso numerose iniziative pubbliche rivolte durante l’anno alla cittadinanza.
Gli istituti culturali del Piemonte si propongono come presidi di democrazia e partecipazione culturale sul territorio e da anni lavorano in sinergia con Regione Piemonte e enti locali per la realizzazione di percorsi formativi ma hanno anche una rete di collaborazioni internazionali.
• Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs), da raggiungere entro il 2030. È un evento storico, quasi quanto la situazione che stiamo vivendo ora. L’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale è stato ritenuto non più sostenibile.
L’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, anche gli Istituti culturali con i loro archivi e biblioteche possono portare il loro forte contributo a supporto degli obiettivi. Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età come recentemente l'OMS ha messo in evidenza il contributo centrale della cultura e delle arti sulla nostra salute mentale e sulla nostra capacità di coesione sociale.
• Nell’attuale crisi sanitaria causata dalla pandemia, gli istituti culturali hanno mantenuto viva la memoria storica e la riflessione critica come contributo al dibattito pubblico, offrendo eventi in streaming, e la collaborazione a eventi pubblici tra cui la partecipazione all’edizione 2020 del festival Archivissima con una riflessione che poneva al centro il contributo delle donne nella ricerca e nell’innovazione culturale.
Alcuni istituti culturali del Coordinamento aderiscono all’AICI, l’Associazione delle istituzioni di Cultura italiane, costituitasi nel 1992 (www.aici.it), che il 5 ottobre 2020 ha promosso a Milano un incontro intitolato “Riparti Italia, riparti Cultura” per riaffermare il ruolo della cultura e, in particolare, degli istituti culturali nella fase della ripartenza post-pandemia.
La riflessione sul ruolo della cultura come pilastro portante dello sviluppo sostenibile non si è dunque fermata ma è proseguita con eventi che pongono al centro la sfida della digitalizzazione dei patrimoni culturali e della loro fruizione e valorizzazione.
Pensiamo che uno degli obiettivi di questo paper sia quello di costruire un sistema culturale integrato, per questi motivi chiediamo che queste esigenze vengano tenute nella necessaria considerazione all'interno del piano di sviluppo che si viene delineando sia a livello locale che nazionale.
al quale hanno partecipato Alessandro Bollo, direttore del Polo del ‘900, Simonetta Buttò, direttrice dell'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche, Marco Carassi, già direttore dell'Archivio di Stato di Torino, Amedeo Lepore, ordinario di Storia economica all'Università della Campania, Laura Moro, direttrice dell'Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale - Digital Library, Giorgio Parisi, presidente dell'Accademia dei Lincei, Teodoro Valente, full professor on Materials Science & Technology alla Sapienza, Valdo Spini, presidente dell'AICI; moderatore Luciano Boccalatte del coordinamento istituti culturali del Piemonte.
Proposte e obiettivi degli istituti, che si propongono come interlocutori e pprotagonisti nell'auspicabile "ricostruzione", sono condensati in un testo che pubblico integralmente:
Il coordinamento degli Istituti culturali del Piemonte intende sottolineare la necessità di un progetto di innovazione per la cultura.
La rilevanza di un patto per la cultura a sostegno di politiche di sviluppo sostenibile e duraturo, che veda la costruzione di un dossier della Regione Piemonte per l’utilizzo dei fondi europei del Ricovery Fund e Next generation EU.
Il tema degli stanziamenti europei è cruciale per la ripresa del paese, è importante che i finanziamenti siano selettivi e in base a criteri che favoriscano le reti territoriali, la crescita comunitaria e l’innovazione culturale, in modo da sostenere una politica di sviluppo sostenibile.
Un patto per la cultura, a sostegno di politiche di sviluppo sostenibile e duraturo, significa la costruzione di un dossier della Regione Piemonte per l’accesso ai fondi strutturali europei, con particolare attenzione alle prossime misure finanziarie europee Horizon 2021-27 (Europa Creativa) per le quali crediamo la Regione Piemonte debba presentare una proposta progettuale forte e sistemica per il comparto culturale, oltre a un piano di sviluppo che possa attingere ai fondi del Recovery Fund-Next generation EU.
• Il ruolo crescente delle “digital humanities” e dell’innovazione culturale per le istituzioni culturali si declina in due punti fondamentali: La cura dei beni degli archivi e delle biblioteche, dove sono custoditi la memoria e il sapere della nostra collettività. E' un patrimonio di straordinaria ricchezza che necessita di interventi mirati e consistenti, la digitalizzazione vuol dire trasformare le istituzioni culturali, ma anche favorire i collegamenti con le banche dati e piattaforme della cultura diffusa nel web wikipedia, wikidata, internet archive.
La funzione di servizio pubblico degli istituti culturali per la comunità è di garantire un’attività di valore per la cittadinanza che implica avere personale qualificato e strumenti tecnologici aggiornati, il nodo centrale è un piano economico che possa essere nutrito da nuove risorse. La promozione di contenuti digitali che possono essere utilizzati a sostegno della didattica a distanza che assume le caratteristiche di una didattica “blended” cioè mista e integrata. A tal fine è importante operare all’interno di reti territoriali per un’offerta educativa integrata (online e in presenza) rivolta a diversi pubblici (giovani e adulti, vecchi e nuovi cittadini), anche in collaborazione con le istituzioni scolastiche e le reti di biblioteche di pubblica lettura diffuse sul territorio.
• Il ruolo della ricerca: sostenere le attività di ricerca, soprattutto in campo storicoumanistico, significa finanziare, anche con contributi per borse di studio, lo sviluppo culturale delle nuove generazioni di ricercatori e ricercatrici e non solo con linee di finanziamento per borse di studio. Cresce sempre più la consapevolezza della formazione specifica di personale con competenze flessibili in grado di affrontare i cambiamenti attuali e futuri, nell’ottica della formazione continua e della nostra collettività.
• L’importanza della costruzione di reti e della cooperazione tra istituzioni diverse, pubbliche e private, per gestire un’offerta educativa integrata, online e in presenza, rivolta a diversi pubblici, giovani e adulti, e nuovi cittadini.
In questo scenario, gli istituti culturali ritengono sia strategica la costruzione di reti territoriali e la cooperazione tra istituzioni diverse, tra cui è qualificante la collaborazione con l’Università per le attività di Terza missione. Il Coordinamento degli istituti culturali del Piemonte infatti riunisce 36 istituzioni culturali che svolgono attività di ricerca, formazione e educazione continua. Ogni istituto o fondazione dispone di un archivio e di una biblioteca per la fruizione specialistica, frequentati da studiosi, ricercatori e studenti. Si offre così un’importante attività di conservazione, ricerca e valorizzazione del patrimonio culturale, anche attraverso numerose iniziative pubbliche rivolte durante l’anno alla cittadinanza.
Gli istituti culturali del Piemonte si propongono come presidi di democrazia e partecipazione culturale sul territorio e da anni lavorano in sinergia con Regione Piemonte e enti locali per la realizzazione di percorsi formativi ma hanno anche una rete di collaborazioni internazionali.
• Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs), da raggiungere entro il 2030. È un evento storico, quasi quanto la situazione che stiamo vivendo ora. L’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale è stato ritenuto non più sostenibile.
L’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, anche gli Istituti culturali con i loro archivi e biblioteche possono portare il loro forte contributo a supporto degli obiettivi. Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età come recentemente l'OMS ha messo in evidenza il contributo centrale della cultura e delle arti sulla nostra salute mentale e sulla nostra capacità di coesione sociale.
• Nell’attuale crisi sanitaria causata dalla pandemia, gli istituti culturali hanno mantenuto viva la memoria storica e la riflessione critica come contributo al dibattito pubblico, offrendo eventi in streaming, e la collaborazione a eventi pubblici tra cui la partecipazione all’edizione 2020 del festival Archivissima con una riflessione che poneva al centro il contributo delle donne nella ricerca e nell’innovazione culturale.
Alcuni istituti culturali del Coordinamento aderiscono all’AICI, l’Associazione delle istituzioni di Cultura italiane, costituitasi nel 1992 (www.aici.it), che il 5 ottobre 2020 ha promosso a Milano un incontro intitolato “Riparti Italia, riparti Cultura” per riaffermare il ruolo della cultura e, in particolare, degli istituti culturali nella fase della ripartenza post-pandemia.
La riflessione sul ruolo della cultura come pilastro portante dello sviluppo sostenibile non si è dunque fermata ma è proseguita con eventi che pongono al centro la sfida della digitalizzazione dei patrimoni culturali e della loro fruizione e valorizzazione.
Pensiamo che uno degli obiettivi di questo paper sia quello di costruire un sistema culturale integrato, per questi motivi chiediamo che queste esigenze vengano tenute nella necessaria considerazione all'interno del piano di sviluppo che si viene delineando sia a livello locale che nazionale.
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