Mentre aspettavo notizie sull'apertura delle buste, mi sono andato a rileggere quella "ipotesi sulla chiusura della Fondazione per il Libro la musica e la cultura alla data del 31-12-2014" che ho pubblicato il 16 settembre. Si tratta di uno studio che l'allora presidente Picchioni commissionò per "fotografare" il valore e le passività del Salone: insomma, ciò che sarebbe rimasto in cassa, o l'eventuale passivo, nel caso (allora del tutto ipotetico) che quel giorno si fosse deciso di liquidare la Fondazione. Dai conteggi risultavano un attivo di 5.275.152 euro, e un passivo di 5.764.319. Saldo negativo: -489.167 euro. Tutto sommato, un rosso sopportabile.
Però mi sono venuti dei cattivi pensieri, frutto spero della mia ignoranza in materia di economia e finanza. E allora io li scrivo, i cattivi pensieri, sperando che chi ne sa mi rassicuri.
Perché in quella famosa "ipotesi di liquidazione" ci sono alcune voci, sia nelle attività sia nelle passività, che mi inquietano.
Ma altrettanto si può dire per la voce "allestimenti", che poi sarebbero le sale smontabili, la Rossa, la Blu, l'Azzurra, la Gialla. Certo, un milione di euro li possono valere: ma a chi servono quattro enormi sale in metallo? Come dire, bisogna trovare l'amatore... Ad esempio uno che abbia già comprato il marchio.
Mi si obietterà che Comune e Regione si sono impegnati a ripianare il disavanzo annuo (cosa che peraltro materialmente non hanno ancora fatto); e comunque il Salone ha nei confronti degli Enti un credito di ben 2.339.253 euro (ovvero i contributi promessi ma non pagati, che costringono il Salone a farsi anticipare i soldi dalle banche, infilandosi nel cappio degli interessi). Ma questo è il punto dolente: se un fallito mi deve dei soldi, io in pratica non ho un bel niente in mano. Comune e Regione sono virtualmente falliti, se fossero un'azienda privata avrebbero da tempo portato i libri in tribunale. Per cui...
Per cui, se tra chi mi legge c'è un esperto di bilanci, un commercialista, un ragioniere in grado di illuminarmi e tranquillizzarmi, per cortesia mi scriva.
Però mi sono venuti dei cattivi pensieri, frutto spero della mia ignoranza in materia di economia e finanza. E allora io li scrivo, i cattivi pensieri, sperando che chi ne sa mi rassicuri.
Perché in quella famosa "ipotesi di liquidazione" ci sono alcune voci, sia nelle attività sia nelle passività, che mi inquietano.
Marchio e sale: la dura legge della domanda e dell'offerta
Nell'attivo si valutano il marchio 1.383.133 euro e gli allestimenti 1.085.747. E già qui... Non discuto sul valore del marchio al 31 dicembre 2014: l'hanno calcolato, sarà corretto. Ma dopo la bufera che si è abbattuta sul Salone, siamo sicuri che si riuscirebbe ancora a venderlo a quella cifra, il marchio? Perché di questo si sta parlando: una cosa vale esattamente la cifra che qualcuno è disposto a pagare per acquistarla. Io spero vivamente che il mondo pulluli di milionari ansiosi di impossessarsi del marchio del Salone del Libro, convinti che sia un business eccellente, e pronti a sborsare quella cifra (o anche di più) per assicurarselo. Ok, mi ripeto forte forte che ci sono, quei milionari, e non mi tormento più.Ma altrettanto si può dire per la voce "allestimenti", che poi sarebbero le sale smontabili, la Rossa, la Blu, l'Azzurra, la Gialla. Certo, un milione di euro li possono valere: ma a chi servono quattro enormi sale in metallo? Come dire, bisogna trovare l'amatore... Ad esempio uno che abbia già comprato il marchio.
I falliti non hanno soldi, quindi non pagano i debiti
Il dato più allarmante - davvero molto allarmante... - sta però nell'elenco delle passività. Mi riferisco ai debiti. In particolare ai debiti con le banche, pari a 3.311.168 euro. Questo al 31 dicembre scorso. In un anno di quanto sarà aumentato quel debito, considerata l'esosità degli interessi bancari? Minimo minimo, si sono aggiunti altri 300 mila euro e rotti. Solo di interessi.Mi si obietterà che Comune e Regione si sono impegnati a ripianare il disavanzo annuo (cosa che peraltro materialmente non hanno ancora fatto); e comunque il Salone ha nei confronti degli Enti un credito di ben 2.339.253 euro (ovvero i contributi promessi ma non pagati, che costringono il Salone a farsi anticipare i soldi dalle banche, infilandosi nel cappio degli interessi). Ma questo è il punto dolente: se un fallito mi deve dei soldi, io in pratica non ho un bel niente in mano. Comune e Regione sono virtualmente falliti, se fossero un'azienda privata avrebbero da tempo portato i libri in tribunale. Per cui...
Per cui, se tra chi mi legge c'è un esperto di bilanci, un commercialista, un ragioniere in grado di illuminarmi e tranquillizzarmi, per cortesia mi scriva.
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