Caterina Corapi ha le valige pronte |
Le telefono e la prendo per sfinimento
Il vostro cronista, per togliersi lo sfizio, telefona a Caterina e le domanda se intende dimettersi. Lì per lì lei glissa e mi parla del gran lavoro per svecchiare la struttura, e per rientrare del passivo. A gennaio, mi dice, c'era un rosso nel bilancio di 120 mila euro, ad agosto erano riusciti a trasformarlo in un attivo di 25 mila: ed è previsto un piccolo attivo anche nel 2016.Magnifico, mi complimento io, ma è vero che vuoi dimetterti? Caterina Corapi mi risponde illustrandomi a lungo il piano di sviluppo per Teatro Ragazzi che ha messo a punto con (o contro? Questo è il dilemma...) il CdA della Fondazione. "E' un piano al quale credo e ci ho lavorato con tutto l'entusiasmo che Teatro Ragazzi si merita - mi dice, e poi per fissare il concetto me lo scrive pure, mandandomi il piano. - E' un progetto ambizioso che oltre ad avere come principale obiettivo quello di realizzare un progetto culturale forte sul teatro ragazzi, intende sottolineare come il tema dei giovani sia culturalmente rilevante come fattore d'investimento e di crescita per il nostro paese".
Sono convinto che il piano è eccellente e libera TRG dalle ragnatele Anni Settanta.
Ciò che più conta ne sono convinti pure i referenti politici della Fondazione. Me l'hanno confermato ancora oggi due pubblici amministratori, Cassiani (Comune) e Parigi (Regione). Ma allora, domando a Caterina, perché ti dimetti?
Ok, l'ho presa per sfinimento. Mi conferma che ci sta pensando.
Innovazione e tradizione: CdA diviso e Caterina stanca di
Insomma, secondo me si dimette. E onestamente non credo più di tanto alla motivazione professionale. Cioé, è senza dubbio vera, ma è anche vero che Caterina stava rivoltando la Fondazione come un calzino, con una voglia di rinnovamento da molti non condivisa. I contrasti con Melano sono sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori; e una fonte molto attendibile mi riferisce di un CdA spaccato in due, con Caterina e il fido Matteo Negrin (entrambi nominati dall'assessore Parigi) in minoranza. Caterina dice e non dice: "Vedi, io ho sempre lavorato come consulente, non so neppure che cosa sia uno stipendio, un posto fisso. Qui siamo in ambito pubblico, e c'è una differenza enorme rispetto al modo di operare nel privato. Non è facile far accettare il cambiamento, l'innovazione. Le persone hanno la loro mentalità...".
Insomma, io sto con Jorge Amado e vi racconto una Caterina Corapi stanca di guerra. A parer mio, è la storia vera.
Sono commosso, ma purtroppo la mia mission è raccontare altre tristezze. Quindi chiamo Antonella Parigi: "Sei triste che Caterina si dimette?", esordisco.
Ho l'impressione che Antonellina sia piuttosto amareggiata. Anche lei, come Caterina Corapi, si è sempre considerata una "donna del fare"; e adesso entrambe sperimentano la differenza tra fare nel privato e fare nel pubblico.
Ok, l'ho presa per sfinimento. Mi conferma che ci sta pensando.
Contrasti interni? "Se me ne vado, lo faccio per il mio lavoro"
Riferisco a Caterina che in giro si parla molto di contrasti interni, in particolare con il direttore artistico Graziano Melano (vabbé, non lo dico esattamente così, uso metafore più rudi). Caterina mi risponde che "naturalmente con Melano abbiamo un confronto aperto, discutiamo" (ok, traduco io, non vanno d'accordo quasi su niente), ma che se si dimetterà lo farà per un altro motivo: lei ha un'associazione che si occupa di giovani e dispersione scolastica, e con questa associazione ha messo a punto un importante progetto che ha vinto un bando europeo e necessita di tutto il suo impegno e della sua presenza costante. Mi dice Caterina: "Io metto la massima passione in ciò che faccio, e l'esperienza con Teatro Ragazzi mi prende a tempo pieno: però devo tenere conto anche della mia vita professionale...". Tanto più, si noti, che l'incarico presidenziale alla Fondazione TRG è a titolo gratuito.
Innovazione e tradizione: CdA diviso e Caterina stanca di
guerra
Insomma, secondo me si dimette. E onestamente non credo più di tanto alla motivazione professionale. Cioé, è senza dubbio vera, ma è anche vero che Caterina stava rivoltando la Fondazione come un calzino, con una voglia di rinnovamento da molti non condivisa. I contrasti con Melano sono sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori; e una fonte molto attendibile mi riferisce di un CdA spaccato in due, con Caterina e il fido Matteo Negrin (entrambi nominati dall'assessore Parigi) in minoranza. Caterina dice e non dice: "Vedi, io ho sempre lavorato come consulente, non so neppure che cosa sia uno stipendio, un posto fisso. Qui siamo in ambito pubblico, e c'è una differenza enorme rispetto al modo di operare nel privato. Non è facile far accettare il cambiamento, l'innovazione. Le persone hanno la loro mentalità...".Insomma, io sto con Jorge Amado e vi racconto una Caterina Corapi stanca di guerra. A parer mio, è la storia vera.
"Valorizzare i ragazzi": sorry, mi occupo di altre tristezze
Per spiegarmi meglio la sua mission, Caterina insieme con il piano di sviluppo del TGR mi invia anche il link a un articolo di Repubblica (http://www.flcgil.it/rassegna-stampa/nazionale/ideali-e-nuovi-leader-cosa-vogliono-i-ragazzi.flc). Da lì apprendo che, al secondo posto dopo la salute, il 33% dei ragazzi chiede di essere valorizzato. "Il mio obiettivo professionale - commenta Caterina - è appunto valorizzare i giovani con tutti gli strumenti possibili. Qui non si tratta di persone o ruoli che si ricoprono, ma di mettersi a servizio, per quello che la vita professionale ci consente, dei ragazzi. Lo so che non è una parola cool, ma fidati, io ci credo veramente e ci metto tutta la cura che posso. Come giornalista, ti chiedo parla di loro, racconta...".Sono commosso, ma purtroppo la mia mission è raccontare altre tristezze. Quindi chiamo Antonella Parigi: "Sei triste che Caterina si dimette?", esordisco.
Parigi brucia. Di desengaño
Quel diavolo d'una donna non si fa prendere in contropiede: ammette soltanto ciò che non può negare, e cioé che anche a lei sono arrivate quelle voci. Ma io so, e lei sa che io so, che se la Corapi vuole dimettersi, Antonellina è la prima a saperlo. Perciò, quando mi esprime dispiacere per le eventuali dimissioni, sappiamo di che cosa stiamo parlando. "Sarebbe un'occasione perduta, una sconfitta per chi crede in un rinnovamento delle istituzioni culturali", mi dice Antonella. Poi la conversazione si fa (fintamente) vaga, e ci inoltriamo in un ragionamento generale sul conservatorismo sabaudo (che affligge anche la sinistra) e su quanto sia faticoso smuovere qualcosa dalle nostre parti.Ho l'impressione che Antonellina sia piuttosto amareggiata. Anche lei, come Caterina Corapi, si è sempre considerata una "donna del fare"; e adesso entrambe sperimentano la differenza tra fare nel privato e fare nel pubblico.
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