Il Torino Film Festival 2016 ci sta regalando - a sua insaputa - la straordinaria esperienza di un esauriente censimento dei cretini.
Stamattina uno sconosciuto genio posta su Facebook il link a un vecchio articolo dell'Unità del 21 novembre 2012, in cui si riferisce della celebre diatriba fra il regista Ken Loach e il Museo del Cinema, che a suo tempo suscitò grande clamore ed ebbe strascichi anche l'anno seguente. Nel giro di poche ore quel post viene condiviso da decine di sprovveduti che lo credono attuale. Finché accade l'inevitabile: la non-notizia viene rilanciata come notizione di giornata da alcuni siti di "informazione".
Come ciò sia potuto accadere è già oggetto di dibattito: chi attribuisce il misunderstanging alla cieca volontà di denigrare qualsiasi cosa presenti connotazioni positive; chi si appella alla prevalenza della bufala; io personalmente considero l'episodio un magistrale saggio sul "giornalismo" contemporaneo, nonché la conferma definitiva del noto principio per cui non tutti i piciu stanno nelle mutande.
Stamattina uno sconosciuto genio posta su Facebook il link a un vecchio articolo dell'Unità del 21 novembre 2012, in cui si riferisce della celebre diatriba fra il regista Ken Loach e il Museo del Cinema, che a suo tempo suscitò grande clamore ed ebbe strascichi anche l'anno seguente. Nel giro di poche ore quel post viene condiviso da decine di sprovveduti che lo credono attuale. Finché accade l'inevitabile: la non-notizia viene rilanciata come notizione di giornata da alcuni siti di "informazione".
Come ciò sia potuto accadere è già oggetto di dibattito: chi attribuisce il misunderstanging alla cieca volontà di denigrare qualsiasi cosa presenti connotazioni positive; chi si appella alla prevalenza della bufala; io personalmente considero l'episodio un magistrale saggio sul "giornalismo" contemporaneo, nonché la conferma definitiva del noto principio per cui non tutti i piciu stanno nelle mutande.
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